Re: Dualismo onda particella

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Sun, 13 Mar 2022 18:48:19 +0100

Il 13/03/22 09:06, Luca M ha scritto:
> Il giorno sabato 12 marzo 2022 alle 15:50:03 UTC+1 Giorgio Pastore ha scritto:
>....
>> Prima di passare alle ragioni, sarebbe importante capire di cosa stai
>> parlando con "presunte incongruenze". Incongruenze rispetto alla teoria
>> matematica delle onde o rispetto ad altro?
>
>
> si, rispetto alla matematica delle onde; intendo per esempio i fenomeni di diffrazione degli elettroni: dotati di massa, che si spostano loro stessi e non propagando la perturbazione, quindi non come un'onda ma che rispondono alla matematica delle onde

Qui occorre essere precisi. In senso stretto non c'è nessuna diffrazione
del singolo elettrone. La diffrazione è un fenomeno legato alla
probabilità di osservazione nello spazio dell'elettrone. In questo
senso la dualità in senso ingenuo scompare e si può parlare di "non
familiarità" con questo tipo di fenomeni ma non di incongruenze.



>>.. Semplicemente si prende atto che la descrizione della
>> dinamica di particelle atomiche non è la stessa di quella di oggetti
>> macroscopici (e non esiste nessun motivo per cui dovrebbe esserlo).
>

>
> E' proprio questo il mio dilemma: questo "prendere atto" che la descrizione non sia la stessa non potrebbe essere un arrendersi davanti all'evidenza che i metodi matematici utilizzati per descrivere il microscopico non sono adeguati per un errore di fondo?...per esempio il negare la presenza di un mezzo di propagazione delle OE? (lo so, è una bestemmia ampiamente dimostrata come tale ma, ahimè, per mia ignoranza non mi sono mai convinto,

Non si tratta di matematica ma di fisica. Il problema di fondo è che la
nostra "intuizione" è fortemente basata sulle limitazioni dei nostri
sensi. Ma sappaiamo che esistono molte più cose di quanto la vista,
udito, tatto etc. ci permettano di esperire direttamente. Per esempio
sappiamo che al di là del visibile esistono onde elettromagnetiche
infrarosse o ultraviolette. Lo sappiamo non per la matematica ma perché
abbiamo strumenti, basati su teorie, che ci permettono di evidenziare
questo livello di realtà. Peraltro, anche nel visibile abbiamo delle
limitazioni legate all' intensità luminosa.

Il punto importante è che, man mano che ci si allontana dalla
fenomenologia accessibile direttamente, i collegamenti e le inferenze
che ci hanno accompagnato dalle prime esplorazioni della "realtà" della
prima infanzia, diventano via via meno fondate e, se necessario, ovvero
sei "fatti" ci costringono, vanno riviste.

Così è il caso del concetto di traiettoria. Per corpi macroscopici
abbiamo un'esperienza sensibile che ci dice che le posizioni misurate a
istanti arbitrariamente vicini sono tali da poter introdurre una
funzione continua e regolare. I "fatti" legati a misure di posizione a
livello microscopico dicono che non è così. E' la "realtà" che
"osserviamo" con i nostri strumenti. La matematica non fa altro che
fornire il o i linguaggi per descriverla. Poco intuitiva? Certamente, ma
dobbiamo **prenderne atto**, non come resa ma come conquista di un
livello di comprensione del mondo che ci circonda più profondo e più
completo di quello offerto solo dai nostri sensi usati direttamente.

Ben consapevoli che non siamo al livello "ultimo" e quindi che la
descrizione di oggi potrebbe rappresentare un livello di approssimazione
descritto diversamente nella fisica di domani.

>ma non sono qui per sostenere alcuna tesi anche perché non ne sono minimamente all'altezza). La mancanza di conoscenza di correlazione fra RG e MQ, non potrebbe essere in una situazione di stallo proprio perché in modo quasi dogmatico si è rinunciato a vedere le cose in modo differente?

Che un'unificazione tra RG e MQ richieda un nuovo modo di vedere le cose
penso che qualsiasi fisico lo sottoscrive senza esitazione. Ma saperlo
non aiuta a trovare il "come". Di dogmi non ne vedo in giro. Tentativi
di soluzione ne vengono fuori in continuazione. Il problema è nel
dimostrare che funzionano. Nel frattempo, anche dai tentativi falliti si
impara. E così si progredisce. Solo che fare scienza non è la stessa
cosa che produrre automobili. Per la second attività, investimenti e
ottimizzazione dei processi permettono di produrne di migiori e di più.
Nel caso della scienza, una rivoluzione concettuale può richiedere
secoli per apparire.

> il tuo "prendere atto" mi inquieta come un atto di fede.

Spero che sia chiaro che di atti di fede non ce ne sono. Io non ho
neanche certezze se sia possibile trovare soluzioni innovative
all'unificazione di teorie quantistiche e gravitazione. Però so che per
"pensare diverso" occorre prendere atto che il diverso può esser molto
distante da quello a cui la nostra esperienza ci ha abituato. Se
vogliamo parlare di atti di fede e dogmi, mi preoccuperei molto di più
di quelli nascosti nel non voler accettare che il mondo non è
esattamente quallo che i nostri occhi ci hanno abituato a vedere nella
prima infanzia.

Giorgio
Received on Sun Mar 13 2022 - 18:48:19 CET

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