On 7 Aug 2000 14:47:56 +0200, "Luigi Zanetti"
<zanetti.luigi_at_libero.it> wrote:
>Salve, mi sono appena iscritto a questo newsgrup e vorrei sapere se qualcuno
>conosce la teoria della formazione dell'arcobaleno e perch� � curvo...
Bisognerebbe poter tracciare delle figure per spiegarlo bene.
L'arcobaleno puo' essere osservato se l'altezza del sole
sull'orizzonte e' minore di 42�, piu' basso e' il sole e piu' alto e'
l'arcobaleno, quindi piu' grande e' la sua parte visibile; un
arcobaleno secondario piu' debole piuo' apparire se il sole e' piu'
basso di 52�. L'arcobaleno e' visibile con il sole alle proprie
spalle, infatti il centro del cerchio di cui fa parte (che si trova
sotto l'orizzonte se osserviamo all'altezza del suolo) e' il
cosiddetto "punto antisolare" e si trova sul prolungamento della
congiungente sole-osservatore. Con un disegno sarebbe molto piu'
facile da illustrare!
E' curvo in quanto vediamo solo una parte della circonferenza, ma da
un'altezza notevole dal suolo si puo' vedere anche completa.
Nel 1671 Fleischer produsse un primo modello: l'osservatore vede
l'arcobaleno quando percepisce la luce doppiamente rifratta in una
goccia di pioggia e successivamente riflessa da un'altra goccia.
Piu' tardi l'italiano M. A. De Dominis suggeri' l'interpretazione
corretta: ogni raggio di luce formante l'arcobaleno e' doppiamente
rifratto e riflesso nella stessa goccia d'acqua.
Cartesio spiego' partendo dallo schema di De Dominis anche
l'arcobaleno secondario, considerando il fatto che nei tre punti in
cui avvengono le riflessioni-rifrazioni la luce e' sia rifratta che
riflessa, nuovamente un disegno spiegherebbe meglio la cosa.
De Dominis spiegava i colori dell'arcobaleno nel seguente modo: i
raggi solari che viaggiano lungo il cammino piu' corto nella goccia si
"mescolano con l'oscurita'" per poco tempo e producono il rosso,
quelli che coprono il percorso piu' lungo invece si "mescolano con
l'oscurita'" per piu' tempo e producono il violetto.
A quei tempi queste erano le idee sull'origine dei colori!
La spiegazione dell'origine dell'arcobaleno la troviamo, finalmente,
nel "Lectures on Optics" di Newton: i raggi entranti in una goccia la
lasciano dopo una riflessione, alcuni pero' la lasciano dopo due
riflessioni, vi e' anche qualche raggio che la lascia dopo tre o piu'
riflessioni.; le gocce sono molto piccole rispetto alla distanza fra
esse e l'osservatore, quindi si possono considerare puntiformi,
bisogna considerare soltanto l'angolo fra i raggi incidenti e quelli
emergenti.
Si vede facilmente, ma senza figure e' per me impossibile mostrarlo,
come si ottenga per ogni lunghezza d'onda un angolo emergente in cui
si concentra il max della radiazione, da questo si ricava la struttura
a cerchi concentrici dell'arcobaleno.
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Received on Thu Aug 10 2000 - 00:00:00 CEST
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