"argo" <brandobellazzini_at_supereva.it> ha scritto nel messaggio
news:1186758870.002658.167860_at_d30g2000prg.googlegroups.com...
> Tuttavia rimango della mia idea, perche' non voglio rinunciare a dare
> una descrizione degli eventi sopra esposti i cui tempi sono registrati
> direttamente in x=0 con l'orologio che ho in mano,
> piuttosto che rifarmi ad orologi disseminati sul percorso
Ah certo che questo si puo' fare. I tanti orologi disseminati lungo l'asse x
non sono necessari. Vengono considerati utili per descrivere gli eventi, ma
si puo' anche fare tutto con un solo orologio e la luce che viaggia in
andata e ritorno dal punto dove e' l'orologio al punto dove avviene l'evento
in esame.
Direi che se si facesse tutto con un solo orologio si correrebbe meno il
rischio di assegnare alla variabile temporale significati non legati alla
sua origine operativa, per quanto tale rischio sia sempre in agguato.
> Mi spiego.
> Decido di misurare i tempi degli eventi con un solo orologio (quello
> in x=0) e
> di interpretarli in base a tali misure. Una modellizzazione di
> tale registrazione potrebbe essere che ogni volta che il tachione
> raggiunge un fissata distanza, viene inviato verso l'osservatore
> in x=0 un raggio luce. L'osservatore
> annota il tempo di arrivo del segnale luminoso corretto dal ritardo
> della luce, e associa a questa
ehhhh eccolo il richio di cui sopra: "corretto dal ritardo della luce" !!!
Cioe' quello che "annota" l'osservatore non e' la semplice lettura di un
risultato di una misura. C'e' la correzione di un "ritardo". Ma chi lo ha
misurato questo ritardo?
> successione di tempi il tempo impiegato dal tachione a passare per le
> distanze marcate.
> Cosa deduce l'osservatore da questo processo di misurazione dei
> tempi?
> Che il tachione ha percorso una certa distanza in un intervallo di
> tempo
> (quelo misurato come ho descritto) nullo.
No. Se ci atteniamo ai fatti (e diamo per scontati una serie di postulati la
cui verifica sperimentale assumiano verificata), la conclusione e' un'altra.
Quando segna l'istante 2*T, l'orologio fisso in x=0 riceve il fascio di luce
(chiamiamolo Ft) che e' partito da x=k*d nel momento in cui il tachione
arrivava in quel punto.
In quello stesso istante l'orologio potrebbe ricevere un altro fascio di
luce (chiamiamolo Fl), partito da x=0 all'istante t=0, andato poi a
riflettersi in x=k*d.
Dal fatto che, quando segna l'istante 2*T, l'orologio riceve Ft e Fl in
contemporanea se ne deduce che Fl e' arrivato in x=k*d in contemporanea con
il tachione che era partito in x=0 quando l'orologio segnava t=T (questo
perche' postuliamo, e assumiamo essere verificato sperimentalmente, che due
fasci che partono in contemporanea da un punto arrivano in contemporanea
nello stesso punto e, viceversa, se due fasci arrivano in contemporanea in
un punto e sono partiti dallo stesso punto, allora sono partiti in
contemporanea).
> Perche' questo metodo di misurazione deve essere
> privilegiato rispetto al tuo?
> Perche' fa ricorso a misure eseguite in un solo
> punto dello spazio, o se vuoi si tratta di un solo sistema di rif. che
> effettua le misure,
> e non di una intera classe di riferimenti che concorrono alla misura.
> Credo che in pratica il ''tempo'' che intendi tu non sia il ''tempo''
> che intendo io e da qui
> segue il diverso significato fisico che attribuiamo a certe
> succesioni di eventi.
Ah certamente. Il tempo che intendo io (non solo io, anche tutti quelli che
accettano le tesi della convenzionalita' della simultaneita') e' totalmente
deciso da un orologio, senza alcuna "interferenza". Il tuo "metodo di
misurazione" assume che la velocita' one-way della luce sia uguale alla
velocita' di andata e ritorno. Tale assunzione si puo' fare, ma dobbiamo
ricordarci che non e' stata dettata dai fatti. Per questo dobbiamo stare
attenti a non trarre conclusioni basate, fra l'altro, sulla nostra
assunzione liberamente scelta. E' proprio questo l'errore che fa Einstein
nel 1907. Nel 1905 ci dice che pone "per definizione" (e mette in risalto le
parole scrivendole in italico!!!) gli orologi in un certo modo, poi nel 1907
trae una conclusione (l'impossibilita' dei segnali superluminali perche'
darebbero luogo a paradossi causali) sulla base della lettura degli istanti
segnati dagli orologi che lui stesso aveva scelto di settare in un certo
modo due anni prima.
> Ciao.
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
Received on Sat Aug 11 2007 - 23:58:48 CEST