Il 16/08/2018 17:12, Wakinian Tanka ha scritto:
> Il giorno mercoledì 15 agosto 2018 22:15:02 UTC+2, Soviet_Mario ha scritto:
>> ...
>> guardando la tabella una cosa mi sorprende molto : è una
>> delle grandezze fisiche dal range intrinsecamente più
>> ristretto (come ordini di grandezza). Chissà se ciò
>> significa qualcosa di "profondo" ...
>
>
> Non so, ma non penso ci sia qualcosa di profondo, solo il fatto che la forza d'attrito T, in un certo ambito sperimentale, non e' in modulo troppo differente dalla reazione normale N, in quanto conseguenza di quest'ultima:
>
> 0<=|T|<=|N|
>
> da cui ne consegue che |T|/|N| <= 1, cioe' mu <= 1.
>
> Pero' se cambia l'ambito di cui sopra quella relazione non e' piu' vera e come abbiamo visto puo' essere anche |T| > |N|.
> ...
>> ma il "coefficiente" di rugosità o di ruvidità non è una
>> variabile di influenza immensa ?
>
> Non so cosa sia, o meglio non so come sia definito (ammesso che esista ma non vedo perche' non dovrebbe :-)
nemmeno io e credo sia insidiosa come definizione almeno
quanto il calcolo della "coastal line" (in altre parole non
esiste una definizione oggettiva di quanto sia lunga la
linea costiera, perché è come integrare una struttura
frattàle ... o fràttale ? largamente autosimile : te ne esce
un numero che cresce all'aumentare della risoluzione).
Ora non ho idea di cosa accada ai gradi intermedi.
Esistono alcuni concetti intuitivi di scala molecolare (al
di sotto dei quali non si scende relativi alla scorrevolezza
dei polimeri e dei materiali compositi fibrati che sono
collegati al cosiddetto "pull-out work" : si è visto che
fibre o cristalli levigati e rettilinei hanno un basso
lavoro di sfibratura (quindi assorbono meno energia nella
frattura), e fibre con ramificazioni o cmq con struttura
aggrovigliata ne assorbono di più (talvolta la forza (non
lavoro) massima opposta dallo sfilamento supera la
resistenza a trazione della fibra e questa preferisce
tranciarsi che venire sfilata, il che non è bene ai fini
dell'energia, perché lo sfilamento si protrae per
spostamenti lunghi, lo strappo della fibra per meno di un
nanometro e poi la forza coesiva crolla subito a zero)
>
>> Se passi due lime uguali da
>> legno una sull'altra in senso opposto e per caso si
>> incastrano i dentini, come diventa il coefficiente d'attrito ?
>
>
> No, non credo che in questo caso si possa parlare di coefficiente d'attrito. Suppongo che si assumano superfici lisce nel senso di asperita' inferiori ad un certo grado.
>
>> Ora questo è un caso estremo, "macro", ma anche a meso-scala
>> se due superfici "INGRANANO" una sull'altra oppure una (dura
>> e rugosa) addentella l'altra (e la gomma oppure i metalli
>> tenerissimi sono molto adatti a lasciarsi imprimere le
>> dentellature) i coefficienti diventano di sicuro molto
>> grandi. In questo contesto scorrere implica una sorta di
>> logoramento e sfilacciatura superficiale.
>
> Calcolami il "coefficiente d'attrito" tra due ruote dentate :-)
non mi sembra tanto difficoltoso (entro certi limiti però,
tipo il fatto di strappare un dente alla volta, cosa non
vera) : prendi la sezione del dente meno resistente delle
due ruote e usi ad es. lo sforzo di taglio. Normalmente si
fa per dimensionare gli ingranaggi, ma presuppone che lavori
un solo dente alla volta. Se il materiale è tenace però come
il primo dente "attivo" si deforma, cominciano a lavorarne i
due adiacenti penso, e prima dello strappo forse altri due.
Quindi per sdentare tutta la ruota di attrito se ne fa
parecchio :)
Avevo visto una turbina e una fresa che, per evitare
problemi simili, avevano uno degli ingranaggi calettati su
un albero liscio con inserimento di un'unica lunetta :
faceva da limitatore di sforzo, siccome turbina e fresa
vanno soggette a "strappi" notevoli, tipo se incappi in un
tronco grosso o se raschi sulle pietre, piuttosto che
mozzare l'albero o sgranare gli ingranaggi, si tranciava la
lunetta.
> E' evidente che non ha senso proprio come concetto.
mah ... invece io lo vedo solo come un caso estremizzato che
va dalla superficie liscia ideale a quella fatta con denti
dritti rettangolari (l'altro estremo di incastro
"assoluto"), ed è nel mezzo che imho i vari modelli sfumano
in maniera parecchio complicata da descrivere se non in modi
empirici. Tuttavia non penso che si tratti di situazioni
rare concretamente, anzi sono forse la norma anche senza
andare a cercare il velcro o gli ingranaggi
> Pero' e' un buon esempio di come in fisica i concetti o le leggi o le teorie o i modelli:
> 1. necessitino di una precisa definizione
> 2. necessitino di specificare un preciso ambito di validita'
concordo completamente
> ...
>> Ho sicché la sensazione che più della qualità materiale
>> delle superfici, conti tantissimo la loro struttura.
>>
> "Struttura" ma a livello microscopico, altrimenti come ho detto non ha piu' senso parlare di "attrito".
si ma il microscopico e il macroscopico sono "separati" da
una vasta zona grigia, che mi intriga parecchio.
P.S. a proposito di velchro : l'abbiamo inventato ma fino a
un certo punto : per aumentare la portanza delle penne senza
che si dividano lasciando filtrare l'aria, pare che gli
uccelli abbiano già strutture analoghe
Circa altre meso-strutture, calcolami il coefficiente di
attrito del polpastrello di un GEKO su un vetro liscio e
pulito con vetril. LOL :)
Lì ingranamento non c'è di sicuro, eppure subentrano effetti
bizzarri di ventosa anche senza avere un vuoto apparente.
Non so, l'attrito mi incasina sino all'impasse.
La cosa cmq mi intriga molto per il discorso dello
scorrimento plastico nei polimeri sotto sforzo
> 16/08/2018 17:12
>
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> Wakinian Tanka
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--
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
Received on Thu Aug 16 2018 - 18:45:48 CEST