(wrong string) � l'elettrone non cade sul nucleo?

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: Mon, 29 Apr 2002 20:08:53 +0200

Davide ha scritto:
> Innanzi tutto vi ringrazio per le risposte.
> ...
> Ebbene si', la domanda "perche' l'elettrone non cade sul nucleo" l'ha postata
> uno studente del quarto anno di fisica alle prese con problemi di seconda
> quatizzazione, funzioni di Green e altre belle cosette del genere. L'ha
> postata in un momento di sconforto dovuto alla presa di coscienza, sempre
> piu' netta, che il termine "studio" voglia ormai dire "riempirsi la testa di
> nozioni senza avere il tempo (e neanche l'esempio di qualcuno che l'abbia
> gia' fatto) per collocarle in un quadro coerente". Solo dopo questa
> operazione, penso, e' possibile prendere coscienza della propria cultura e,
> sempre penso, questo e' un passo fondamentale per poterla sfruttare nella
> ricerca di risultati ulteriori.
Insomma, ci hai fatto uno scherzetto :)
Voglio dire che io - e credo anche altri - ho interpretato la tua come
una domanda classica di liceale (del resto non e' la prima volta che
appare in questo NG) e ho cercato una risposta adatta a quel livello.
Se avessi saputo che sei al 4^anno avrei risposto diversamente? In un
senso certamente si': mi sarei permesso richiami piu' precisi a cose che
comunque conosci, argomentazioni un po' piu' matematiche, ecc.
Non credo che avrei comunque risposto "perche' cosi' dice l'eq. di
Schr." oppure "perche' cosi' dice la m.q."
Questo perche' conosco per lunga esperienza, prima personale e poi di
tanti altri, il disagio di cui tu parli. E ho sempre cercato (e cerco,
finche' mi resta di poter insegnare) di tenerne conto.
Ma c'e' una difficolta' oggettiva: il mondo cammina, e la fisica pure.

In un post recente ricordavo che quando ero studente a Roma il corso di
Teorica finiva con l'eq. di Schr. Poi gli studenti di fisica (Teorica
era anche obbligatorio, allora per gli studenti di un altro corso di
laurea, poi soppresso: Matematica e Fisica) dovevano seguire
Spettroscopia dove si faceva m.q. un po' piu' "sul serio", e gli
aspiranti teorici dovevano studiare da se' il Dirac; ma anche cosi', il
contenuto era assai piu' ridotto di quello odierno.
Un anno dopo laureato, mi furono affidate le esercitazioni di Teorica, e
un po' di tempo passava a discutere l'interpretazione della m.q..
Poi a Pisa ho tenuto Istituzioni di Fisica Teorica, e poi Fisica
Teorica; in quei corsi, come nei molti altri che ho tenuto in tanti
anni, ho sempre cercato di non sovraccaricare gli studenti, ma di
approfondire gli aspetti "culturali" di cui parli.
E se posso fare ora una confessione, ho sempre sentito intorno una certa
disapprovazione, proprio perche' "perdevo tempo" con cose che non
servivano a mettere gli studenti immediatamente in grado di affrontare i
problemi attuali.

Nelle discussioni che in casi sporadici poteva capitare di fare nei vari
consigli, mi sono sempre battuto su due tesi:
- non tutti gli studenti faranno i ricercatori, e agli altri dobbiamo
dare qualcosa che gli resti e li qualifichi per altre attivita' (per es.
la tanto vituperata funzione dell'insegnante...)
- inzeppare la testa agli studenti non serve a niente, e chiunque voglia
accorgersene puo' farlo, semplicemente con acconce domande in sede di
esame, su cose studiate anche solo l'anno prima.
Ma non ho mai avuto molto ascolto...

Posso fare un esempio di quale sia la tendenza, almeno qui a Pisa (ma
non credo che sia un'eccezione).
Ho visto che col nuovo ordinamento 3+2, i contenuti tradizionali del
corso di Metodi (spazi di Hilbert, funzioni di variabile complessa,
trasf. di Fourier) si trovano ora in un corso del secondo anno (non
ricordo il nome).
Immagino facilmente il motivo: dato che si deve dare una laurea in 3
anni, e che la m.q. e' indispensabile, le premesse matematiche
necessarie debbono precedere...
Che cosa capiranno gli attuali studenti del 2^anno, sembra non interessi
nessuno :-<

Ci sarebbe poi da dire qualcosa su come funziona oggi la ricerca. Mi
pare difficile aspettarsi contributi significativi da chi ha costruito
pressoche' sul vuoto. Ne' si puo' sperare che lavori da se' per capire,
approfondire, colmare le lacune... Non c'e' mai tempo! Bisogna
pubblicare, altrimenti non si prende il dottorato, il posto di
ricercatore, ecc. ecc. D'altronde, tutti sanno che la quantita' di
pubblicazioni e' di gran lunga piu' importante della qualita', anche
perche' su quest'ultima e' sempre piu' difficile esprimere giudizi
obiettivi.

> Forse sono solo io ad avere questa impressione (in realta' nessuno studente
> della mia facolta' sa rispondere alla domanda che vi ho posto). Mi chiedo se
> la mia confusione sia un problema generale degli studenti e se in realta' la
> mecc. quant. richieda esperienza e serena meditazione per essere compresa,
> invece che subita come, ho l'impressione, molto spesso accade. E tutto
> questo e' possibile lontano dalla frenesia dell'apprendimento degli ultimi
> anni di universita' (certo, frenesia se ci si tiene a finire in tempi brevi).
Da quanto ho scritto sopra puoi dedurre che sono convinto si tratti di
un problema generale. E potrei essere anche molto piu' cattivo, nel
senso che il problema non e' solo degli studenti...
Ma nel momento in cui scrivo queste cose, so bene che qualcuno alzera'
le spalle e pensera': "e' sempre successo che i vecchi giudicassero
cosi' le cose piu' moderne, che non riescono a capire".
E' vero, ne sono cosciente, pero'...
Non aggiungo altro per non finire OT.

> ps: avrei svariate altre domande basilari come quella dell'elettrone, ma per
> ora mi censuro.
Non ho il minimo dubbio ;-)
Comunque partecipare a questo NG puo' esserti di aiuto. In questo almeno
siete piu' fortunati di come eravamo noi al vostro posto, quando
internet non esisteva, e nessuno neppure ne avrebbe saputo prevedere il
futuro.

P.S. Ovviamente quello che scrive Giorgio Pastore mi trova totalmente
d'accordo.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica "E. Fermi"
Universita' di Pisa
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Received on Mon Apr 29 2002 - 20:08:53 CEST

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