Re: La Causa [era: Cosa c'era prima del Big Bang?]
"Aanselm" <aanselmb_at_gmail.com> ha scritto nel messaggio
news:i0sh24$e49$1_at_news.eternal-september.org...
> On 26 Giu, 05:09, "dumbo" <_cm..._at_tin.it> wrote:
>> ho letto quel che dici dopo, ma temo di non aver capito bene.
>> Dici che non � il NG adatto? Su questo concordo, � un NG di
>> fisica non di filosofia. Cosa suggerisci?
>>
>> Bye
>> Corrado
>
> Innanzitutto proporrei di rendere piu' leggibile
> questa ramificazione della discussione
> "Cosa c'era prima del Big Bang"
> partendo da un nuovo 3d.
OK, sperando nell'indulgenza del moderatore dato
l' evidente OT . Ma forse non � del tutto OT.
> Quello che avevo cercato di suggerire nel mio precedente messaggio
> era un esempio sulla causa finale
> che di solito viene discussa dopo il "teorema della causalita' (TC)".
quindi confermi che si tratta di un teorema ?
Ho letto su Ludwig Ott che nella scolastica il principio di causa
� un teorema ma l' Ott non dice come si dimostra. Molinaro (se
ho capito bene lui e il tuo post) usa la strada del divenire e il
principio secondo cui il non essere non pu� dare l'essere; ho capito
bene? E ci sono altre dimostrazioni del TC, che tu sappia?
Il resto lo snippo perch� mi sembra chiaro.
> Infatti, un famoso pensatore italiano sostiene che tutto il pensiero
> occidentale, compreso quello scientifico, e' folle in quanto ritiene
> che gli enti si nullificano nel processo del divenire.
quindi costui nega il divenire?
(mi piacerebbe chiedergli: se la scienza � folle come mai
funziona cos� bene? )
> L'essere-in-potenza rappresenta la determinazione che e' determinabile,
> ovvero cio' che in potenza potrebbe divenire un essere, mentre
> l'essere-in-atto rappresenta la determinazione che si realizza nel
> divenire.
> Atto e potenza sono due modi necessari per descrivere la pensabilita' del
> cambiamento. Ma non sono sufficienti senza la categoria della causa che
> e' l'elemento necessario per la "transizione" tra cio' che e' possibile
> a cio' che e' effettivamente attualizzato.
vorrei chiederti una cosa. Posto X = ente qualunque, se ho
capito bene il divenire di X suppone un agente Y distinto da
X, perch� X non pu� dare a s� stesso l'essere che non ha.
E' questa la ragione?
Ora c'� un problema: mentre � evidente se il divenire � in
positivo, cio� se � un acquisto di essere (un perfezionamento),
non mi sembra altrettanto evidente se il divenire � in negativo,
cio� se � una perdita di essere (un deterioramento).
Infatti potrei dire: un conto � acquistare essere (perfezionamento)
altra cosa � perderlo (deterioramento); nel primo caso l'acquisto di
essere richiede una causa perch� il non essere non pu� dare l'essere,
e dunque X non pu� dare a s� stesso quella perfezione
che ancora non ha; ma nel secondo � proprio necessaria una causa?
Perch� adesso non si tratta di acquistare essere ma di perderlo.
Insomma: certamente il non essere non pu� dare l'essere, per� la frase
inversa, cio� " l'essere non pu� perdere almeno in parte il proprio essere"
non mi sembra altrettanto evidente.
> Vorrei sottolineare come dalla semplice supposizione che qualcosa esista
> si passa per costrizione logica al pdnc
ecco un punto interessante; vuoi dire che il pdnc non �
un postulato autoevidente, ma un risultato che si trae dalla
constatazione che qualcosa esiste?
Vuoi dire che la nostra mente elabora il pdnc dal fatto che
esiste qualcosa? (cio�: constata che ogni cosa � uguale a s�
stessa, e da qui ricava il pdnc ?).
> e dalla constatazione della generazione e corruzione degli enti del mondo
> si passa alla pensabilita' del divenire.
OK, questo � chiaro.
> Infine, dalla pensabilita' del movimento si arriva al concetto di causa
> come necessita' argomentativa se si assume che vogliamo seguire
> la ragionevolezza del pensiero e non l'arbitrarieta'
> dell'improvvisazione o dell'immaginazione.
cio�: togli la causa e il divenire resta senza spiegazione.
A questo punto ti chiedo se � giusto il discorso che segue;
scusa il linguaggio rozzo (non sono un filosofo) ma forse
riesco a rendere l'idea.
Consideriamo un ente X finito; se � finito, � perfettibile
cio� capace di acquistare ulteriore essere: infatti la finitezza
implica la perfettibilit� perch� non esiste un limite superiore
finito all' essere. Dunque:
finito ---> perfettibile ( 1 )
Ma se X � perfettibile non pu� essere assoluto (per assoluto intendo
autosufficiente, indipendente da tutto) ma deve dipendere da qualcosa.
Infatti se X fosse assoluto, avremmo che X il proprio perfezionamento,
che per ipotesi � possibile, dovrebbe e potrebbe farselo da solo (perch�
indipendente da tutto); ma come potrebbe fare? X dovrebbe dare a s�
stesso quel che ancora non ha, il che � assurdo perch� un ente non pu�
dare, n� agli altri n� a s� stesso, ci� che non ha. Dunque:
perfettibile ---> dipendente ( 2 )
Da ( 1 ) e ( 2 ) otteniamo:
finito ---> dipendente
Conclusione: X, essendo finito, dipende da qualcosa, Y ,
che non � X. Cio�: tutto ci� che � finito dipende da qualcos'altro.
Pu� andare come dimostrazione del TC ?
Possiamo dire che � sostanzialmente la dimostrazione di Molinaro,
oppure � un' altra cosa ?
Bisognerebbe poi specificare meglio il senso della parola
"perfettibile"; � intuitivo che una persona pu� perfezionarsi,
e anche un oggetto inanimato (un blocco di marmo informe
pu� diventare una statua); ma un essere inanimato e privo
di struttura come l'elettrone come fa a essere perfettibile?
Credo che la difficolt� si possa superare intendendo
"perfezionamento" come aumentata capacit� di incidenza
sul reale: chi cresce in bont�, cultura, senso dell' umorismo,
forza fisica eccetera accresce la sua capacit� di agire sulla
realt�. E allora � chiaro che anche l'elettrone � perfettibile,
per esempio pu� essere accelerato acquistando un' energia
che potr� essere spesa per cambiare l'ambiente e quindi per
influenzare la realt�.
Ciao e grazie,
Corrado
Received on Sat Jul 10 2010 - 23:32:08 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Fri Nov 08 2024 - 05:10:39 CET