Se la luce possa attrarre gravitazionalmente.
Visto che viene attratta, e visto che esiste un principio di
reciprocita' ...
mi chiedo se debba accadere che in una cavita' ad una certa
temperatura, riempita quindi di fotoni, questi debbano risentire l'un
l'altro della azione gravitazionale, andando cosi' a formare una nube
sempre piu' densa di energia radiativa?
In una ottica classica se si attribuisce al fotone una massa nulla
questi non dovrebbe esprimere nessuna azione gravitazionale.
In una ottica relativistica qualora al fotone venga associata altresi'
una energia ad esso si attribuirebbe una precisa azione sullo
spaziotempo con l'effetto di una azione gravitazionale.
Dunque avendo a disposizione una cavita' tenuta ad una certa
temperatura, in essa i fotoni dovrebbero risentire l'un l'altro del
loro peso (in quanto energetici).
Potrebbero esprimere un comportamento di "caduta" nel campo
gravitazionale efficace dovuto a tutti quelli esistenti nella suddetta
cavita'?
Oppure dovendo portare una analisi semiclassica e tenendo conto del
meccanismo di Jeans applicato alla sola pressione di radiazione non ci
si dovrebbe accorgere di nulla?
E se no, a quale temperatura T della cavita' l'energia andrebbe a
bilanciare la pressione di radiazione? E con quali dimensioni efficaci
della cavita' si dovrebbero poter osservare dei fenomeni di limite?
Received on Thu Sep 09 2010 - 16:02:52 CEST
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