Re: R: Limite classico e limite relativistico.
Elio Fabri wrote:
>
> Valter Moretti ha scritto:
> > Bene, secondo te perche' le velocita' classicamente si sommano?
> > Cioe' se il riferimento K si muove rispetto al riferimento K'
> > con velocita' v costante e K vede il punto p con velocita' u
> > allora K' assegna a p velocita' v +u. Come me lo dimostri?
> > Ti pare evidente?
>
> Intervengo solo per un'osservazione didattica alla quale tengo
> abbastanza.
> Gran parte dell'equivoco secondo me nasce dall'usare espressioni come
> "composizione delle velocita'", o peggio "addizione delle v."
> Le due velocita' che si "compongono" hanno in realta' due ruoli
> totalmente diversi, e niente affatto simmetrici.
>
C'e' anche il fatto, (che magari non ti piace perche' troppo matematico)
dal punto di vista puramente matematico, che quando si scrivono le leggi
di "composizione" delle velocita' in RR, uno dei due vettori, quello della
velocita' di trascinamento e' un vettore definito nello spazio di quiete
del primo riferimento, l'altro, quello della velocita' del corpo di prova
per il secondo riferimento e' invece definito nello spazio di quiete
del secondo riferimento. I due spazi di quiete non coincidono e
sommare queste due velocita' (nei passaggi intermedi delle note
formule relativistiche) non e' un'operazione dal significato
uguale a quello che si ha classicamente dove i due vettori appartengono
allo stesso spazio (lo spazio assoluto al tempo t) per cui le operazioni
sono intrinseche e non dipendono dalle coordinate (legge del parallelogramma).
Ora le cose sono piu' incasinate e le cose che si maneggiano sono in realta'
le componenti di tali vettori in due diversi R^3 "identificando le basi canoniche"
...
Ciao, Valter
Received on Mon Sep 18 2000 - 00:00:00 CEST
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