(unknown charset) Re: Popper, Kuhn, Lakatos e altri...

From: (unknown charset) Elio Fabri <fabri_at_df.unipi.it>
Date: 2000/07/11

Biagio ha scritto:
>> 2) La falsificazione come solo esito possibile del confronto
>> teoria-esperienza.
>- (Non e' possibile "verificare" una teoria, in quanto un numero finito di
>- prove favorevoli non e' mai sufficiente. Invece basterebbe una sola
>- prova contraria per una falsificazione.)
>- Questo secondo punto non corrisponde alla pratica scientifica.
> Be', allora cosa corrisponde alla pratica scientifica?? Come, o meglio,
> quando una teoria e' ritenuta sbagliata??

Prima di tutto scusa il tempo trascorso: non ce la faccio a rispondere o
a intervenire in tutti i thread che trovo interessanti: debbo
selezionare. Nel tuo caso la risposta arriva tardi, ma arriva ;-)
La pratica scientifica non e' mai semplice; e' difficile estrarne delle
regole. E' quello che cercano di fare gli epistemologi, che non a caso
si accapigliano tra loro... Non lo ritengo un lavoro inutile, ma va
preso "cum grano salis"...
Puo' accadere (di solito accade) che una teoria non venga mai ritenuta
"sbagliata", ma venga solo ampliata. Una teoria seria non viene
accettata in quattro e quattr'otto, ma solo dopo molteplici verifiche, e
per il fatto di aver mostrato la sua capacita' predittiva riguardo a
fenomeni nuovi o addirittura sconosciuti in precedenza. Percio' quando
una teoria si e' guadagnata una rispettabilita' "sul campo" non viene
abbandonata dall'oggi al domani, solo perche' un esperimento o
un'osservazione sembra non confermarla.

> L'esempio [del moto della Luna] non mi sembra calzante, se la teoria e'
> "apparsa" sbagliata in quel caso e' stato solo per un errore di conti. Il
> fatto che non possa ritenere prove della falsificabilita' della teorie
> previsioni sbagliate, semplicemente perche' ci e' stato un errore di
> calcolo, o non si e' tenuto conto di tutte le prescrizioni della teoria mi
> sembra naturale, e non una prova della non bonta' del principio di Popper, o
> sbaglio?
Avresti ragione se al tempo si fosse saputo che le cose stavano cosi':
"al momento non sappiamo fare i conti per bene, quindi dobbiamo
sospendere il giudizio...". Ma la cosa era molto riposta (non era un
banale errore) e molti erano convinti che i calcoli fossero giusti. Non
ha importanza che sbagliassero: per il mio scopo e' importante che anche
in queste condizioni la teoria non e' stata abbandonata, ne' vi sono
stati seri e approfonditi tentativi di correggerla. Il fatto e' che
aveva dato troppo buona prova di se' in tanti altri casi.
Quindi una singola falsificazione non e' mai un argomento sufficiente, a
meno che non sia veramente stringente.

> Il principio di Popper ancora non fa una grinza, semplicemente non va
> applicato alla teoria della gravitazione ma all'ipotesi che i pianeti siano
> 8 invece di 7 (a quei tempi ovviamente).
A posteriori e' facile dirlo! Ma semplicemente aver chiaro quante e
quali sono le ipotesi che si mettono in gioco non e' affatto banale.
Una delle ragioni per cui LeVerrier si prese la gloria della scoperta,
sebbene di fatto Adams avesse finito i calcoli un po' prima di lui, e'
che gli astronomi inglesi propendevano per una modifica della legge di
gravitazione, e percio' non cercarono con sufficiente impegno il nuovo
pianeta.
A posteriori avevano torto, ma non c'e' nessun criterio epistemologico
certo che dica che in quelle circostanze hanno sbagliato.

> Quindi il principio di Popper a questo punto falsifica la teoria di Dicke.
> Perche' lo si ritiene erroneo??
Ma nessuno lo ritiene erroneo! E' l'applicazione meccanica, come
condizione necessaria e sufficiente che non va. E la storia della
scienza sta li' a dimostrarlo.
Il caso in questione e' appunto un caso di "experimentum crucis": ci
sono *due* teorie in competizione, che messe alla prova danno risultato
diverso: una in accordo con le osservazioni, l'altra no.
Ma non dimenticare che scienziati che non accettano la RG ce ne sono
ancora...

> Potreste indicarmi i criteri seguiti da Kuhn?? Altrimenti non posso
> valutarli!!
Non direi che Kuhn fornisca dei "criteri". In certo senso fa il
contrario: mostra che le ragioni che determinano l'affermarsi di una
nuova teoria sono ben piu' complicate che non la semplice falsificazione
di una teoria vecchia.
Dato che fa entrare in gioco la capacita' di uno scienziato di accettare
un modo di pensare (paradigma) diverso, e considera fattori relativi al
modo d'interagire della comunita' scientifica, Kuhn e' stato spesso
accusato di "psicologismo" o di "sociologismo". Secondo me a torto, ma
non posso farla tanto lunga...

>> C'e' poi un problema aperto, secondo me molto serio: il paradigma della
>> RG e' autosufficiente? A parte la convenienza pratica e le eventuali
>> complicazioni, si potrebbe davvero fare a meno della m.n.?
>> Noto di passaggio che lo stesso preciso problema c'e' anche per la
>> m.q...
> Potresti dilungarti di piu' su questa questione, credo sia molto
> interessante, e non solo per me, grazie!!
Nel caso della m.q. la questione e' ben nota. Si dice spesso che la m.q.
include come caso limite la meccanica classica, quando si puo'
considerare trascurabile la costante di Planck.
Questo farebbe pensare che in linea di principio si potrebbe scrivere un
libro (e farlo studiare a studenti-cavie :-)) ) in cui la mecc.
newtoniana non e' usata affatto, e si fa tutto fin da principio con eq.
di Schroedinger ecc.; salvo poi mostrare che all'opportuno limite si
possono scrivere F=ma e compagnia bella...
Non ha importanza obiettare che sarebbe un'impresa improba e
masochistica: usare la m.q. per progettare un motore di automobile o per
studiare il moto dei pianeti? La vera questione e': sarebbe possibile
scrivere questo libro?
Io vedo due ordini di difficolta'.
Il primo e' che una serie di concetti che la m.q. usa, nascono e si
definiscono con precisione nella m. classica: dubito che si potrebbe
fare a meno di questo passaggio.
Il secondo, e forse piu' fondamentale, comunque piu' riconosciuto, e'
quello che si chiama "il problema del macrorealismo". Ossia: come
ricavare dal comportamento peculiare dei sistemi quantistici, il fatto
che a livello macroscopico tutto questo scompare.
Nota che non si tratta dello stesso problema di prima: mandare h a zero!
La m.q. non puo' fare a meno dei sistemi macroscopici, almeno visti come
strumenti di misura; il problema e' se questi corpi possano essere al
tempo stesso "esterni" (in quanto elementi necessari per connettere gli
elementi teorici alle osservazioni) e "interni", ossia oggetti essi
stessi della teoria quantistica.

Dicevo che anche la RG ha un problema del genere: faccio un solo esempio
particolare. La struttura spazio-temporale della RG e' ben diversa da
quella della fisica newtoniana, e non posso qui dilungarmi; un caso
particolare si trova quando si cerca di definire sincronizzazioni di
orologi e sistemi rigidi.
Tuttavia un elemento essenziale della RG e' la sua equivalenza "locale"
alla RR, che richiede l'esistena di riferimenti inerziali, basati su uno
spazio euclideo e orologi sincronizzati.
Quindi di nuovo la RG generale e' costruita sulla fisica newtoniana,
trasformata poi dalla RR. E' difficile asserire che ne sia logicamente
indipendente.

Ho scritto tutto quanto precede per darti una risposta, ma non prenderlo
come una mia convinzione assoluta. Potrei scrivere "qui lo dico e qui lo
nego", nel senso che ho voluto solo sottolineare l'esistenza di
problemi, non che io sia in possesso della soluzione, ne' forse che
abbia capito davvero il problema...
-- 
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Tue Jul 11 2000 - 00:00:00 CEST

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