(unknown charset) Re: legge di newton e altro

From: (unknown charset) Elio Fabri <fabri_at_df.unipi.it>
Date: Fri, 09 Mar 2001 10:35:08 +0100

Massimo S. ha scritto:
> Roby wrote:
>
>> Sono uno studente di Prima Superiore. Abbiamo trattato la legge di newton
>> F= (G*M1*M2)/ r^2. essa spiega come due masse vengono attratte fra loro, ma
>> non perche'. io vorrei sapere il perche' !
>
> Vorrei tanto saperlo anche io.
> Newton non lo ha detto.
Anzi: Newton disse "hypotheses non fingo" (non invento ipotesi) volendo
proprio escludere qualsiasi intenzione di proporre un "perche'".

> Secondo la teoria della relativit� generale un corpo dotato di massa
> deforma la struttura geometrica dello spazio-tempo nelle sue vicinanze.
> ...
> Secondo la Meccanica Quantistica invece alcune particelle sarebbereo
> "vettori" delle forze.
> ...
In realta' questo non lo dice la MQ, che e' molto piu' generale e in
certo senso ... modesta: sostituisce (a farla semplice) F=ma, ma non si
pronuncia su cosa sia F.
Vettori delle forze, particelle virtuali e compagnia bella sono idee
della teoria quantistica dei campi, che usa la MQ, ma va molto oltre.

> Io una volta credevo che le cose andassero cosi': E emette in tutte le
> direzioni fotoni virtuali e quindi rimane "fermo".
> ...
> Pero' in questo NG mi hanno alquanto convinto che questi testi
> divulgativi non dicono le cose come stanno.
> In particolare alcuni hanno detto di non credere nella reale esistenza
> delle particelle virtuali.
Io sono uno dei questi "alcuni" :-))
Ma direi che non sia il vero problema; del resto ti pare giusto
bombardare il povero Roby con questo genere di artiglieria? :)

Il problema e': mettiamoci dal punto di vista di uno che conosce bene la
RG o la QFT (Quantum Field Theory). Ti dira' che ora ha capito *perche'*
due masse si attraggono?
Non credo. Ti dira' che ha capito molto di piu' di Newton (e se ha un
briciolo di modestia, ricordera' un'altra famosa frase di Newton: "se ho
visto piu' lontano di altri, e' perche' stavo sulle spalle di giganti").
Dira' che ora vede (vediamo) nuove relazioni tra fenomeni, molti dei
quali del tutto ignoti a Newton; che conosciamo effetti sottili (per es.
la precessione del perielio di Mercurio, o certe "correzioni radiative"
in elettrodinamica quantistica) che ci danno fiducia nelle nostre
teorie.
Pero' non potra' fare a meno di riconoscere che il "perche'" e' stato
afferrato in parte, ma ce n'e' sempre un po' che resta al di la'...

Bisogna allora concludere che e' inutile affaticarsi, visto che il "vero
perche'" non possiamo raggiungerlo? Oppure che bisogna umilmente
concedere che la risposta sul "vero perche'" spetta ad altri, non agli
scienziati?
E' chiaro che nel dare risposta a queste domande non stiamo piu' facendo
scienza, ma come minimo filosofia...
Per quello che vale, la mia risposta e' no, a entrambe le domande.
Vale la pena di affaticarsi, perche' e' dimostrato che capiamo sempre di
piu' e sempre meglio il mondo che ci circonda.
Non credo che ci siano altri che possano dare una risposta migliore
quanto al "perche'".
Naturalmente non mi aspetto consenso unanime sulla mia opinione, ma si
e' sembrato giusto proporla, appunto come opinione.

Paola Pannuti ha scritto:
> Posso essere un po' severa con te, come sarebbe forse la tua vera
> prof di scuola? ;-) Bene, Roby, la domanda e' mal posta, non e'
> questo il tipo di domande a cui la scienza e' chiamata a rispondere.
> ...
> Certo che non e' banale, e' molto peggio: e' pericolosa.
> Sei scusato perche' sei giovane, non sai ancora la differenza tra
> fisica e metafisica, pero', prima ancora di affrontare lo studio
> delle scienze, devi capire bene qual e' il loro ambito, quali sono
> le loro competenze, quali le risposte che sono chiamate a dare.
Ecco, Paola (terribile prof :-))) ) io sarei un po' meno severo.

In primo luogo, e' inevitabile - e bello - che alla sua eta' Roby si
ponga certe domande. Chi non se le e' mai poste, scagli la prima
pietra...
Secondo: non si puo' mettere il carro avanti ai buoi. E' solo dopo
essere andati un po' avanti nello studio della scienza (e non solo della
scienza) che si puo' capirne l'ambito, le competenze, ecc. (E per altro,
tu non ignori che anche quelli che ci hanno pensato molto sono
tutt'altro che unanimi...)

> Altrimenti rischi di far confusione, di crearti aspettative
> destinate necessariamente ad andare deluse e, d'altra parte, di non
> riuscire invece ad apprezzare appieno la potenza e la bellezza
> dell'indagine scientifica.
Questo lo trovo giusto, e l'ho anche anticipato, quando poco sopra
chiedevo "e' inutile affaticarsi? la risposta spetta ad altri?" e davo
la mia risposta negativa.
Fai bene ad ammonire Roby a non crearsi aspettative illusorie, a
invitarlo a guardare piu' da vicino quello che la scienza sa darci.
Pero' io non mi fermerei qui.

Da un lato, non vorrei porre in modo perentorio l'imperativo "la scienza
non deve chiedersi i perche'". Sebbene questo imperativo, che definirei
"igienico", sia sacrosanto, esso ha una storia: e' nato dopo una lunga
esperienza di sforzi, di tentativi, di errori. Mi auguro tanto che Roby
(e tutti gli altri) riescano a ricevere dalla loro scuola, dai loro
insegnanti, il sapore di tutto questo lavoro, che ci ha portati a
pensarla nel modo che oggi possiamo riassumere in uno slogan.

Dall'altro, non mi sentirei di dire che sia proprio vero che gli
scienziati non si chiedono i perche'. Non sono dei perche' metafisici
(altrimenti dovrebbero passarli ad altri ... esperti), ma spesso vanno
avanti proprio perche' non "stanno contenti al quia" (e padre Dante mi
perdoni...).

Un po' di esempi.
Newton si chiede: perche' i sassi cadono? la Terra li attira? Non
attirera' anche la Luna? E scopre la gravitazione universale.
Faraday sa che una corrente produce un campo magnetico. Si chiede:
perche' un campo magnetico non dovrebbe produrre una corrente? perche'
questa asimmetria? E scopre l'induzione elettromagnetica.
Einstein si chiede: Galileo ci ha insegnato che tutti i gravi cadono con
la stessa accelerazione: ma perche', che c'e' sotto? E inventa la
relativita' generale.

Potrei continuare, ma spero di aver indicato che il problema non sta nel
porsi dei perche', ma nel saper scegliere i perche' che ci portano
avanti. Quelli che ci riescono sono i grandi: giustamente gli
intitoliamo le scuole...
-- 
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Fri Mar 09 2001 - 10:35:08 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Fri Nov 08 2024 - 05:10:37 CET