Re: Principio di equivalenza

From: Luciano Buggio <buggiol_at_libero.it>
Date: Sun, 21 Apr 2002 21:28:46 +0000 (UTC)

"Elio Fabri" <mc8827_at_mclink.it> wrote in message
news:3CC2E4D4.30199917_at_mclink.it...

> Luciano Buggio ha scritto:
> > Secondo me e' possibile capire se si e' in una capsula in moto uniformemente
> > accelerato o fermi in un campo gravitazionale. Nel secondo caso c'e' un
> > effetto mareale (se il campo e' del tipo 1/r^2, se cioe' g non e' costante,
> > ma varia con la distanza), che non c'e' nel primo, dove l'accelerazione
> > a e' costante.
> > Basta sospendere una molla al soffitto...
> Non e' cosi' semplice, per un paio di ragioni.
> 1) Non basta la molla al soffitto: devi vedere una variazione di g con
> la posizione, e questa e' assai piccola, a meno di non considerare casi
> estremi.
> Esempio: la variazione relativa di g in 10 metri (quanti ce ne sono dal
> mio garage a dove sto scrivendo) e' 3x10^(-7), e nessun gravimetro, che
> io sappia, e' cosi' sensibile.
E' esattamente quanto ho scritto rispondendo a Moretti: ti riporto il
brano (interessa in particolare l'ultima riga):
*L'approssimazione di cui soprattutto nel seguito tu parli pu� essere
gi� nella dimensione della capsula, immaginata per il classico
esperimento mentale dell'ascensore, ove una distanza spaziale, posta la
trascurabile variazione di g da pavimento a soffitto, �, credo, fatte le
debite proporzioni, un intorno praticamente quasi nullo di un punto, e
nessuno si sognerebbe di rilevare in pratica differenze di estensione
della molla.*
E' evidente che il problema non � se si pu� misurare la differenza, ma
se la differenza c'�.
Se c'� (come mi pare tu ammetta), il fatto che sia piccola, cos� piccola
che non esistono oggi strumenti cos� raffinati da poterla rilevare (o
rivelare?), vale a giustificazione di un'invarianza come le scuse di
quella signorina...:-)

> La variazione cresce con lo spostamento, e infatti il PE e' un enunciato
> *locale*, ossia valido al limite di una regione di spazio-tempo
> infinitamente piccola.
Ti giro la mia risposta a Moretti.
Ma che cosa vuol dire "infinitamente piccolo"? A fronte di una
variazione molto lenta di g si pu� considerare infinitamente piccola
prendendo come riferimento tutto l'universo anche la dimensione della
capsula o del tuo garage: perch� 10 metri sono tanti e 10^-7 o 10^-17 cm
no? Credo che tu assuma come misura l'uomo (il metro), per stabilire che
cosa � piccolo e che cosa � grande. Perch� un intorno sapaziale di
10^-10 cm o un intorno temporale di 10^-10 s � *qualitativamente*
privilegiato, rispetto ad un intorno di dieci metri o di dieci anni di
ampiezza?
Ti potresti salvare solo se mi parlassi di un punto, ma n� tu n� Moretti
lo fate .
Scrivevi nel primo post che*a tutti gli effetti* le due situazioni non
sono distinguibili, ed ora poni (cos� come ha fattoMoretti) delle
pesantissime condizioni, per cui l'ascensore di Einstein diventa cos�
piccolo che non mette conto parlare di astronauti, soffitti, paviemetni
e molle. Gli effetti sono, mi pare, alquanto ridotti.
Vorrei che tu ammettessi allora coerentemente che � ora di finirla con
quella "volgarizzazione", che si trova in tutti i libri: affascinante ma
falsa. Ci era forse cascato lo stesso Einstein? Ti risulta che egli
abbia considerato l'effetto mareale in campo gravitazionale?
> 2) Questo giungera' nuovo a molti: anche nella capsula in moto unif.
> accelerato, a *non e' costante* in tutta la lunghezza della capsula. Se
> a=g, la variazione relativa in 10 metri e' circa 10^(-15). Piccolissima,
> pero' c'e'.
> La ragione sta nella contrazione di Lorentz: la testa deve accelerare
> meno della coda.
Tanto meglio: ora la differenza tra campo gravitazionale e stato di
accelerazione diventa ancora pi� marcata. Se la molla appesa al soffitto
della casa ancorata al suolo si allunga di pi� (rispetto all'ipotesi di
a costante), quella attaccata a prua della capsula in moto accelerato si
allunga, (rispetto alla stessa ipotesi) di meno. Tu mi stai dicendo che
anche nel secondo caso abbiamo un "effetto mareale", dovuto alla
contrazione di Lorentz: ebbene se nel primo caso si trattava di
trazionemareale, che provocava allungamento, in questo abbiamo
schiacciamento mareale, che provoca occorciamento.
Ciao.
Luciano Buggio
http://www.scuoladifisica.it
(finalmente, da ieri, � rientrato in funzione, dopo una ventina di
giorni, il mio server)
> -------------------
> Elio Fabri
> Dip. di Fisica "E. Fermi"
> Universita' di Pisa
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Received on Sun Apr 21 2002 - 23:28:46 CEST

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