In data 13 Sep 1999 12:06:56 +0200, J.Murdoch ha scritto sul newsgroup
it.scienza.fisica:
-----omissis----
>Misero due orologi di altissima precisione e perfettamente sincronizzati, al
>millisecondo, uno su una postazione fissa a terra, l'altro su un aereo.
>L'aereo fu fatto girare al massimo della velocita' consentita (velocita del
>suono o maggiore, non so) facendogli compiere tanta strada quanta il
>propellente consentiva.
>Quando il volo termino' i due orologi vennero raffrontati, e si constato'
>che Albert aveva ragione, poiche' l'orologio in movimento era stato piu'
>lento, ed era qualche cazzesimo di secondo indietro rispetto a quello a
>terra.
>
Questo esempio non mi sembra probante.
A parte le considerazioni che ho fatto solo pochi giorni fa proprio su
it.scienza sulla possibilita' esistente (ma di cui nessuno vuole
tenere seriamente conto) che gli orologi subiscano perturbazioni del
loro moto interno (e quindi misurino pedissequamente dette
perturbazioni) in presenza di accelerazioni su di essi applicate
dall'esterno e che potrebbero riperquotersi internamente all'orologio
sulla costanza della velocita' di detto moto interno, perche' non
proviamo almeno una volta a considerare separatamente le due distinte
entita' fisiche dell'orologio, meccanismo fisico e concreto, e la
dimensione altrettanto fisica e concreta del tempo? (la quale pero'
meccanismo non e'!)
Non giova molto fare un tutt'uno delle due entita' fisiche; affermare
che se il funzionamento di un meccanismo chiamato orologio si
perturba, cio' e sicuramente, necessariamente ed univocamente prodotto
dal perturbamento della dimensione fisica e concreta stessa
rappresentata dal tempo, non mi pare affermazione corretta, poiche' in
questo modo noi dapprima consideriamo unicamente un orologio e gli
effetti rilevati sull'orologio stesso in quanto meccanismo e non in
quanto esso stesso dimensione fisica temporale, ma poi attribuiamo gli
effetti osservati sul meccanismo dell'orologio, ad una dimensione
fisica vera e propria, il tempo.
Il procedimento non mi pare corretto!
Infatti in questo modo consideriamo solamente il meccanismo
dell'orologio dotato di un suo funzionamento interno che si perturba,
e NON consideriamo invece in modo univoco, *diretto e concreto*, la
dimensione fisica e concreta del tempo, a cui pero' addebitiamo in
modo concreto e diretto, ma arbitrariamente e senza alcun nesso
causale univoco, le stesse perturbazioni rilevate sulla costanza della
velocita' del moto interno misurato dall'orologio ed assunto,
arbitrariamente, come espressione della variabile temporale...^__^
Abbiamo cioe' sottoposto all'esperimento soltanto un meccanismo
artificiale (l'orologio) manufatto dall'uomo (il tempo non e' invece
un manufatto dell'uomo) che misura solamente un moto periodico a
velocita' costante al suo interno, che dobbiamo ancora dimostrare che
corrisponda effettivamente ed in concreto, proprio alla dimensione
fisica temporale...^_^
*Moto_a_velocita'_costante* = *dimensione_fisica_del_tempo*, quindi?
Questo moto periodico a velocita' costante misurato dall'orologio al
suo interno e' dunque esattamente e direttamente coincidente con la
dimensione fisica e concreta del tempo?
E' dunque la dimensione fisica e concreta del tempo esattamente
consistente, in concreto, in un qualsiasi moto periodico a velocita'
costante opportunamente e convenientemente tarato e graduato in una
scala esprimente l'andamento del moto di rotazione terrestre, che
indica l'ora, ed il moto di rivoluzione terrestre che indica la data?
Amici miei, questo e' il vero problema da dirimere!
A queste conclusioni io ci sono gia' arrivato da tempo, ma nessuno
sembra intenzionato, pero', a raccoglierne le inevitabili conseguenze
che io ho gia' indicato, e cioe' la necessita' di adottare in
sostituzione dello spazio-tempo, un nuovo modello spazio-velocita' per
la rappresentazione della realta':
questo modello e' il C.D.A. ("C_ontinuum D_elle A_ccellerazioni")
http://space.tin.it/internet/0pipiton/tempo.htm
Alla dimensione temporale, la fisica ufficiale associa da sempre le
caratteristiche del moto uniforme a velocita' costante e lo misura
assumendo, come campione di tempo, un moto periodico a velocita'
costante (ad esempio, appunto, quello della terra) monitorato
all'interno di un meccanismo chiamato orologio .
L'esperimento degli aeroplani sarebbe probante se noi, invece di
portare a zonzo sull'aeroplano un orologio campione sicronizzato in
partenza con un secondo orologio campione rimasto a terra per tutta la
durata dell'esperimento, ci fossimo procurati preliminarmente due
campionature fisiche e concrete della dimensione "tempo" ed avessimo
fatto viaggiare sull'aeroplano proprio uno dei due campioni fisici e
concreti di tempo che ci siamo procurati attraverso la campionatura
(sempreche' ne siamo stati capaci...^__^), sicronizzato in partenza
con il secondo campione fisico e concreto di tempo campionato in
precedenza insieme al primo e che abbiamo lasciato a terra per tutta
la durata dell'esperimento.
NON bisogna, quindi, operare in modo mediato ed indiretto sugli
orologi che, concretamente, non rappresentano affatto la dimensione
fisica del tempo, ma si limitano solamnete a MISURARE UN MOTO...^_^)
A meno che, come io continuo a sostenere, il tempo comunemente inteso
sia dalla nozione comune sia dalla nozione della scienza fisica,
corrisponda in concreto ad un moto a velocita' costante e che quindi
valga, dimensionalmente, la mia relazione dimensionale T=V che
comporta, come conseguenza, l'adozione del C.D.A come unico modello
valido di rappresentazione della realta' fisica.
Claudio Pipitone
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Received on Mon Sep 20 1999 - 00:00:00 CEST