Mara ha scritto:
> Poi comincia a dire che un fotone puo' attraversare o essere
> riflesso da un vetro; presi complessivamente, i fotoni, hanno una
> probabilita' dal 4% a 16% (sempre se mi ricordo bene) di esserne
> riflessi e questo dipende dal maggior o minor spessore del vetro
> (logico penso io)
Logico un piffero!
Prima di tutto, F. comincia con un blocco spesso, e misura la
riflessione *da una singola faccia*. Trova che 4% dei fotoni sono
riflessi, 96% passano. Come mai? forse ci sono due specie di fotoni?
Oppure la sup. del vetro ha tanti forellini dove i fotoni "fortunati"
riescono a infilarsi?
Non sto qui a raccontare come risolve il dilemma...
Poi prende una lastra a facce parallele, e dice: 4% dalla prima faccia,
4% dalla seconda, dovrebbe fare 8%: proviamo.
Risultato: a seconda dello spessore della lastra, la percentuale
riflessa va da 0 (zero!) al 16%.
> Il buon Feynmann ...
> (sperando di averne scritto bene il nome)
solo una n di troppo...
> viene in soccorso con le "freccette", comincia a dire: ecco questo
> fotone che attraversa il vetro di spessore 1, diciamo, e'
> rappresentato da questo vettore, benissimo, quest'altro che
> attraversa quest'altro vetro di spessore 2, e' rappresentato da
> questo vettore, benissimo... e avanti. Insomma, se li sommi (cioe'
> se li metti uno in fila all'altro) non ti viene fuori un
> cerchio?!!!
Ho paura che hai un ricordo un po' ... sintetico: il cerchio viene
parecchio dopo.
Speriamo che il libro ti torni (la sai quella battuta che dice che i
libri sono molto permalosi: se li presti si offendono e non tornano piu'
:-)) ) cosi' potrai controllare il tuo ricordo...
> Quello che mi ha emozionato (almeno suppongo)[......] e' stato il
> fatto di capire (anche se posso non aver capito nulla del resto)
> come un buon modello matematico, apparentemente astruso e pazzesco,
> possa spiegare un "mistero" come questo.
Questo e' sicuramente vero: ecco che cosa scrive Pais in "Sottile e' il
Signore..." (le frasi tra *...* sono di Einstein):
"Il primo risultato era che questa teoria spiegava *quantitativamente
(...) la rotazione secolare dell'orbita di Mercurio, scoperta da Le
Verrier (...) senza bisogno di alcuna speciale ipotesi*. Questa scoperta
credo abbia costituito l'esperienza emotiva di gran lunga piu' intensa
di tutta la vita scientifica di Einstein, e forse anche di tutta la sua
esistenza in generale. La natura gli aveva parlato, doveva essere nel
giusto! *Per alcuni giorni, sono rimasto fuori di me per l'eccitazione e
la gioia*. Piu' tardi disse a Fokker che la scoperta gli aveva procurato
palpitazioni cardiache. Cio' che disse a de Haas e' ancora piu'
profondamente significativo: quando aveva visto che i suoi calcoli erano
in accordo con osservazioni astronomiche fino ad allora prive di
spiegazione, aveva avuto la sensazione che qualcosa effettivamente gli
scattasse dentro..."
> Farei una digressione.
> ...
> La direzione del vettore starebbe per dove la lancetta
> dell'immaginario orologio e' quando il fotone arriva a destinazione
> (discorso un po' intorcolato ma portate pazienza) e la lunghezza
> starebbe per il tempo che ci mette per giungere a destinazione?
Ehm... Il problema non e' che sia ... intorcolato. E' che sei andata
fuori strada (forse perche' vuoi correre troppo? ;-) ).
La lunghezza del vettore non c'entra niente con il tempo: misura
l'ampiezza, e il suo quadrato la probabilita'.
Rileggi F. con calma (o magari anche qualcosa che ho scritto io) e
ripensaci su...
Ricorda: e' vero che questa roba puo' dare emozioni, ma allo stesso
tempo non ammette scorciatoie. Un po' come scalare una cima: quando ci
sei, l'emozione e' grande, ma per arrivarci ci vuole calma, allenamento,
attrezzi adatti. Chi vuole arrivarci di fretta, o si ferma subito (se va
bene) o finisce in un crepaccio...
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Elio Fabri
Dip. di Fisica
Universita' di Pisa
Received on Wed Jul 14 1999 - 00:00:00 CEST
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