Massimo S. ha scritto:
>> Come ha scritto Enrico Smargiassi,
>>> ... e' molto difficile che le idee geniali
>>> vengano a chi non ha una conoscenza adeguata della materia.
>> Io sarei piu' radicale: lo ritengo impossibile.
> Mah, per me impossibile e' un'esagerazione, diciamo molto molto
> difficile.
Dato che non abbiamo definito "conoscenza adeguata", non posso non aver
ragione io, se intendo per "conoscenza adeguata" quella minima
necessaria per poter
avere un'idea geniale. :-)
Ma questa naturalmente era solo una battuta...
Il vero problema e' appunto quanta sia questa conoscenza minima
necessaria.
Io ritengo che al tempo presente sia (purtroppo, se vuoi) molto alta. Ma
ho anche sottolineato che lo e' sempre stata: Galileo conosceva
perfettamente Aristotele, Tolomeo, Copernico. Einstein conosceva a
menadito la fisica del suo tempo: non era quel dilettante che a molti
farebbe piacere credere (cosi' salvano la speranza di poter essere dei
secondi Einstein...).
Heisenberg, Pauli, Dirac, non erano da meno.
La differenza e' che la conoscenza cresce sempre, e non ci sono molte
cose di cui si puo' essere certi che sono inutili per fare scoperte
geniali. Percio' la vita del futuro genio si fa sempre piu' difficile...
> credo che non ci siano state persone capaci di costruire qualcosa di
> veramente nuovo dopo Heisenberg, Schroedinger, Dirac, ecc.
> Il resto sono stati sviluppi, anche geniali, ma sempre nella stessa
> direzione.
> Scusi ma che dice della teoria delle superstringhe?
> Anche quella e' solo una rielaborazione delle teorie precedenti?
> E la teoria dei sistemi complessi e del caos deterministico?
Superstringhe: e' tutto da dimostrare
a) che la si possa davvero chiamare teoria (dovremmo approfondire un po'
i requisiti epistemologici per l'uso di tale termine)
b) ammesso di chiamarla teoria, non mi pare che ne siano venute
spiegazioni e verifiche chiare e indiscutibili di tutti i fatti noti, e
in piu' di fatti che non si sa spiegare altrimenti.
Ne siamo ben lontani ... chi vivra' vedra'.
Quanto a sistemi complessi e caos deterministico, che sono cose ben
diverse tra loro, sono ancor meno "teorie". Francamente, non so neppure
cosa siano, quando ci si solleva dal livello divulgativo.
Per la prima, non vedo molto di piu' che intuizioni e proposte circa
nuovi approcci; ma risultati?
Per la seconda, e' piu' che altro la riscoperta che molte eq. differ.
(ma anche molte iterazioni discrete) hanno comportamenti assai piu'
complicati di quanto ci si illudeva di credere in precedenza. Cio' ha
portato senza dubbio a molte applicazioni utili, ma non ci vedo una
"teoria" che rivoluzioni in qualche modo la fisica.
Ma forse e' un mio difetto di conoscenza; se qualcuno mi smentisce...
Giorgio Pastore ha scritto:
> Ma, anche se fosse vero quello che tu definisci un "annodarsi su se
> stessa", non e' nell'ordine naturale delle cose se consideriamo la
> storia scientifica degli ultimi 500 anni?
> Tutto sommato, anche Lagrange, Eulero, Laplace, Hamilton, Jacobi,
> Poincare', ... hanno "solo" sviluppato le idee di Galileo e Newton nella
> stessa direzione.
> Pero' e' stato uno sviluppo indispensabile per poter arrivare alle
> "novita'" di Heisenberg, Schroedinger, Dirac & Co.
Pero' dimentichi che nel 7-800 non c'e' stato solo lo sviluppo della
meccanica: e' nato l'elettromagnetismo, la termodinamica, l'ottica...
Qui le rivoluzioni ci sono state e come: il concetto di campo,
l'energia, l'entropia e i conseguenti problemi della reversibilita' (dei
quali mi pare
non siamo ancora venuti a capo...)
> Io penso che il primo '900 ci abbia viziati con una deflagrazione di
> idee realmente rivoluzionarie relative a conoscenze che si riteneva
> assodate per sempre.
> E cosi', in attesa di una mitica "teoria del tutto", forse perdiamo di
> vista tutto quello che e' stato fatto nella seconda meta' del novecento.
> Che non e' poco.
La cosiddetta "crisi della fisica classica" non e' stata cosi'
improvvisa: sai bene che difficolta' profonde (ad es. fra teorema di
equipartizione e calori specifici dei gas) erano gia' note a Maxwell, 50
ani prima della m.q.
Non ho alcuna simpatia per la "teoria del tutto", e non e' a quella che
penso. Il mio problema e' che non sono soddisfatto della piega che ha
preso la teoria delle interaz. fondamentali da 50 anni a questa parte.
Non volevo sottovalutare cio' che ha prodotto la seconda meta' del 900;
avevo fatto un esempio preciso: la differenza fra il carattere
innovatore dei Nobel dei primi 30 anni, e quello senza innovazioni
fondamentali del periodo successivo.
Se mi dici che ho troppa fretta, che in passato le rivoluzioni non sono
state cosi' frequenti, rispondo che non e' tanto vero per il passato
(esempi ne ho dati sopra). Ma soprattutto che l'enorme accelerazione
quantitativa della ricerca nel 20-mo secolo (numero di ricercatori, di
riviste...) avrebbe motivato l'attesa di una piu' veloce innovazione
sostanziale.
Invece temo che proprio questa accelerazione sia un fattore ritardante,
per le ben note ragioni: concorrenza, "publish or perish", ricerca di
finanziamenti, necessita' di risultati veloci, ecc.
> E poi, diamo tempo al tempo. Forse siamo nati nel periodo sbagliato, ma
> per fare progressi ulteriori, sono necessari anche i periodi di
> "digestione" teorica e sperimentale.
Questo puo' essere senz'altro vero.
Non c'e' dubbio che la m.q. dobbiamo ancora finire di capirla...
Purtroppo per me, che mi sento sempre un po' come il tenente Drogo del
"Deserto dei Tartari": non vorrei trovarmi a sentire parlare della
"vera" scoperta quando saro' ormai troppo rimbecillito per capirla :(
Ma questo e' solo un problema mio, ovviamente.
> E di assestamento nelle infrastrutture e nel modo di fare ricerca. Ma
> questa e' forse una storia piu' complicata.
E nel modo d'insegnare? Pensi che questo stia andando nel verso giusto
per favorire le scoperte?
E' sicuro che l'assestamento di cui parli raggiungera' spontaneamente
l'assetto ottimale per favorire le nuove scoperte?
Parlando di "annodarsi" avevo in mente qualcosa del genere: che ci si
sia messi in un vicolo cieco, o se preferisci che siamo finiti in un
attrattore con caratteri troppo diversi da quelli che nei tempi passati
hanno permesso quelle stagioni felici che sappiamo.
Stagioni, lo ripeto, che non sono state soltanto gli anni 20 del 900: a
te non piacerebbe esser vissuto due secoli fa, con tutto quello che
ribolliva allora nella fisica?
--
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Fri Jan 26 2001 - 10:01:25 CET