dimostrazione

From: Gravitone <gentopNOSPAM_at_freemail.it>
Date: 1999/01/25

Mi scuso innanzi tutto, ma non mi sono espresso bene,
ora intendo chiarire alcuni punti.

>Come ho gia' scritto, questo non e' proprio vero, anche se non so quanto
>incida. Quando premi la corda contro la tastiera, necessariamente
>l'allunghi un po' e la tensione aumenta.


Che cosa non e' proprio vero ?
Non penso che sia errato il fatto che minore e' la lunghezza della
corda maggiore e' la frequenza del suono, ne che le corde della
 chitarra sono diverse per sezione e tensione.
Certo che se premi la corda contro la tastiera vari anche, se di
pochissimo, la lunghezza ma prova a fare questo esperimento,
poni uno spessore sotto la corda in modo da non farle variare
la lunghezza premendola e vedrai che il suono non cambia rispetto
a quando premi la corda, quindi e' totalmente trascurabile.
Se fai lo stesso esperimento per tutti i vari punti in cui puoi
bloccare la corda vedrai che la tensione e' sempre la stessa
 ma man mano che la corda si accorcia il suono cambia, questo
perche la frequenza e' legata alla lunghezza della corda non al
fatto che la tensione cambia se premi la corda.
In generale le note dipendono da diversi fattori che sono
lunghezza, massa (sezione), tensione.
Se fissi massa e tensione fai variare la lunghezza ottieni la
stessa nota, ad ottave diverse.
Inoltre non tutte le lunghezze danno suoni armonici,
ma solo determinate lunghezze.
Se fai variare anche la tensione cambi nota. Ora fissando la
lunghezza e variando tensione cambi le note tutte della stessa
ottava.
La massa e quindi sezione di una corda viene variata per rendere
piu' facile il raggiungimento di note basse o alte, e su questo
hai pienamente ragione.

>Qui confondi cose diverse.
>La resistenza di un'asta alla flessione e' un'altra cosa: qui c'e' una
>corda, che si assume perfettamente flessibile. Se e' piu' "dura" da
>tirare quando e' piu' corta, e' solo perche' a parita' di spostamento
>trasverasle, quando e' piu' corta devi allungarla di piu'.


Intendevo quello che dici tu ma mi sono espresso male, e l'esempio
era un po' equivoco, ma non avendo una lavagna non ho saputo
esprimermi meglio.

>Mi sembra che ti contraddici un po': prima dici che il piano lo conosci
>un po' meglio, ma poi dici che non lo suoni. Allora in che senso lo
>conosci?


Non mi sono affatto contraddetto, una cosa e' conoscere come e'
fatto dentro, corde martelleti viti e bulloni, una cosa e' saper suonare.
Ho detto che lo conosco non ho detto che lo suono, stavolta hai
confuso le mie parole, intendevo conosco come struttura e
funzionamento, non conosco come suonare.

Salute a tutti.
Ciao

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Dispongo di una meravigliosa dimostrazione
di questo teorema, che non pu� essere
contenuta nel margine troppo stretto della
pagina.
                                                 P. de Fermat
Received on Mon Jan 25 1999 - 00:00:00 CET

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