Re: Il moto secondo Rovelli e Smolin nella gravità quantistica

From: gino-ansel <ginoselmi_at_libero.it>
Date: Fri, 21 Jan 2022 05:36:58 -0800 (PST)

Il giorno giovedì 13 gennaio 2022 alle 00:45:03 UTC+1
Massimo 456b ha scritto:

> .... Intanto che la realta' non e' come ci appare e' gia' una presa di
> posizione.
> In Galileo e' gia' bella esplicita la rinuncia alla cosa in se'.
> Che vuol dire? Che in fisica la parola realta' e' legata solo ai
> fenomeni spiegabili con teorie matematiche.

Sei sicuro? In un testo scolastico Caldirola così descrive le 3 fasi del metodo galileano:
...........


a) L’analisi preliminare del fenomeno che mette in evidenza la sua vera essenza fisica attraverso l’eliminazione di tutti gli aspetti secondari … guidata dal criterio di semplicità e dall’assunzione di alcune ipotesi … che potranno in seguito essere … mutate.
b) La progettazione e l’esecuzione di un esperimento …

c) L’elaborazione dei dati … attraverso grafici e tabelle e, se possibile, attraverso una relazione matematica che lega fra loro le grandezze utilizzate nella descrizione dei fenomeni … un’equazione la legge fisica che descrive il fenomeno considerato
.........
dice "se possibile" !!!


> ... Rovelli cerca fra quali cose? Le matematiche? Il corpo nero? Gli
> esperimenti di conferma? Le filosofie sulla realta'? Io non lo
> so.
> Dimmelo tu che lo hai letto.

Rovelli riepiloga la fisica dai greci alla sua gravità quantistica a loop
a cui ha lavorato anche assieme a Smolin. Ora però i due mi paiono
su barricate diverse: Rovelli continua a pensare che il "tempo" sia un
fenomeno emergente mentre Smolin ritiene il "tempo" reale e lo "spazio"
emergente. A mio parere questo dimostra che sui fondamenti della fisica
c'è ancora da dire. Pertanto mi par lecito avanzare ipotesi, ovviamente
basandosi su fenomeni noti e/o affermazioni tratte da persone credibili
(ben certo che nessuno ha la verità in tasca e che il giudizio sulle ipotesi
spetta poi a chi è più del mestiere).
 
Smolin ne “La rivoluzione incompiuta di Einstein” a pag. 198 affronta un
argomento che da tempo m’incuriosisce. Secondo lui la teoria dell'onda
pilota ha vari problemi fra i quali 1-non c'è reciprocità di azione fra onda
e particella, 2-la funzione d'onda non collassa mai, neanche quando la
particella si rivela in qualche modo (pertanto tutte le alternative restano vive
come nella teoria dei molti mondi, cosa che Smolin non apprezza).
Tuttavia Smolin resta un "realista" come Einstein e non digerisce la scuola
di Copenhagen.

Mi domando se non ci sarebbe un'escamotage per salvare l'onda pilota.
Supponiamo che la particella (che compare come oggetto singolo quando
rilevato) quando viaggia sia però suddivisa in numerosissime parti tutte
però collegate fra loro come succede alle particelle entangled e che questo
consenta alle parti di "collassare" in singola particella alla rilevazione.

Certo è facile immaginare qualsiasi stranezza, ma nella figura 16 di
“La rinascita del tempo” Smolin rende vicini due punti lontani con una specie
di quarta dimensione: magari esiste qualcosa di simile fra le ipotetiche membra
sparpagliate di una particella e che consente alla medesima di “collassare”
in un unico punto alla rilevazione.

Se così fosse le minutissime parti della particella potrebbero viaggiare disperse
come una "nuvoletta" disomogenea a mo' della nuvoletta utilizzata per descrivere
la "probabilità" di incocciare la particella nello spazio. In questa ipotesi la "nuvoletta"
(di parti di particella) costituirebbe una vera onda che potrebbe dividersi in due nelle
due fessure determinando una interferenza modificante lo "addensamento" delle parti
e così spostandfo il punto i cui la particella si ricostituirà come entità singola (o dove
"scaricherebbe" tutta l'energia in suo possesso)

Più sinteticamente io immagino una particella che quando viaggia si divide
in tante parti, come la rosata di un fucile da caccia, ma sul bersaglio compare un
un unico foro perchè in quel momento i pallini-entangled si riuniscono istantaneamente.

A sostegno di questa fantasia, considero che Rovelli a pag.147 di "La realtà non è come
ci appare" scrive che gli “atomi di spazio” della gravità quantistica a loop sono un
miliardo di miliardi più piccoli dei nuclei atomici mentre Smolin in "La rinascita del tempo"
sostiene a pag. 231 che il *movimento* di una palla da tennis consiste nel salto delle
sue particelle da un "atomo di spazio” all’altro e così farebbe pure la luce (pag. 227).
Se così stanno le cose dovrebbero necessitare molti “atomi di spazio” per far transitare
una particella, foss’anche un minuscolo fotone. Questo mi sembra autorizzi ad immaginare
che una particella in moto debba dividersi in tante minutissime parti che viaggiano
sparpagliate (simulando un’onda) mantenendo in qualche modo misterioso un reciproco
collegamento.

Quindi niente “funzione d’onda”, ma solo un fenomeno meccanico ancora oscuro dove una
particella, indivisibile quando si manifesta, non lo è se lasciata tranquilla, anche se in viaggio,
similmente all’ipotesi che l’elettrone fra un’interazione e l’altra non esista da nessuna parte
(si veda sempre nel libro di Rovelli a pag. 104).
Received on Fri Jan 21 2022 - 14:36:58 CET

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