Re: Nessuno ha mai misurato la velocita' della luce?

From: gino-ansel <ginoselmi_at_libero.it>
Date: Mon, 20 Dec 2021 20:52:52 -0800 (PST)

Il giorno lunedì 20 dicembre 2021 alle 21:36:03 UTC+1
Elio Fabri ha scritto:

> ... E per misurare quell'intervallo occorrono *due* orologi posti agli
> estremi.

capisco, ma potrei usare un solo orologio affidando il ritorno ad un
impulso elettrico: sarebbe una misura di andata e ritorno, ma perchè
le "perturbazioni" sul segnale elettrico dovrebbero essere identiche
a quelle che si teme potrebbero agire sul segnale luminoso?

From elio.fabri_at_fastwebnet.it
SovietMario_at_CCCP.MIR Tue Oct 5 17:12:38 2021
To: it_at_scienza.it
Return-Path: <elio.fabri_at_fastwebnet.it
SovietMario_at_CCCP.MIR>
Status: O
From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Newsgroups: it.scienza.fisica
Subject: Re: Ore felici
Date: Tue, 5 Oct 2021 17:12:38 +0200
Message-ID: <is38blFqk45U1_at_mid.individual.net>
 <irt4gbFl2v4U1_at_mid.individual.net> <sjbv18$1un$1_at_dont-email.me>
 <irtr9pFpaonU1_at_mid.individual.net> <sjcjv6$1qt$1_at_dont-email.me>
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 Thunderbird/68.12.0
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X-Originating-IP: 130.133.4.5
X-Zedat-Hint: R
Approved: robomod_at_news.nic.it (1.22)
Organization: Robomoderatore (by Md)

Soviet_Mario ha scritto:
> ...
Immagino tu sappia che non convido quasi niente di ciò che hai
scritto, visto che ne ho parlato in molte occasioni.
E credo anche che tu (e Giorgio) conosciate i miei argomenti, quindi
rinuncio a ripetermi inutilmente.

Per inciso:
> Domande antiche spesso rimaste non risposte sin dall'infanzia,
non è italiano.
Nella mia lingua il verbo "rispondere" segue questo paradigma:
"rispondere qualcosa a qualcuno".
Quindi si può fare il passivo (e il participio passato) in riferimento
al qualcosa, ma non al qualcuno.
Esempio: "ecco che cosa gli è stato risposto".

Invece in inglese "rispondere a una domanda" si traduce
"to answer a question"
e quindi si può usare il participio passato, con significato passivo:
"the question remains unanswered".

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Newsgroups: it.scienza.fisica
Subject: Re: Ore felici
Date: Sun, 3 Oct 2021 17:58:28 +0200

Soviet Mario ha scritto:
> ...
> Ma al di là delle mere OPINIONI, siccome mi pareva di avere citato
> delle argomentazioni più che opinioni, che opinione hai sulle
> stesse?
> Voglio dire, le ritieni non applicabili (se sì, perché?) o ritieni
> di poco valore quei risultati? E questo, ovviamente, è insindacabile
> e non richiede motivazioni ...
Se tu avessi presenti le mie ripetute osservazioni sulla divulgazione,
avresti già le risposte a queste domande (almeno, quasi tutte).
Se non le hai presenti, o meglio se non le hai capite, trovo inutile
ripeterle.

Però ti voglio citare un esempio freschissimo: un articolo apparso su
"Repubblica" domenica scorsa.
L'autore è Angelo Bassi (Trieste), che mi era sconosciuto ma sembra
essere un esperto con reputazione intermazionale, allievo di Giancarlo
Ghirardi.
Ti riporto in fondo l'articolo, breve e facile da leggere, ma a mio
giudizio pessimo: non posso credere che chi l'ha scritto sia "uno dei
maggiori esperti di fisica quastistica".
Non credo che ti riuscirà di scoprire i non pochi strafalcioni che
contiene, ma qualcun altro di quelli che seguono questo NG ci riuscirà.
Perché lo cito potrò spiegarlo, se occorre, in un altro post.

> cmq sì, avevo in mente verbi tipo "unaddressed, untapped",
> magari scrivevo con un occhio e con l'altro leggiucchiavo
> delle riviste sul fotovoltaico e simili :\
Temevo che ti saresti incazzato :-)
Comunque il problema non sei tu, ma l'ormai larga diffusione di simili
abitudini.

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Chi, a scuola, non ha scambiato un bigliettino con un amico o
un'amica, passandolo ai compagni oppure lanciandolo attraverso la
classe, quando la professoressa non guardava, confidando nella buona
mira e nella buona sorte? La comunicazione di messaggi riservati è
prima di tutto una questione di fiducia: come essere sicuri che il
bigliettino non sarà letto da altri? La questione diventa ancora più
importante quando il messaggio non è una dichiarazione d'amore o la
soluzione del compito, ma un segreto industriale del valore di
centinaia di mi lioni di euro, oppure un'informazione militare che può
salvare la vita di persone.

La soluzione del problema è la crittografia: scrivere il messaggio in
un linguaggio che solo il mittente e il destinatario sono in grado di
decifrare. Il primo passo è trasformare il messaggio in una sequenza
di numeri, più conveniente per eseguire delle operazioni: esistono
diversi standard internazionali, ad esempio nel codice ASCII binario
alla lettera A corrisponde il numero 01100001 e così per tutte le
altre lettere e simboli. Fin qui il vantaggio è minimo, perché il
processo di decodifica è facile e il messaggio è immediatamente
decifrabile. Il secondo passo è trasformare la sequenza originaria di
numeri in una nuova sequenza del tutto diversa e apparentemente priva
di significato. Questo può essere fatto ad esempio moltiplicando
opportunamente la sequenza per un altro numero, che prende il nome di
chiave crittografica: solo chi conosce la chiave può eseguire
l'operazione inversa, la divisione, e ricostruire il messaggio
originario. In questo modo il problema della comunicazione sicura è
ricondotto al problema della generazione e distribuzione della chiave
crittografica.

La crittografia classica ha escogitato diverse soluzioni molto
sofisticate, che possono essere violate solo se si dispone di una
enorme potenza di calcolo, che al momento nessuno possiede. Al
momento, perché i computer quantistici potrebbero offrire esattamente
la potenza necessaria. Qui interviene la comunicazione quantistica,
cioè un sistema intrinsecamente sicuro per la generazione e
distribuzione delle chiavi, che nessuno può violare perché le leggi
della fisica quantistica lo impediscono.

La comunicazione quantistica si basa sullo scambio di fotoni, l'unità
fondamentale della luce. Un fotone è paragonabile ad una minuscola
trottola che può girare in diverse direzioni, e la direzione può
essere utilizzata per codificare la chiave. Ad esempio, a un fotone
che gira attorno alla direzione verticale può essere associato il
numero 0, e ad uno che gira attorno ad una direzione obliqua il valore
1; li chiameremo rispettivamente fotone 0 e fotone 1. Quindi, se il
mittente vuole comunicare la chiave 101 al destinatario (nella realtà
le chiavi sono molto più lunghe), invierà un fotone 1, seguito da un
fotone 0 e poi di nuovo un fotone 1. Il vantaggio nell'utilizzare i
fotoni risiede in un principio fondamentale della meccanica
quantistica: in generale "non è possibile leggere lo stato di un
sistema quantistico senza modificarlo". Questo accade perché gli
stati quantistici sono estremamente fragili e un intervento esterno li
perturba. Quindi se un hacker cerca di leggere gli stati dei tre
fotoni 101 inviati dal mittente, inevitabilmente li modifica e il
destinatario si troverà ad esempio con tre fotoni 001. Ecco allora
che, confrontando pezzi della chiave, mittente e destinatario possono
facilmente accorgersi di questi cambiamenti, capire se c'è stato un
attacco hacker e, se necessario, interrompere la comunicazione.

(da Angelo Bassi, "Repubblica" 3-10-21)
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-- 
Elio Fabri
Received on Tue Dec 21 2021 - 05:52:52 CET

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