Colori

From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Sat, 17 Mar 2007 19:00:02 GMT

Vengo subito al punto:

in una lettere a Newton Huyghens si chiede perche' non gli bastino
due colori, ad esempio il giallo e l'azzurro per produrre il bianco e tutti
gli altri colori e debba invece sostenere che nel bianco sono tutti i
colori dell'iride.

Newton obietta prima che gli pare improprio il modo in cui
Huyghens vorrebbe comporre colori che sono gia' composti,
quando trarrebbe piu' giovamento dal risolversi a suddividerli
nelle loro componenti semplici e poi vedere gli effetti della loro
ricomposizione: poi diche che
la mescolanza dell'azzurro e del giallo,
senza il rosso ed il violetto dara' luogo al verde, e
non al bianco...

poi aggiunge che lui stesso
 ha ottenuto il bianco mescolando anche due
soli colori, ed in vari modi: con l'arancione ed un azzurro intenso,
con il rosso e un azzurro debole, con il giallo ed il violetto, come
pure con altre coppie di colori intermedi. L'esperimento piu' conveniente
per ottenere cio' consisteva nel proiettare, secondo una maniera opportuna
i colori di un prisma su quelli di un altro. Poi prosegue: Ma cosa il sig.
Huyghens voglia concludere da cio', io non lo comprendeo, poiche' i due
colori erano composti da tutti gli altri e cosi' il bianco risultante, per
parlare in modo appropriato, era composto da tutti loro e soltanto
ulteriormente composto da quei due.

Ed ancora aggiunge che se Huyghens volesse concludere qualcosa
dovrebbe mostrargli come due colori semplici danno il bianco, ma anche
in quel caso Newton gli mostrerebbe che non avrebbe ottenuto un risultato
contrario alla sua teoria e dice di ricordare che una volta ha
provato a mescolare tutte le coppie
di colori semplici, e sebbene alcune di loro fossero piu' chiare e prossime
al bianco delle altre, nessuna poteva veramente essere detta di colore
bianco. Essendo pero' passati alcuni anni da quando feci questo esperimento
non ricordo bene le circostanze, e quindi consiglio ad altri di farlo
ancora.

Poi articola il suo punto di vista spiegando che se due colori semplici
desero il bianco,
questo non sarebbe contro la sua teoria perche' questo non sarebbe
lo stesso bianco, sarebbe ovvero un'altro tipo di luce e spiega in che
modo questo sarebbe possibile evidenziarlo.

Cioe' non si capisce se Newton non avesse una percezione completamente
nitida del fenomeno del metamerismo fino a quel momento, oppure se
a fronte di un'argomentazione di Huyghens che non gli appare del tutto
nitida nelle intenzioni conoscitive, voglia ribattere con un argomento
ironico, mostrando i limiti dell'impostazione di Huyghens che vorrebbe
comprendere
le proprieta' della luce dallo studio delle comuni qualita' della luce
composta,
e spingere Huyghens ad interrogarsi sulla distinzione fra luce semplice ed
omogena e luce composta (a favore di questa interpretazione in chiave
ironica
va detto che Huyghens aveva risposto alle spiegazioni
di una prima lettera che non avrebbe insistito, poiche' Newton gli appare
sostenere la teoria con un certo fervore e lui non vuole polemizzare, alche'
Newton obietta: "confesso che fu un po' spiacevole per me imbattermi in
obiezioni
alle quali era stato risposto in precedenza, senza che mi fosse data la
minima
ragione del perche' quelle risposte fossero insufficienti ")

Quello
che pero' non comprendo e' un commento degli autori del libro dove
ho letto questo. Le affermazioni di Huygens risultano particolarmente
sbalorditive, non solo perche' come dimostrera' in maniera definitiva
Helmoltz, nel 1852, il giallo e l'azzurro producono effettivamente il
colore bianco, ma soprattutto perche' esse vanno contro tutte le
concezioni sulla mescolanza sostenute nel XVII secolo. All'epoca
si crede infatti che tra la mescolanza dei pigmenti e quella dei colori
prismatici non sussista alcuna differenza, per cui si pensa che se i
pigmenti azzurro e giallo danno il verde e non il biancol lo stesso si
verifichi mescolando due identici colori dello spettro.

Allora ecco che rimango attonito. Sono andato a consultare l'Oleari,
e la legge del centro di gravita', insieme con i moderni diagrammi
cromatici a vedere se mai si verificasse che azzurro e giallo d'iride
stessero da parti opposte rispetto al bianco, e devo dire che non
sembrerebbe, in quanto a prima vista il cono del triangolo CIE 1931
che corrisponde all'azzurro finisce, se prolungato oltre il punto
equienergetico (il bianco centrale) nella zona dell'arancione. C'e'
una piccola regione, tuttavia, nei pressi del bianco in cui una sorta
di turchese chiaro potrebbe essere confuso con un azzurro e
questo, allora potrebbe dare bianco se mescolato con il giallo,
cioe' sbalorditiva sembrerebbe piuttosto la consapevolezza di Newton
che un azzurro tale che mescolato al giallo desse il bianco dovrebbe
essere un colore composto e non un colore dell'iride.

Ma siccome gli autori del commento non li faccio cosi' sprovveduti e
nemmeno Huyghens lo era, sono andato a leggere fra le righe.
C'e' sempre sull'Oleari, un discorso sui cosiddetti stimoli acromatici:
gli stimoli con cromaticita' appartenente a una opportuna zona centrale
del diagramma di cromaticita' possono essere considerati acromatici
dopo pochi minuti richiesti dal sistema visivo per adattattarsi. Quindi
possiamo concludere che non esiste un bianco assoluto.

Poi c'e' un altro discorso che riguarda il cambiamento di riferimento
(la scelta cioe' delle intensita' di base dei colori fondamentali).
Si dice allora: in particolare la specificazione psicofisica del colore
risulta inadeguata a rappresentare le differenze di colore; si verifica
infatti
che in nessun sistema di riferimento nello spazio del tristimolo
uguali distanze rappresentino uguali differenze di colere: si dice
che se la metrica dello spazio del tristimolo e' euclidea, il colore
rappresentato
in questo spazio e' a scale non uniformi. (per capire di che si parla basta,
per un aspetto, guardare un diagramma cromatico, si vede che nei pressi
del bianco i cambiamenti di colore appaiono piu' bruschi). In pratica se
vi sottopongono due tinte che sono una di un colore dell'iride ed una di
un colore altamente composto con il suo antitetico,
potreste avere difficolta' a riconoscere una variazione, specie se si parla
di
verde, che e' il colore che nel diagramma cromatico CIE 1931 ha la maggiore
estensione.

Sempre sul libro di Oleari ho trovato un discorso sulla questione dei
colori secondari, o per parlare piu' propriamente i colori superficiali.
C'e' una prima parte che e' del tutto in accordo con l'ipotesi di Newton
che le qualita' spettrali della luce sono inalterate per riflessione,
per cui si suppone che la superficie colorata riflette la luce secondo un
coefficiente che dipende solo dalla lunghezza d'onda della luce
incidente. Poi c'e' descritto un metodo, detto del doppio monocromatore,
che invece misura un fattore di radianza a due valori: per lunghezza
d'onda entrante ed uscenti differenti.


Questo mi ha entusiasmato. Perche' mi fa pensare che esistano materiali
che hanno un effetto attivo sulla luce, anche se questo e' riconosciuto
per molti materiali con risposte non lineari, o fluorescenti, quindi
fotochimicamente attivi, non conosco molti esempi
nel mondo quotidiano di questo fenomeno, anche se ho il sospetto che le
foglie degli alberi potrebbero mostrare questo fenomeno,
quindi mi chiedo esistono pigmenti chimicamente inerti capaci di riflettere
luce a frequenze differenti della frequenza della luce incidente?

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Inviato via http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Sat Mar 17 2007 - 20:00:02 CET

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