Re: Parlare (comunque) in italiano
Il 28/10/2010 23:37, Tommaso Russo, Trieste ha scritto:
> Giorgio Pastore ha scritto:
CUT
premesso che le storpiature (fittARE) non mi vanno gi�
perch� non sono nessuna lingua, e che mi possono star bene
fit e fitting tal quali dato che sono cos� bene appropriati
>
> Appunto: impoverimento. Analogo alla monocoltura vs. varieta' biologica.
Beh, credo sia la prima volta che non leggo una tua opinione
senza sottoscriverla al 100 %.
Ora, al di l� del sottile campanilismo di ciascuno, e del
meno sottile risentimento di chi risulta perdente in un
confronto rispetto al vincente, lasciato l'obiettivo di
"conservare il bene culturale passato" e la variabilit� a
chi l'ha come *mission* fina a s� stessa, mi chiedo questo :
ma la lingua a cosa serve alla fin fine ?
Io credo che al di l� del godere delle perle passate, serva
a comunicare.
E che la mancanza di strumenti di comunicazione efficace (=
condivise da tutti a larga scala) sia un *gap* (inutile
negare che i monosillabi di tre lettere sono fascinosi !),
un *divide* che penalizza chi resta tagliato fuori.
Ora dato che siamo la nazione europea mediamente meno
preparata a parlare le lingue altrui, io considererei la
totale annessione migliore del restare tagliati fuori.
(darebbe anche migliori chances ai nostri giovani migliori).
Non mi scandalizzerebbe affatto, anzi la auspico (e in tal
senso condividevo almeno lo spirito ispiratore che port� a
concepire l'ESPERANTO), una convergenza globale di tutto il
mondo. Si vede solo quel che si perderebbe (ma mi chiedo
quanti leggano Dante, in realt�, pur senza mettere in dubbio
che T Russo sia tra essi !), ma non quanto sarebbe utile che
ogni uomo parlasse una lingua comprensibile in ogni parte
del globo.
Invece mi spaventa molto l'imponente barriera linguistica
(che diventa anche pilastro di una barriera culturale) che
separa l'umanit� nel blocco "orientale", il gigante, e in
quello "occidentale".
Gli indiani, che non appartengono a nessuno, malgrado la non
contaminazione delle loro lingue locali (tra l'altro hanno
innumerevoli dialetti) non soffrono in particolare questo
*divide* in quanto, almeno fino a qualche tempo fa, erano
eccellenti anglofoni.
Se vincesse definitivamente l'inglese come lingua franca,
renderebbe aggirabile l'ostacolo delle lingue orientali, che
in sostanza non sono pi� apprendibili fuor della prima
infanzia e dell'imprinting linguistico di un madrelingua,
perch� oggettivamente troppo complesse da imparare poi.
A suo modo, nel suo bacino enorme ma piuttosto impermeabile,
l'arabo ebbe la funzione unificatrice culturale per tutti
gli islamici di un sacco di paesi. Va da s� che l'avvento
dell'arabo mi spaventa pi� di quello dell'inglese, e pi�
anche della babele odierna o del nostro triste isolamento
che ci mette in coda nello studio che ho sentito pochi gg fa
su radio24 (vincono i lussemburghesi, caso strano, ma
tallonati da olandesi, estoni e belgi).
I cinesi non hanno mai dimostrato reticenza a imparare loro
l'inglese, e anzi le loro lingue le custodiscono pure con un
certo grado di gelosia, come pure i giapponesi. E' un po'
l'asso di sapere di potersi sempre capire tra loro in modo
crittografato, che magari torna utile.
Cmq ... gli strenui difensori dell'italiano possono dormire
tranquilli.
L'inglese si estende fuori casa, ma un po' si sta
esperantizzando a propria volta, perch� in patria in realt�
si va indebolendo a causa dell'immigrazione ispanofona.
E' un attacco non intenzionale, ma massiccio. Mi raccontano
di interi quartieri di metropoli dove si parla pi� solo
spagnolo e dove sopravvive senza problemi gente che non
parla inglese pur essendo cittadina americana, di radio e
televisioni in spagnolo. In questo gli ispanici ci
assomigliano e non somigliano agli immigrati cinesi, che cmq
fanno lo sforzo di imparare la lingua ufficiale almeno
strettamente necessaria. La pressione non � in diminuzione,
la frontiera messicana � sempre rovente, il tasso di
fertilit� di coloro che si sono gi� naturalizzati �
mediamente molto superiore agli angolofoni. Se tanto mi da
tanto lo spagnolo si rafforzer� proprio in america (US), e
gioco forza l'inglese si maccheronizzer� un po'. Del resto
l'inglese puro � un mito di pochi snob, perch� l'inglese �
nato esattamente da contaminazioni e invasioni anche nella
storia passata. Non sarebbe la prima volta che una lingua di
stampo latino introducesse propri termini e suoni nelle
varie altre matrici (sassone-germanica, franca e quella
ancor pi� antica che risale sino al ceppo gaelico).
E' nata come amalgama, probabilmente sar� un po' meno
inglese british, e un po' pi� semplice ancora da parlare
(anche forse meno regolare, se possibile, importando suoni e
costrutti che non le sono propri !).
Cmq anche se ci penso spesso (non tanto alla lingua, ma alle
dinamiche culturali future su scala globale), ho quasi
soltanto dubbi e incertezze (e curiosit�). Non ci vorr� poi
tanto (intendo decenni) che 1350 milioni di cittadini RPC
diventeranno turisti, e normalmente � il primo assalto che
ti spinge a imparare qualcosa (la lingua di chi � pagante)
:). Ma noi (noi molto lato cmq) come cavolo faremo a parlare
cinese, se manco siamo stati capaci di imparare l'inglese ?
LOL.
Scusate l'OT ...
ciao
Soviet
>
> ciao
>
Received on Fri Oct 29 2010 - 12:13:05 CEST
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