Una politica per la scienza? (mezzo OT)
Sappiamo tutti che la ricerca scientifica � non maltrattata, ma ultra-
maltratta, dovunque, ma in Italia in modo particolare...� inoltre a
tutti noto che un mediocre medico o economista, a questo mondo,
guadagna (mediamente) infinitamente pi� di un biologo o di un fisico,
che i chimici finiscono nelle industrie a far lo stesso lavoro dei
periti chimici, che le "professioni liberali" sono, non solo meglio
retribuite, ma perfino considerate "pi� elevate".
Potrei aggiungere che, in Italia, (altra differenza rispetto ad altri
paesi che, magari, investono pure loro, per un motivo o per l'altro,
assai poco nella ricerca), esiste una cultura oscurantista strisciante
di fondo (mi riferisco sia all'impostazione a tutt'oggi gentiliana dei
licei, il che mi porta a pensare che dal 1923 ad oggi � cambiato assai
poco, in cui s'insegnano ancora greco e latino, a filosofia si
ascoltano le solite baggianate di Nietzsche, Bergson, & C., si legge
Dante coi suoi inferni e paradisi medievali, ma poi s'insegna poco o
nulla su com'� fatto il mondo di fuori, sia alla televisione, in cui,
oltre a reality show e fictions finanche peggiori, i tg dedicano pi�
tempo a raccontarci del sangue di san gennaro piuttosto che ad
informare i cittadini sulle nuove scoperte scientifiche...), e via di
questo passo. Ora, perch�, di fronte a ci�, non esiste un "partito
della scienza", perch� non esiste alcuna organizzazione che cerchi di
cambiare questo stato di cose agendo a livello politico ed economico
(e non solo chiedendo pi� finanziamenti, ma andando alle radici del
problema, cambiando il sistema scolastico e l'impostazione di fondo
dell'economia e della cultura)? Voglio dire, ha senso che ci siano pi�
avvocati che chimici o fisici (i quali, ovviamente, devono tutto
quanto usano per vivere, dal palmare alla penna biro, a questi ultimi)?
D'altronde, per quanto maltrattate, le professioni della scienza sono
il vero motore del paese, senza di esse l'Italia sarebbe quello che si
merita di essere: un paese del terzo mondo con una grande
"cultura" (qualcosa tipo la Cina imperiale del XIX secolo, ma molto
pi� in piccolo, ovviamente :-))). Se ci si pensa bene, non � vero che
"� colpa della frammentazione dei saperi". Certo, lavorare nella
scienza significa occuparsi di campi diversissimi, dalle cellule ai
quark, ma l'impostazione di fondo � la stessa: il metodo scientifico.
E non � poco! Sapere come vanno affrontati i problemi e come si
possono risolvere, come si pu� giungere ad un sapere universale ed
universalmente condiviso, costituisce forse il pi� forte collante
possibile tra singoli individui (nonch� il miglior deterrente per
tutte le forme di razzismo, nazionalismo, imperialismo, ecc.). Sapere
cio�, che io posso pensarla cosi, e tu cos�, ma che poi, quando c'� la
prova, la penseremo tutti alla stessa maniera, dovrebbe (mi pare)
costituire gi� di per s� una superiorit� sostanziale su tutte gli
altri miseri affarucci umani... e allora, perch� la situazione �
questa?
Received on Sat Oct 06 2007 - 22:43:07 CEST
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