Re: Formula per la luminosità apparente degli oggetti celesti ad alto redshift

From: Andrea Sorrentino <andreasorrentino128_at_gmail.com>
Date: Sun, 10 Dec 2017 16:49:12 -0800 (PST)

Il giorno martedì 5 dicembre 2017 14:05:03 UTC-8, Dino Bruniera ha scritto:
> ULTERIORI CONSIDERAZIONI SULLA FORMULA PER LA LUMINOSITA’ APPARENTE
> DEGLI OGGETTI CELESTI AD ALTO REDSHIFT
>
> Come ho scritto nel post precedente, la formula attualmente utilizzata
> dalla comunità scientifica, dovrebbe essere la seguente:
>
> l = L / (4 x 3,14 x D*2) x (1 + z)*2 (1)
>
> dove:
> “l” sta per luminosità apparente;
> “L” sta per luminosità assoluta;
> “D” sta per distanza propria o attuale o comovente;
> “z” sta per il redshift cosmologico.
>
> Mentre la formula da me proposta che, come credo di aver dimostrato,
> dovrebbe essere più adeguata al modello di Universo considerato dalla
> comunità scientifica, è la seguente:
>
> l = L / (4 x 3,14 x T*2) x (1 + z)*3 (2)
>
> dove "T" corrisponde alla distanza effettiva percorsa dai fotoni (tempo
> del viaggio dei fotoni x c), depurata dalla distanza dovuta
> all'espansione dello spazio, e (1 + z)*3 all'espansione dello spazio
> avvenuta durante il viaggio dei fotoni.
>
> Ora vorrei aprire una parentesi facendo delle considerazioni sulla
> differenza di risultati tra le due formule.
>
> Premetto che la distanza propria (D) corrisponde alla distanza
> all'emissione (d) moltiplicata per il fattore relativo all'espansione
> dell'Universo, e cioè (1 + z).
> Quindi D = d x (1 + z) .
> Allora se nella formula (1) spostiamo un fattore (1 + z) dal gruppo di
> fattori a sinistra a quello di destra, essa diventa:
>

> l = L / (4 x 3,14 x D*2) x (1 + z)*2 (1) > = L / (4 x 3,14 x (d x (1 + z))*2) x (1 + z)*2 >
> = L / (4 x 3,14 x d*2) x (1 + z)*3 (3)
>
> La differenza tra la formula (3) e la (2) è che nella (3) si considera
> la distanza all'emissione e nella (2) la distanza percorsa
> effettivamente dai fotoni che, naturalmente, è più elevata di quella
> esistente all'emissione.
> Il che giustifica la differenza dei risultati tra la formula (1) e la (2).
> Parentesi chiusa.
>
> Comunque i valori della luminosità apparente osservata, sono inferiori
> sia a quelli risultanti dalla formula (1) che a quelli risultanti dalla
> formula (2), anche se la differenza è maggiore rispetto alla formula (1).
>
> Per giustificare questa divergenza tra i valori delle luminosità
> apparenti osservate e quelle risultanti dall'applicazione della formula
> (1), la comunità scientifica afferma che l'espansione dello spazio è in
> accelerazione.
> Il che significherebbe che la distanza propria (ciè quella esistente
> all'arrivo dei fotoni) sarebbe superiore a quella considerata nella
> formula, e cioè alla distanza all'emissione moltiplicata per il fattore
> di espansione e cioè per (1 + z).
>
> Ma questo non riesco a spiegarmelo, perché se la distanza all'arrivo dei
> fotoni fosse superiore di quella considerata, significherebbe
> naturalmente che l'espansione dello spazio sarebbe stata maggiore
> (appunto perché in accelerazione) di quella considerata.
> Ma in questo caso anche il redshift dei fotoni dovrebbe essere stato
> maggiore di quello considerato, perché la maggiore espansione dello
> spazio si sarebbe dovuta riflettere anche sulla lunghezza d'onda dei fotoni.
>
> Allora io mi domando:
> Poiché l'espansione accelerata dello spazio, si dovrebbe riflettere
> anche sul redshift, com'è possibile che la distanza propria possa essere
> maggiore di quella risultante moltiplicando la distanza all'emissione
> per il redshift osservato?
> Sembrerebbe come se una parte dell'espansione dello spazio, avvenuta
> durante il viaggio dei fotoni, si fosse riflessa sulla distanza propria
> e non sulla lunghezza d'onda dei fotoni, e cioè sul loro redshift.
> Ma come si spiegherebbe?
>
> In conclusione non riesco proprio a spiegarmi queste, a mio parere,
> incongruenze.
>
> C'è qualcuno che saprebbe dirmi dove sbaglio?

Ci provo a suggerirti un concetto relativo,
Se l'universo si espande, ogni corpo si distanzia da tutti gli altri, quindi la luce
che viaggerebbe verso di te, sarebbe comunque in rallentamento per raggiungerti.

Immagina che tu sei la luce.. viaggi fra corpi sottili che si allargano e si distanziano fra loro, quindi il tuo spazio per raggiungerli si allarga e tu impieghi più tempo per
raggingere quelli che ancora non hai raggiunto.

Ciao. Andrea Sorrentino. Maestro di Zen.

P.S. Per quanto riguarda l'etere, puoi dire sia che esiste e sia che non esiste,,
esso va inteso come energia neutra, cioè non attiva, semmai bilanciata e ferma,
ferma in quanto NON essere ancora materia creata. Infinitamente piccola da
esistere in qualsiasi punto ma inattiva, elastica, leggera ecc.

Con tanta differenza, la potresti considerare come l'aria per un corridore,
Lui corre e correndo la attraversa poiché essa si sposta si allarga ma non tanto..
La pressione stessa agisce sul corridore anche quando è fermo, ma la sua fatica è
proprio quella di attraversare questo ostacolo, infatti dove la pressione è minore

come la navicella.. essa si sposta molto velocemente trasportata apparentemente, ma in realtà, quasi ferma nell'involucro rarefatto che ruota molto velocemente
intorno alla Terra, La terra stessa ruota per effetto di tale rotazione dell'atmosfera,
che man mano diventa meno veloce ma più densa e pesante avvicinandosi alla
superfice della Terra.
Received on Mon Dec 11 2017 - 01:49:12 CET

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Sun Nov 24 2024 - 05:10:02 CET