Re: Il paradosso dei gemelli

From: Pipitone Esp. Claudio <athanor_at_x-xtin.it>
Date: 1999/05/13

In data 9 May 1999 21:07:45 +0200, Bruno Cocciaro ha scritto sul
newsgroup it.scienza.fisica:


>Intanto, per quanto ne so, il supposto paradosso e' gia' stato verificato
>sperimentalmente (certo uno puo' sempre immaginare che gli esperimenti
>siano stati fatti male, il dubbio non va mai male, ....).

Penso che occorra intendersi bene sul risultato dell'esperimento e sul
suo significato (spiego nelle righe seguenti).

----omissis---
>Il punto centrale e' che in un sistema di riferimento accelerato
>lo spazio-tempo si deforma e si deve essere cauti nel trarre conclusioni.

Sono pienamente d'accordo sulla cautela nell'interpretazione dei
risultati e sulle conclusioni da trarne.
Che siano proprio le dimensioni fisiche e concrete dello spazio o del
tempo a dilatarsi od a contrarsi, mi pare da dimostrare.
Da un punto di vista strettamente sperimentale si e' solamente
dimostrato che uno strumento di misura chiamato "orologio", con sue
determinate caratteristiche interne di funzionamento che presuppongono
la costante uniformita' del moto interno costituente il funzionamento
dell'orologio stesso, non e' piu' esattamente sincronizzato con lo
strumento campione (orologio campione) con cui si e' tarato l'orologio
oggetto dell'esperimento, prima di assogettarlo a moti accelerati.
Cioe' il risultato ottenuto con questo tipo di esperimenti dimostra
solamente che le accelerazioni impresse ad un orologio, hanno la
proprieta' di perturbare l'uniformita' del moto costituente il suo
funzionamento interno.

L'esperimento dimostra solamente che le accelerazioni dovute a delle
forze esterne all'orologio ed agenti sull'orologio stesso, si
trasmettono all'interno dell'orologio e per una loro frazione si
trasmettono anche al moto interno dell'orologio causando la perdita
della sincronizzazione di questo moto interno con il moto campione
uniforme interno all'orologio campione che, invece, non ha subito
accelerazioni ed il suo movimento interno e' rimasto in stato di
quiete od in condizioni di velocita' uniforme.
Le vibrazioni e le oscillazioni di una struttura attorno al suo stato
di stabilita' sono anch'esse dei moti e quindi anche la vibrazione di
un diapason o di un cristallo di quarzo o di un atomo di cesio sono da
considerarsi dei moti, molto stabili, ma sempre comunque dei moti.

>Si puo' dire che la accelerazione non c'entra niente ma prima bisogna
>sapere come si deforma lo spazio-tempo e poi, eventualmente, concludere
>che la accelerazione non c'entra. In un sistema di riferimento (quello
>accelerato) lo spazio-tempo si deforma, nell'altro no.
>Qui e', mi sembra, l'origine della asimmetria.
>

A mio parere l'asimmetria consiste solamente in un'accelerazione del
moto interno dell'orologio a causa delle accelerazioni a cui lo
strumento e' stato sottoposto; dall'esperimento mi pare si possa
trarre solamente la conclusione che l'orologio sottoposto ad
accelerazione non e' piu' sincronizzato con l'orologio campione
mediante il quale e' stata eseguita la taratura iniziale.
Si rileva quindi una perturbazione del moto interno dell'orologio
quando questo venga accelerato, la cui magnitudo dipende
esclusivamente dal tipo di orologio (un pendolo od un orologio al
quarzo ridentiranno in modo molto diverso fra di loro...).
Mi pare persino ovvio e non un paradosso il fatto che il moto uniforme
che si svolge all'interno dell'orologio e che ne caratterizza il
funzionamento, risulti perturbato quando l'orologio stesso venga
accelerato.

Claudio Pipitone
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Received on Thu May 13 1999 - 00:00:00 CEST

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