"Giovanni Bramanti" <gianmarco100_at_inwind.it> ha scritto nel messaggio
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Bruno Cocciaro
> > > Quello
> > > che mi chiedo e', in condizioni "statiche", cioe' dopo che il
magnete
> > > e' gia' fermo sulla lastra conduttrice, continua ad esserci una
> > > leggerissima corrente (stavolta a spese del campo magnetico) ??
Giovanni Bramanti
> Mi verrebbe quasi da pensare che la presenza degli elettroni di
> conduzione esterni potrebbe avere una qualche influenza sul
fenomeno,
[...]
> fenomeno. E' possibile che l'aumento degli elettroni di conduzione
> fluidifichi la dinamica di scorrelazione? Hai qualche evidenza a
> sostegno di questa ipotesi?
Beh, evidenza sperimentale non ne ho di certo, era proprio quello che
chiedevo qua, chiedevo proprio se qualcuno sapeva di evidenze
sperimentali del fatto in questione .... posso dire perche' mi e'
venuta una idea del genere: perche' mi pare, in sostanza, che
poggiando un magnete permanente in prossimita' di un conduttore di
opportuna conducibilita' si debba osservare un aumento della
smagnetizzazione.
Pensiamo ad un elettrone in moto in direzione parallela ad un piano
conduttore. Se la velocita' dell'elettrone e' molto bassa proprio
"sotto" l'elettrone si formera' la distribuzione di carica indotta la
quale "seguira' " l'elettrone. Ci sara' quindi un moto di cariche sul
conduttore, cioe', per effetto Joule, viene dissipata energia. Tale
energia non puo' che essere a spese dell'energia cinetica
dell'elettrone (per semplicita' potremmo immaginare l'elettrone
vincolato a muoversi su un piano non conduttore, senza attrito, a
distanza fissa dal piano conduttore). In sostanza l'elettrone perde
lentamente la sua energia cinetica che viene trasformata in calore per
effetto Joule.
In tale processo entrano dei parametri che sono la distanza d fra il
piano conduttore e il piano su cui si muove l'elettrone, la
conducibilita' sigma del piano conduttore, la velocita' v
dell'elettrone e, con ogni probabilita', almeno per velocita' elevate,
la velocita' c di propagazione del campo.
La potenza dissipata dipendera' da tali parametri e, fissati tutti gli
altri, certamente tale potenza tende a zero al tendere a zero di v, ma
tende a zero anche al tendere di v all' infinito (ok, all'infinito non
potra' tendere, diciamo al tendere di v a c allora). All'aumentare di
v la carica indotta "rimane indietro", e viene anche indotta "in
minore quantita' ". In totale la corrente, da una cerca v in poi,
comincia a diminuire, e con essa inizia a diminuire la potenza
dissipata. Non mi ricordo dove vidi svolto questo problema anni fa,
direi il Berkeley o il Jackson, ma ho controllato e non lo ritrovo,
forse era nelle dispense di fisica2. Ad ogni modo, mi pare di
ricordare che le cose andassero nella sostanza come ho qui ricordato
(e cioe' che per una data conducibilita' sigma esiste una velocita'
dell'elettrone che renza massima la potenza dissipata), e comunque, la
questione che ci interessa qui e' un'altra, anche se connessa a questa
appena descritta.
Immaginiamo ora il magnete permanente come formato da nuclei fissi con
attorno un elettrone che gira a una data velocita' angolare omega. Sul
conduttore le cariche indotte gireranno anche loro di velocita'
angolare omega dando luogo a effetto Joule. Anche qua se omega e'
troppo grande le cariche indotte non "fanno in tempo ad indursi" e
quindi la dissipazione diminuisce all'aumentare di omega (da una certa
omega in poi), cosi' come, ovviamente, la dissipazione diminuisce al
diminuire di omega per omega piccole. La sigma "critica", quella che
da' luogo alla massima dissipazione, mi pare che non possa che essere
dello stesso ordine di omega (nelle opportune unita').
La situazione si fa piu' interessante se attorno al nucleo ci si mette
piu' di un elettrone: se si pensa a "molti" elettroni attorno al
nucleo (pensati equamente distribuiti lungo una circonferenza), le
cariche indotte si disporrano in maniera quasi uniforme lungo una
circonferenza; ci saranno dei massimi e dei minimi della distribuzione
di carica che continuera' a "ruotare", ma la corrente effettiva
dipendera' dalla differenza fra massimo e minimo della distribuzione
di carica indotta. Sta di fatto che **se la distribuzione di cariche
che ruotano attorno al nucleo non e' una distribuzione continua** ma
e' una distribuzione di cariche puntiformi, allora sul conduttore ci
deve essere una certa corrente indotta; la sigma che massimizza la
dissipazione dovrebbe essere dello stesso ordine di omega (o di n *
omega dove n e' il numero di elettroni attorno al nucleo).
Prima di mettermi a fare un po' di conti per vedere su che ordine di
grandezza si dovrebbe prendere la sigma per massimizzare l'effetto, mi
chiedevo intanto se di tale effetto si ha una qualche evidenza
sperimentale, ma mi pare che, almeno qua nel gruppo, di tali evidenze
nessuno ha mai sentito parlare. Mi chiedo allora intanto se il
discorso sopra riportato puo' avere un qualche senso oppure se la
questione va comunque affrontata da un punto di vista quantistico,
bisogna parlaredi domini, in sostanza non ha senso fare un modello di
magnete permamente come formato da nuclei con le palline elettroni che
girano attorno ad essi ecc ecc ...
Ciao
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Fri Jun 21 2002 - 01:19:54 CEST