Esperimenti con la fosforescenza

From: luciano buggio <buggiol_at_libero.it>
Date: Fri, 22 Nov 2002 10:28:09 +0100

Salve.
Prendiamo una madonnina fosforescente ed illuminiamola successivamente con
luce di diversi colori.
Sotto una lampada molto forte le facciamo prima arrivare luce filtrata fa
una lastra di vetro colorata che lascia passare solo il rosso.
Scegliamo il rosso perch� pensiamo che, siccome la madonnina emette sul
verdino, la fosforescenza sia attivata da colori spostati verso il
violetto, e ci aspettiamo che col rosso la fosforescenza non abbia luogo.
Infatti, spenta la luce, notiamo con soddisfazione che la madonnina non
emette.
Ma ci vuole la controprova.
Proviamo con un filtro verde.
Dopo aver spento la luce, con un po' di disappunto vediamo che la
madonnina non emette, neanche un poco.
Proviamo con un filtro blu, molto scuro: finalmente emette, come se
l'avessimo esposta direttamente alla intensa luce bianca della lampadina.
Emette anche se irraggiata attraverso un filtro viola.
Pensiamo: sono le radiazioni ad alta frequenza del visibile a determinare
il fenomeno.
Ma non � per� del tutto vero: cio�, � vero in parte, perch� non sono solo
quelle.
Seghiamo la madonnina in due, per conservare, non si sa mai, un campione
vergine di riferimento.
Un pezzo lo mettiamo a cuocere in un tegamino di acciaio, a fuoco lento,
dopo esserci assicurati che esso si sia completamente "scaricato", che
cio� non emetta pi� luce, e dopo aver spento la luce del cucinino.
Dopo non molti secondi, nell'oscurit� della cucina, vediamo accendersi al
centro del fondo del tegamino una luce verdina, dove il pezzo di materiale
fosforescente si sta riscaldando.
Quindi anche radiazioni di molto minore frequenza, come sono quelle del
calore, possono "caricare" la madonnina? Il colore verdino chiaro sembra
il medesino.
Mentre la cotturta procede, per�, osserviamo con stupore che il verdino
dell'emissione si attenua, la luce diventa sempre pi� debole: saggiando
con una forchetta nell'oscurit�, ci rendiamo conto che il pezzo di madonna
s'� rammollito, e sta fondendo.
Dopo nemmeno un minuto non si vede pi� nulla: l'emissione cessa.
Ci viene spontaneo pensare a quello che avviene nella fusione di
unmetallo, durante la quale la temperatura non sale: per� qui addirittura,
per conservare l'analogia con l'emissionee di calore, scende allo zero
assoluto: troppa grazia, e non possiamo pensare che sia dovuta alla
madonna.
Confusi, e siccome non succede nulla di nuovo, siamo al buio e non
vorremmo che la madonna (che abbiamo gi� trattato cos� male) andasse anche
a fuoco, o si riducesse ad un gruno di carbone, spegnamo il fornello.
Stiamo per accendere la luce della cucina quando ci viene un'idea e non lo
facciamo.
Ipotizziamo che l'emissione ad opera del calore avvenga solo entro una
determianta fascia di temperatura: essa sia stata abbondantemente superata
e quindi la madonnino per questo non emette pi�.
Abbiamo spento il fuoco, la temperatura del pezzo sta scendendo, e quindi,
senza interferire aggiungendo luce, attendiamo che, raggiunto, a ritroso,
l'estremo superiore dell'ipotetica fascia, la madonna ritorni ad emettere.
Aspettiamo, ma non succede nulla.
La punzecchiamo con la forchetta, dopo un po: � ridiventata dura.
E fredda.
Incapaci di pensare che la soluzione del giallo consista nel fatto che
l'abbiamo uccisa, anche perch� in un giallo l'omicidio � il problema e non
la soluzione, diventiamo preda della logica pi� pedante: pu� darsi che una
rivisitazione a ritroso delle temperature non sia la stessa cosa rispetto
alla sperimentazione dei loro effetti all'andata.
Lo dobbiamo verificare, anche se ci viene da sorridere pensando
all'ingenuit� di chi ritiene che rimescolando il caff� troppo zuccherato
nell'altro verso la zolletta si riformi.
Riaccendiamo quindi, al buio, il fuoco sotto il tegamino, prevedendo che
dopo un po' ricomincer� l'emissione verdina.
Invece nulla: la madonna rifonde ma non irradia.
Spegnamo il fuoco.
Attendiamo che il tutto si raffreddi, sempre al buio, e poi portiamo il
tegamino col suo contenuto (una pastella biancastra ovoidale, indurita,
dello spessore di qualche millimetro, come appuriamo accendendo la luce)
soitto la grossa lampadina vicino alla macchina da scrivere.
Non pi� di qualche secondo di esposizione: spegnere la luce ed aspettare
che la madonnina (o quel che ne � restato), che si � illuminata, si
scarichi.
Poi di nuovo in cucina, al buio, rimetterla nel tegame a riscaldare ed
aspettare.
Ecco di nuovo la luce verdina.

Evidentemente il calore non ha ricaricato al madonna, ha solo fatto in
modo che si scaricase completamente: le basse frequenze non hanno lo
stesso effetto delle alte.
Quado si carica il corpo fosforescente con l'opportuna frequenza,
evidentemente si attivano in esso dei fotoni, i quali in parte escono per
conto loro, nel giro di qualche minuto (a seconda del volume del corpo),
in parte restano immagazzinati. Quando l'emissine "spontanea" cessa,
riscaldando il corpo si provoca l'emissione (la "liberazione") anche di
questi ultimi..
Alla fine non ce ne sono pi�, "in eccesso": il corpo ne � stato
completamente svuotato, e bisogna ricaricarlo con alte frequenze, se si
vuoel che le onde di calore siano in grado di "produrre fosforescenza".

(Luciano Buggio - 1993)

C'� la teoria per spiegare questi fenomeni?

Ciao.
Luciano Buggio
http://www.scuoladifisica.it

-- 
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito 
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad abuse_at_newsland.it
Received on Fri Nov 22 2002 - 10:28:09 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Wed Sep 18 2024 - 05:10:46 CEST