In article <UiN44.18553$Bg7.187234_at_typhoon.libero.it>, "Demaio Claudio"
<demaio_at_iol.it> wrote:
> Costante di Planck: chi la spiega in modo semplice?
> Claudio
>
Ci provo, poi sappimi dire
La famosa costante di Planck, che di solito viene fornita senza
spiegazione alcuna di cosa sia, rappresenta la cosiddetta "minima azione
possibile". L'azione e' il prodotto di un'energia per il tempo (o di un
lavoro per il tempo, definizioni che in questo caso si equivalgono) e
quantifica ne piu' ne meno il tempo "di esecuzione" - l'azione appunto -
in cui un'energia ha insistito per portare a termine un dato lavoro (che
puo' essere di qualsiasi tipo, come trasferire da fermo una massa da un
punto all'altro, sollevare tale massa ad una certa altezza ecc.). In
natura tutti i trasferimenti di energia (tutti i "lavori" cioe') avvengono
secondo il principio di minima azione, ovvero a parita' di quantita' di
energia impegnata la natura cerca di "sbrigarsela" nel minor tempo
possibile.
Il paradosso di tale principio sta nel fatto che essendo il minor tempo
possibile un tempo nullo, seguendo la fisica classica, tutti i
trasferimenti possibili di energia si attuerebbero in un tempo nullo
equalizzando istantaneamente ogni differenza di energia e rendendo ogni
evento successivo a tale "equalizzazione" assolutamente privo di
significato (tutto cio' che accade, accade in ultima analisi perche'
esistono dei dislivelli di energia da pareggiare: in mancanza di tali
dislivelli non puo' succedere assolutamente nulla, cosa equivalente ad una
vera e propria "morte" della natura).
Se questo in realta' - fortunatamente - non succede e' proprio grazie
all'esistenza della costante di Planck la quale impone che ogni
trasferimento di energia deve avvenire in un tempo MINIMO che fornisca
un'azione risultante ALMENO pari alla suddetta costante di Planck e MAI
inferiore ad essa.
Questa costante, in altre parole, agisce come una sorta di INERZIA DEL
TEMPO la quale impone ad eventi di durata via via minore l'impegno di
energie proporzionalmente maggiori in modo che l'azione risultante sia
SEMPRE almeno PARI alla costante di PLANCK. Qualsiasi evento il cui
prodotto tempo per energia sia minore di tale costante semplicemente NON
PUO' VERIFICARSI. Infatti qualsiasi evento la cui azione fosse inferiore
risulterebbe INESISTENTE sull'asse dei tempi (non riuscirebbe cioe' a
"muovere il tempo") e pertanto, se per assurdo si potesse attuare un
trasferimento di energia in modo tale che la sua azione fosse inferiore
alla costante di Planck, tale trasferimento avverrebbe per causare un
effetto che risulterebbe successivamente INESISTENTE nel tempo e pertanto
equivarrebbe alla sparizione nel nulla di una certa quantita' di energia,
cosa che ne violerebbe il principio di conservazione.
In altre parole violare la costante di Planck equivale ad una violazione
del principio di conservazione dell'energia, cosa impossibile per
principio. Da tale impossibilita' derivano poi conseguenze
importantissime, prima di tutto l'esistenza di livelli di energia
possibili (livelli "permessi") e impossibili (livelli "vietati") da
assumere senza violare tale principio che in buona sostanza impediscono
agli atomi di dissolversi in un lampo di luce non appena vengano
costituiti e quindi ci permettono di esistere.
Su come venne scoperta tale costante ti conviene leggerti qualche buon
libro di storia della fisica. Un ottimo libro e' in questo senso il "Libro
di Fisica" di Asimov, fruibilissimo, leggibilissimo e anche abbastanza a
buon mercato.
Spero di averti aiutato e allo stesso tempo di non aver detto troppi
strafalcioni!
Piercarlo
Received on Thu Jan 20 2000 - 00:00:00 CET
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