Re: Perché esistono le note?

From: Archeopteryx <invalid_at_invalid.it>
Date: Wed, 16 Sep 2009 19:29:16 +0200

> Come mai esistono le note? Posso pensare a un suono che
> cresce con continuit�, ma alla mia mente (come penso a
> quella di tutti voi) piace pensare la crescita in modo
> discretizzato, come avviene negli strumenti musicali.
> Ma da dove arriva questa discretizzazione? Che senso
> ha? E' una questione di modi normali di vibrazione del
> timpano? E' solo il fatto che la nostra mente �
> influenzata dal fatto che siamo a contatto con
> strumenti musicali, i quali si sono dati per
> convenzione frequenze particolari? Insomma perch�
> esistono le note se l'aria pu� tranquillamente essere
> considerata un mezzo continuo nel quale tutte le
> frequenze sono come le altre e non dovrebbero essercene
> di privilegiate?


E' un fatto che per quanto ne so non ha nulla di fisico, �
una specie di "abitudine" del cervello che si forma con
l'educazione, l'ambiente e plasma ci� che finiamo per
considerare musica o rumore in senso lato. Esistono scale
che non sono basate sulla nostra suddivisione degli
intervalli: basta ascoltare la musica araba, gli strumenti
sembrano accordati male - mi pare siano 19 intervalli
invece dei nostri 12 per la suddivisione dell'ottava. A me
suona quasi insopportabile ma per loro � bello, forse,
quanto ascoltare Bach per noi.

Anche nell'ambito della musica di casa nostra non si �
arrivati all'attuale suddivisione dell'ottava in modo
semplice e indolore. Per eseguire il repertorio antico
sono tuttora impiegate da certi puristi suddivisioni
leggermente diverse da quella uniforme - meglio, le
frequenze sono in progressione geometrica. Questi modi di
suddividere l'ottava si chiamano "temperamenti", parola
con cui puoi cercare con google maggiori info e che ti
far� imbattere in un sacco di temi interessanti.

E cos� via; � una faccenda alquanto complessa che sconfina
nella psicologia e purtroppo sono in pochi a capirci, io
non tra questi. Una volta udii a una conferenza che la
musica indiana ci pare insopportabilmente noiosa perch�
loro percepiscono il ritmo e noi l'altezza dei suoni come
tratti distintivi ma si sa molto bene che � una questione
culturale e di educazione dell'orecchio, non di fisica in
senso stretto.

La stessa anatomia degli organi dell'udito fa pensare che
non esistano frequenze privilegiate: la coclea cambia
dimensioni in modo continuo e a quanto ne so � priva di
strutture associabili a modi naturali di vibrazione, ma
non sono certo.

Se nel thread l'aria che tirasse fosse su questa falsariga
- ovvero che � un problema pi� neurologico / psicologico /
etc. che fisico, ti suggerirei di postare anche su
it.arti.musica.classica anche se con poche speranze. Tra
10 OT di carattere politico forse riceveresti qualche
risposta interessante dai pochi competenti che non si sono
stufati. Magari ti indirizzano a qualche forum moderato,
ma io non ne conosco. Potresti cercare di contattare
Gianluigi Zampieri (non v�olo la privacy di nessuno visto
che la rete � disseminata di modi di contattarlo). E'
un musicista molto in gamba, molto cortese e se sa
qualcosa tende sempre a condividerla; di solito sa tutto
sicch� sei a cavallo :D Ma non ti aspettare un approccio
da fisico :D

ciao

Apx.
Received on Wed Sep 16 2009 - 19:29:16 CEST

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