Cosa nella natura e nell'uomo rende possibile la scienza

From: Multivac85 <multivac85_at_gmail.com>
Date: Wed, 16 May 2012 16:37:27 -0700 (PDT)

Ritornando a temi in passato gi� toccati, ma su cui certo conviene
sempre ripassare, voglio condividere alcune riflessioni sulla seguente
questione: come dev'essere il mondo, e con esso l'uomo, affinch� la
scienza sia possibile? Domanda certamente filosofica, dato che si
domanda sulle condizioni di possibilit� ogni indagine scientifica, ma
la cui risposta pu� certo dare nuova luce sulla natura e i fini
dell'indagine scientifica stessa.


Cercando fra le varie visioni filosofiche del mondo e dell'uomo che si
possono avere penso che si debbano elencare le seguenti:

1) Riconoscere una autonomia alla ragione di per se stessa, a
prescindere dalla sua eventuale utilit� a risolvere problemi pratici
legati alla vita concreta, (vedere ad esempio la matematica nella
geometria euclidea, che fa s� che teoremi come quelli di Pitagora sono
saperi dimostrati per necessit� da poche premesse al contrario di
Egizi e Babilonesi nei quali la matematica era insieme di istruzioni
risolventi problemi ricavate da ripetute esperienze di casi singoli
concreti, senza certezza che altri casi concreti confermi o no tali
istruzioni).


2) Un pensiero astratto e generalizzabile che si ritiene che non fa
perdere i contatti con la realt� concreta ma che invece la fa
conoscere e approfondire molto pi� che con la semplice esperienza
(concezione di richiamo che potremmo definire platonico, e ancor prima
pitagorico, sebbene in essi c'era ancora apriorismo e svalutazione
dell'esperienza).

3)Una matematica non solamente legata alla risoluzione di attivit�
umane o a mere descrizioni di caratteristiche e posizioni di enti di
natura geografici o astronomici, ma vista come strumento allo scopo di
spiegare e prevedere l'accadere di fenomeni naturali (concezione che
si trova vagamente nelle visioni pitagoriche del mondo, tuttavia anche
qui c'� la debolezza nello svalutare il mondo sensibile come qualcosa
di meno reale del suo principio che sarebbe il numero)

4) Ritenere che l'osservazione del mondo sensibile non come qualcosa
di inutile perch� si riterrebbe il mondo sensibile non reale in quanto
mutabile e soggettivo, preferendo o un'intuizione mistica, (come in
certe visioni orientali), o una ragione indubbiamente immutabile e
oggettiva (vedi il platonismo) ma come qualcosa di dotato di una sua
legittimit� e conoscibilit� (concezione di stampo un po' aristotelico,
sebbene Aristotele non desse il valore dovuto alla matematica in ci�,
da ricordare il valore positivo del mondo visto come opera di Dio nel
cristianesimo, dove peraltro Dio � visto come personale e quindi, dato
che pu� scegliere come creare il mondo, fa s� che non si possono
ricavare le leggi sul mondo "a priori" senza prima osservarlo).

5) Ritenere che l'uomo sia mediante la conoscenza un tutt'uno con la
natura, nella sua mente l'uomo pu� concepire, non solo le singole
esperienze nel mondo, ma perfino le leggi universali che regolano
aspetti presenti in tutto l'universo (ci� fa ricordare un po' l'idea
biblica di Dio che crea l'uomo a sua immagine e somiglianza, cio� che
l'uomo comprende il mondo, perch� l'uomo ha qualcosa in comune con
l'origine del mondo, insomma in un certo senso anche la scienza � un
po' antropocentrica, nel senso che gli uomini o meglio gli esseri
dotati di ragione hanno un accesso privilegiato a comprendere la
natura rispetto ad altri esseri).

6) Il ritenere le azioni degli uomini come tendenti a un progresso, si
d� valore alle innovazioni e alle nuove conoscenze come qualcosa di
positivo da sviluppare in modo cumulativo e che si debba pensare che
ci� sia sempre possibile anche in futuro ( anche questa � una visione
che ricorda quella cristiana, che ritiene che la storia abbia un
senso, un piano per far progredire e condurre l'uomo verso una
salvezza, una realizzazione).

Che ve ne sembra di questa rassegna di possibili fattori? Sembra
quindi che le visioni del mondo greche e anche quelle cristiane
abbiano dato il loro contributo al riguardo a far s� che la scienza
sia un attivit� che si potesse fare e che avesse un suo valore, poi
certo per fare scienza occorre anche avere strumenti di misura e
quindi materiale per costruirli, poi bisogna naturalmente tenere
conto che in periodi di decadenza la gente preferiva pensare a come
sopravvivere piuttosto che a indagare sulla caduta dei gravi e cos�
via, ma questo mi pare chiaro.

Concludo con una citazione di Einstein gi� citata altrove ma che mi
piace riproporre:

http://www.science.unitn.it/~traini/didattica/articles/divulgare-insegnare.doc

(--) E veniamo al punto interessante. Lei trova strano che io
consideri
la comprensibilit� della natura (per quanto siamo autorizzati a
parlare di comprensibilit�), come un miracolo (Wunder) o un eterno
mistero (ewiges Geheimnis). Ebbene, ci� che ci dovremmo aspettare, a
priori, � proprio un mondo caotico del tutto inaccessibile al
pensiero. Ci si potrebbe (di pi�, ci si dovrebbe) aspettare che il
mondo sia governato da leggi soltanto nella misura in cui
interveniamo
con la nostra intelligenza ordinatrice: sarebbe un ordine simile a
quello alfabetico, del dizionario, laddove il tipo d'ordine creato
ad
esempio dalla teoria della gravitazione di Newton ha tutt'altro
carattere. Anche se gli assiomi della teoria sono imposti dall'uomo,
il successo di una tale costruzione presuppone un alto grado
d'ordine
del mondo oggettivo, e cio� un qualcosa che, a priori, non si � per
nulla autorizzati ad attendersi. � questo il "miracolo" che vieppi�
si rafforza con lo sviluppo delle nostre conoscenze.
� qui che si trova il punto debole dei positivisti e degli atei di
professione, felici solo perch� hanno la coscienza di avere, con
pieno
successo, spogliato il mondo non solo degli d�i (entg�ttert), ma
anche
dei miracoli (entwundert). Il fatto curioso � che noi dobbiamo
accontentarci di riconoscere "il miracolo" senza che ci sia una via
legittima per andare oltre. Dico questo perch� Lei non creda (--)che
io
� fiaccato dall'et� � sia ormai facile preda dei preti.
Cari saluti a tutti voi,
Suo
A. Einstein

Ciao.
Received on Thu May 17 2012 - 01:37:27 CEST

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