On 12/07/2017 13.07, studioso di fisica wrote:
> La scorsa settimana leggevo l'etichetta di un climatizzatore con pompa di calore ed inverter e mi sono sorti dei dubbi che vorrei condividere con voi.
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> Ho notato che parecchi operatori del settore parlano di "pompa di calore" intendendo dire che la macchina può anche riscaldare. In realtà il termine "pompa di calore" dovrebbe voler dire, e correggetemi se sbaglio, che la macchina usa un fluido in grado di migliorare gli scambi energetici con l'aria esterna.
onestamente parlare di meri scambi, suggerisce l'idea di
scambi spontanei resi più rapidi, che non è esattamente quel
che fa una heat pump (diversamente basterebbe fare dei muri
in rame alettato).
La pompa muove il calore CONTROCORRENTE (nel senso di
contro-gradiente termico), nella direzione non spontanea.
Per questo usa un tot di energia extra (Che può essere
elettrica, ma persino termica in certi sistemi ad
assorbimento, o persino da un antico frigorifero totalmente
termodinamico, senza motori e parti in movimento, brevettato
niente meno che da Einstein, con almeno tre fluidi (mi pare
acqua, butano o altro, e ammoniaca).
> In pratica può sfruttare il contenuto energetico dell'aria esterna per ridurre l'energia elettrica impiegata per il funzionamento.
>
>
> Detto questo, sono rimasto spiazzato dai valori di potenza elettrica assorbita e dai valori di potenza elettrica riscaldante fornita. A fronte di un assorbimento elettrico di 950W la macchina fornisce una potenza termica di 4500W (dato di targa).
eh, un COP di 4,5 si può ottenere, non viola nulla, ma il
fatto è che ogni dato di COP va associato ad un certo salto
termico da vincere, che dovrebbe essere dichiarato.
Intendo che è assai migliore una macchina che ti da un COP 3
con un salto termico sfavorevole di 40° rispetto ad una
macchina che ti sfoggia un COP 5, misurati su un salto
termico di, boh, 10° ?
Generalmente il COP crolla a valori bassi col crescere del
salto termico (infatti i sistemi più robusti e flessibili,
sono le pompe di calore agganciate a sistemi a T circa
costante, magari non favorevolissima ma costante, a serbatoi
termici di enorme inerzia, come può essere un fiume, il
suolo, specie se a livello di un corpo acquifero sotterraneo
corrente).
Quelli aria-aria fanno i leoni quando fuori è tiepido, ma
voglio vedere quanto calore pescano se fuori piomba a -5° o
-10°. Finisce che il COP scende a 2,5 o 2 (ossia scaldi per
2000 W consumando 1000 W elettrici, e ti sveni e resti al
freddino).
>
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> Il dubbione che ho è questo: possibile che il fluido impiegato sia in grado di "ciucciare" così tanta energia dall'ambiente esterno da rendere così favorevole il rapporto Potenza Termica fornita/Potenza Elettrica assorbita?
>
di miscele fluide (e relative pressioni di esercizio
appropriate) se ne possono formulare secondo il bisogno. Ma
il discorso del salto termico da contrastare è una
caratteristica termodinamica, un vincolo entro cui devi
muoverti, e non è che cambiando fluido puoi aggirare questo
limite. E' una macchina termodinamica, e come tale obbedisce
ai rendimenti massimi calcolabili con Carnot (può,
ovviamente, fare peggio, specialmente secondo il tipo di
compressore e come viene usato, e di come si dispongono gli
scambiatori, tipo ben ventilati, lato sud o nord, in una
sacca a imbuto tra varie case etc).
I compressori tipo "scroll" e a vite hanno rendimenti
migliori di quelli alternativi ad es, specialmente per le
taglie medie e grosse. Non ricordo in che misura siano
"modulanti", ossia le performance rimangano circa uguali a
regimi variabili ... forse, ma ripeto non sono sicuro,
soffrono a girare a regimi non ottimali, e hanno pure
problemi nell'andare a singhiozzo, sono ideali per girare a
regime costante anche per lunghi periodi.
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1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
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Received on Thu Jul 13 2017 - 01:41:37 CEST