Il 29/12/2016 19.54, studioso di fisica ha scritto:
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> Vorrei che mi aiutaste a ragionare su alcuni dubbi che mi sono venuti leggendo un articolo di Isaac Asimov che ho trovato in rete a questo link(http://www.alimentazionesostenibile.org/asimov/asimov1.htm). L'articolo parla dell'impatto ambientale dell'alimentazione di erbivori, carnivori ed onnivori.
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> La parte che non mi convince e' quella che parla del rapporto tra quantita' di cibo ingerito e conseguente aumento di peso di chi lo ha ingerito. In particolare non mi convince il fatto che, secondo l'autore, c'e' un rapporto 10 a 1 tra il peso del cibo ingerito (che sia erba o che sia carne) e l'aumento di peso corporeo di chi l'ha ingerito.
> Il fatto che gli animali (e quindi anche l'uomo) siano delle macchine con un loro rendimento e' scontato ma vi chiedo:
> come fa un pasto di 10kg di verdura a produrre lo stesso aumento di peso che provocherebbero 10kg di carne?
> La carne non ha mica lo stesso contenuto energetico della verdura…
> C’è qualcosa che non quadra. Che ne dite?
intanto, le cifre citate sono INDICATIVE. Secondo, i
confronti tra nutrienti andrebbero fatti su basi più raffinate.
Se parliamo di efficienza energetica, su base kCal
(ricordiamo che quel che per noi è verdura e non digeribile,
ossia ad es. ricco di cellulosa che ci da calorie ZERO, per
un vero erbivoro ruminante e per le termiti, ha esattamente
la stessa energia dello zucchero, essendo fatta di glucosio).
Se si parla di efficienza "di massa", che solo
orientativamente riguarda il riciclo delle proteine,
quantomeno il confronto tra cibi andrebbe fatto considerata
la massa SECCA (ossia scorporando l'acqua).
Imho in realtà neppure questo è sufficiente, e un confronto
razionale andrebbe fatto per chilo di proteine contenute.
Ecco che i conti cominciano a tornare.
Non è vero che gli erbivori mangiano la stessa quantità
LORDA di cibo dei carnivori, essendo il loro cibo molto
acquoso (e poco proteico).
Se però rapporti al peso netto di proteine contenute, le
apparenti inconsistenze scompaiono.
Allora uno si può fare questa idea assolutamente errata :
beh ma allora l'efficienza di un erbivoro (sull'ecosistema)
sono sostanzialmente equivalenti.
Niente di meno vero.
Chi si attacca direttamente alla fonte autotrofa, ha come
minimo un passaggio di meno. Il suo rendimento complessivo è
il 10 % (mettiamo pure).
Il carnivoro ha il suo 10 %, che si innesta in serie dopo il
10 % dell'erbivoro, e il suo rendimento cumulativo scende
all'1 % (cioè ci vogliono 100 kg di proteine vegetali per
avere un kg di massa muscolare del leone, es.).
PIU' numerosi sono gli stadi che ci separano, più
l'inefficienza di ogni stadio si moltiplica per i
sottostanti. E di conseguenza si restringe il numero di
possibili organismi di questa specie collocata molto in alto.
La balena invece, è un organismo apicale che si è sganciata
da questa logica piramidale tornando a pescare alla fonte
più bassa.
Definire l'impronta ecologica è cmq complesso. Ci sono
grafici a forma di stella marina, con un braccio per ciascun
parametro considerato (ed opportuno coefficiente ponderativo
del parametro stesso), che permettono stime a colpo
d'occhio, grafiche, considerando l'area della stella marina.
Imho il fattore dominante è l'efficienza di riciclo
proteico, ma non si può trascurare l'efficienza di utilizzo
energetico e neppure il consumo idrico.
Sempre tenuto conto che ciascuna risorsa non costa soltanto
la sua produzione terminale, ma la somma di tutti i consumi
che ci stanno sotto e vengono prima.
Oggi la FAO e non solo sta cercando di pompare il consumo di
insetti, vermi e altri organismi semplici, perché è ben
conscia dell'emergenza (E del potenziale latente delle
economie emergenti, in primis Cina e India, ma anche Nigeria
etc).
Gli insetti sembrano presentare parecchi vantaggi.
Intanto il consumo idrico è fortemente ridotto relativamente
a qualsiasi altro animale superiore (anche relativo ai polli
che non sono avidi di acqua).
Poi c'è il discorso della trasmissione diretta delle
malattie (sebbene molti pensino che, a causa di alcuni
ematofagi che lo fanno davvero, gli insetti portino
epidemie, in realtà sono al limite vettori intermedi, ma i
virus non fanno quasi mai il salto di specie).
Poi c'è il discorso della materia prima con cui tirarli su :
normalmente sono parsimoniosi e si accontentano di
sottoprodotti meno pregiati del foraggio da bovini (che
spesso potrebbe essere "human-grade", se si pensa a soia,
mais e altro per avere la crescita lampo, gonfiata), se non
addirittura di scarto.
Poi c'è la densità di produzione, che farà somigliare le
insect farms più a coltivazioni verticali idroponiche che a
campi coltivati.
Nutrizionalmente sembrano ricchi di proteine, ferro e zinco
e con grassi prevalentemente insaturi e (forse, ma forse non
ricordo bene, non tanto colesterolo).
Non guasta l'aspetto etico di allevare animali privi di
intelligenza sofisticata e di percezione del dolore e della
sofferenza psicologica
Il tabu da vincere (e lo condivido visceralmente anche se
non razionalmente) è convincere il consumatore non abituato
a prenderli in considerazione. E' un tabu molto radicato, e
per il mercato è un aspetto delicato. Pochissime ditte si
stanno avventurando a tentare di lanciare grilli, vermi e
larve e altro.
Io sono vegano e la cosa non mi interessa, ma ammetto che
non avrei remore per gli insetti, solo che mi scatenano le
fobie. Del resto non mi piaceva nemmeno pulire dei crostacei
(anche se poi il sapore finale dei muscoli ripuliti di tutte
le zampe era buono). Insetti e crostacei sono tutti
artropodi e le parti muscolari probabilmente hanno un gusto
abbastanza simile.
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1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
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Received on Fri Dec 30 2016 - 00:04:43 CET