Re: Testo su meccanica quantistica

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it>
Date: Tue, 18 Jan 2011 21:37:24 +0100

Andrea Barontini ha scritto:
> Io l'apprendimento della MQ me lo immagino cosi': si parte dal
> contesto classico e si comincia a sviluppare e utilizzare la
> formulazione ondulatoria per l'atomo di idrogeno e per altre cose che
> ora neanche so, finche' non ci si incasina troppo; al che si introduce
> la formulazione piu' astratta: magari se ne dimostra piu' o meno
> rigorosamente l'equivalenza, e poi si va avanti con quella....
Il problema che tocchi in questo post e in uno successivo non e' certo
da poco: si tratta semplicemente di discutere il migliore approccio per
insegnare la m.q...
Detto come premessa che ovviamente non tutti gli approcci possibili
vanno ugualmente bene a tutti, perche' ciascuno ha un suo modo di
affrontare le questioni e un suo modo di capire, di "vedere" meglio le
cose, tuttavia delle scelte un docente le deve fare.

La mia esperienza (ormai non tanto recente: insegnavo queste cose
quasi 50 anni fa...) discenbde dalla convinzione che il problema della
m.q. non e' tanto di formalismo matematico, quanto di *paradigma*,
ossia di modo di pensare, di trattare i problemi fisici.
In questo senso la strada che tu sembri preferire non mi sembra la
migliore, perche' non porta a cogliere appunto il cambiamento di modo
di pensare.
Ne' mi sembra utile seguire un approccio "pseudostorico", che in
realta' non insegna niente di utile.

Questo perche' e' appunto "pseudo-": in questo concordo completamente
con quanto scrive Feynman in QED. Detto con parole mie, quella che
spesso viene fatta passare dai fisici come "storia" dello sviluppo di
una certa teoria e' una falsa storia: la storia vera in genere e' assai
piu' complicata, non chiara, non lineare, difficile da capire e da
seguire.
Basti solo osservare che per capire la storia bisognerebbe sapere
quello che sapevano (e non sapevano) i fisici del tempo, come
pensavano...
Altrimenti si fa appunto una _caricatura_ di storia.

Viceversa, dato che dalla nascita della m.q. sono ormai trascorsi
quasi 90 anni, in cui molte cose sono successe, nel modo di capire la
teoria come nella conoscenza dei fatti sperimentali, un approccio
"moderno" e' sicuramente piu' formativo.

> Io spero che il taglio dei miei corsi del secondo e del terzo anno sia
> questo, e in caso non mi spaventa di certo comprare due libri, il
> secondo dei quali potrebbe essere proprio il Sakurai in caso.... a
> proposito, ma senti una cosa: e' una mia impressione, oppure per i
> testi "alla Messiah/Schiff" in giro c'e' una varieta' di preferenze
> abbastanza variegata, e invece per i testi "alla Sakurai" c'e' solo il
> Sakurai?! Ma e' cosi' valido e unico?
Su questo non ti so rispondere, per i motivi gia' detti: in realta' la
gran parte dei testi piu recenti io non li conosco.

> Avevo trovato tuoi vecchi post in cui parlavi anche del Dirac...
Si', e ancora oggi lo difenderei come esempio di quello che ho
chiamato sopra un "approccio moderno".
Il limite del Dirac e' che non puo' bastare in nessun caso, perche'
non si cura minimamente di studiare l'impiego della m.q. a sistemi
fisici reali.
Intendiamoci, l'atomo d'idrogeno ce lo trovi, la teoria delle
perturbazioni anche, ma non c'e' mai un numero che sia uno, ne'
un'applicazione pratica delle perturbazioni se non a questioni molto
generali.
           

-- 
Elio Fabri
Perche' tu devi pur sapere, aggiunse, mio ottimo Critone, che parlare
scorrettamente non solo e' cosa brutta per se medesima, ma anche fa
male all'anima.
Received on Tue Jan 18 2011 - 21:37:24 CET

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