Davide ha scritto:
> Lo scopo dello studio è innanzitutto la mia formazione da fisico.
> ...
> Però col passare degli anni fatico sempre di più a distinguere la
> formazione personale dalla didattica. Confusione che ho in entrambe
> le direzioni: da un lato penso che lo studio personale abbia sempre
> delle ricadute, per lo meno indirette, nel mio modo di insegnare e
> dall'altro lato l'obiettivo di "insegnare un concetto" mi porta a
> dover sempre ridiscutere cose che penso di sapere
Conosco. Ho sempre pensato (e forse l'ho anche scritto qui) che molte
cose della fisica io le ho capite quando mi sono trovato a doverle
insegnare. (E per fortuna ho avuto occasione d'insegnare diverse
materie, anche se mi restano parecchi buchi, purtroppo.)
E ho sperimentato anche il viceversa, proprio sulla RG.
L'avevo studiata per mio conto ancora studente:
- Einstein "Il significato della relatività"
poi
- Moller "The Theory of Relativity"
- Landau&Lifschitz "The Classical Theory of Fields"
restando insoddisfatto. Ero capace di fare conti anche complicati, ma
con la convinzione che *la fisica* non l'avevo capita.
Poi negli anni '70 uscì "Gravitation" e fu tutto diverso: sentii che
avevo capito e decisi che dovevo insegnarla.
Allora ero titolare di Fisica Teorica: buttai all'aria il corso
tradizionale che tenevo e dedicai l'anno '74-75 alla RG nello stile di
MTW.
> Esattamente, ma non ho capito se questi aspetti ci sono nel materiale
> che mi hai indicato dopo o se conviene rimandarli ad un ulteriore
> passo avanti.
Nel Q16 non se ne parla affatto.
In afrel, seguendo MTW, ne faccio uso quando necessario e comunque
l'approccio "elementare" che si usa in RR lo do per noto.
In irg la trattazione è tutta basata sul metodo delle coordinate, quindi
vettori e tensori abbondano; ma di nuovo la RR è presupposta.
Quindi nell'insieme direi che no, non ci sono e non puoi rimandarli
se vuoi arrivare a una RG "seria".
Però ho riguardato "Gravitation" e vedo che i primi 3 capitoli sono
Track 1 e trattano la RR, inclusa la definizione di 4-vettori,
tesnsori ecc. Fino a ricavare le eq. di Maxwell.
Non è tutto quello che si fa in un corso di RR tradizionale, ma al
tempo stesso è una preparazione quasi indispensabile per il resto.
Potresti integrare la RR con qualche testo moderno: però io non posso
consigliarti: non ne conosco.
Magari qualcuno un po' più giovane può aiutarti.
>> "Gravitation" è sicuramente troppo, come si vede anche dalla mole.
> Troppo nel senso che è troppo difficile
Non direi, ma sebbene sia dichiarato adatto per un corso annuale, a me
sembra eccessivo.
Quello che io riuscivo a far entrare in un corso di 40 ore o poco più
lo vedi dal contenuto di afrel o di irg.
Va anche detto che in più punti è un po' troppo prolisso (credo sia
colpa di Wheeler) il che - a seconda del lettore - può essere o no un
ostacolo.
> o nel senso che è destinato solo a chi poi deve insegnare la RG a
> livello universitario? Non nego che non mi dispiacerebbe col tempo
> arrivare ad un livello alto.
Non direi neppure questo; in parte l'ampiezza deriva dalla coscienza
degli autori di star proponendo un approccio diverso dal solito, che
richiede un po' di fatica per essere assorbito.
Poi ci sono alcuni argomenti che non sono così necessari o forse sono
addirittura superati.
Né si può negare che ormai sotto certi aspetti risente dell'età.
Pensa solo a quello che si è imparato e scoperto in cosmologia, sui
buchi neri e sulle onde gravitazionali: lì trovi solo i primi passi o
qualche previsione.
Che cosa sia cambiato nelle edizioni successive non lo so: dovresti
controllare.
Né so se esista qualche testo moderno che segua la stessa traccia ma
sia più aggiornato.
Quelli di cui so qualcosa (Weinberg, Wald, Ruffini-Ohanian) hanno
tutt'altro approccio.
Forse saprai che una corrente di teorici sostiene (non da oggi: già da
Feynman) che la RG deba essere ritrovata come teoria di campo in uno
spazio-tempo piatto. Mi pare che Weinberg sia tra questi.
Io non sono mai riuscito a capire un'idea del genere, al di là del
limite perturbativo (ossia campo debole: tensore metrico poco diverso
da quello di uno spazio-tempo piatto).
> Per fare un esempio (ma è solo un esempio), mi piacerebbe essere in
> grado di entrare negli aspetti della relatività ristretta e generale
> che vedo discutere qua e di cui non ho mai sentito parlare in altri
> luoghi, forse proprio perché non ho mai condotto uno studio
> approfondito.
Ah, ma questi non sono mica aspetti avanzati: se ci pensi, al
contrario sono piuttosto elementari.
È solo che al fisico teorico tipo problemi del genere non interessano,
né è stato formato per pensarci. Qui il discorso potrebbe diventare
lungo e ora sto già scrivendo troppo...
Il famoso paradosso di Bell ne è un'illustrazione lampante.
>> La Track 1 potrebbe essere un'idea, almeno come primo passo.
> Questa sarebbe stata la mia scelta, ma appunto mi chiedevo se non
> fosse il caso di fare qualcosa di intermedio tra "Taylor e Wheeler"
> e "Gravitation Track 1"
No, non vedo che cosa potresti mettere in mezzo. La Track 1 è
innovativa, ma non è difficile. Può essere spiazzante, non lo nego.
Ma credo che lo shock che produce sia benefico.
Tra l'altro ho idea che "Spacetime Physics" sia proprio stato scritto
come preparazione a "Gravitation".
> Purtroppo non credo sia possibile essere seguito da vicino da te
Vicino in senso fisico forse no. O stai a Pisa? :-)
> (anche perché non vorrei intasare il gruppo con domande che magari
> sono già state poste diverse volte)
A questo hai già avuto una risposta. E la lunga e accesa discussione
di questo ultimo mese ti dimostra in modo esauriente che di
chiarimenti non hai bisogno soltanto tu :-)
>> Buon lavoro (o buon divertimento?)
> Grazie! Direi entrambi, per fortuna.
Questo mi ha fatto venire in mente una frase di Primo Levi in "La
chiave a stella":
"L'argomento era centrale, e mi sono accorto che Faussone lo sapeva.
Se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può
donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di
pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità
sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono."
Mi permetto un OT...
Quel libro di Levi mi ha appassionato quando l'ho letto, ormai molti
decenni fa. Tanto che quando ne ho avuto l'occasione ho voluto
parlarne, nella rubrica che tenevo in una rivista per insegnanti di
Scienze.
Forse mi ripeto, e se è così mi scuso; ma al libro dedicai una puntata
della mia rubrica nel marzo del '97.
Se qualcuno fosse curioso di vedermi in una veste diversa da quella
abituale, ecco il link:
http://www.sagredo.eu/candela/cande16.pdf
--
Elio Fabri
Received on Sun Apr 23 2023 - 15:16:05 CEST