Campo elettrico "secondo Feynman"

From: Gaetano <gaetano.passarelliNOSPAM_at_inwind.it>
Date: Fri, 10 Nov 2006 17:52:22 GMT

Salve a tutti,
confesso che non sapevo bene quale oggetto dare alla mia richiesta,
cosi' mi sono lasciato tentare; ho citato Feynman sperando di
"catturare" piu' lettori possibili :)

La questione e' la seguente.

Nelle sue lectures, Feynman, cominciando a trattare la radiazione
elettromagnetica, introduce l'equazione del campo elettrico generato
da una carica in moto qualsiasi. Nell'edizione (anni 60-70) che ho io
e' l'eq (28.3) del volume I-2.

Dice che l'equazione e' molto complessa ma che lui la cita per far
intuire la bellezza della natura (piu' o meno il concetto e' quello).

In tale equazione si vede distintamente che esistono tre termini
caratteristici.

#1 in cui compare il versore er', orientato dal punto di misura del
campo _verso_ la posizione apparente della carica in moto

#2 in cui compare la derivata prima (rispetto al tempo) di er'

#3 in cui compare la derivata seconda (rispetto al tempo) di er'

Poi Feynmann dice che i primi due termini vanno come 1/r^2 (con r
distanza carica-punto, P, in cui "misuro" il campo E), mentre il
secondo va come 1/r.

[La prima domanda banale (non e' questo il punto per me importante, ma
mi piacerebbe comunque avere conferme), e' come si puo' dimostrare che
i termini hanno devvero gli andamenti descritti.]

Detto questo, Feynamnn si concentra solo sul terzo termini, in quanto
e' l'unico responsabile della radiazione elettromagnetica, per come la
si intende classicamente.

Nulla o quasi dice sui primi due.
Qui, allora, chiedo aiuto a voi :)
La seconda domanda, infatti, quella per me *centrale*, e' la seguente.

Si trova spesso scritto (in ambito misuristico) che per la misura dei
campi elettromagnetici si deve distinguere in quale zona di campo ci
si trova. Viene introdotta cosi' la zona di campo vicino, quella
intermedia e la zona di campo lontano (quella in cui esiste il campo
elettromagnetico irradiato).

[Ovviamente "vicino" e "lontano" dipendono dalla lunghezza d'onda
considerata, per cui, ad esempio, nel caso degli elettrodotti eserciti
a 50 Hz, avendo questi lunghezza d'onda di 6000 km, siamo sempre in
zona di campo vicino.]

In ogni caso poi si aggiunge (a mia esperienza *sempre* senza
giusticazione adeguata), che nella zona di campo vicino, il campo
magnetico ed il campo elettrico possono essere considerati
indipendenti l'uno dall'altro e si *devono* misurare entrambi,
separatamente (al contrario della zona di campo lontano in cui sono
un'unica entita', chiamata campo elettromagnetico), non essendo
possibile ricavare l'uno dall'altro.

Immagino che la spiegazione fisica possa essere ricavata
dall'equazione citata all'inizio; in particolare il fatto che esistano
due termini proporzionali ad 1/r^2 (quindi predominanti in zone
vicino, r<1) ed uno termine proporzionale ad 1/r (quindi predominante
in zone lontano, r>1), farebbe intuire qualcosa (almeno a me).

Quello che non riesco a capire e' come da cio' si possa giungere alla
conclusione che i campi E e B, di fatto, non sarebbero mutuamente
influenzati "nei pressi" delle loro sorgenti.

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggermi fin qui.
E ancor di piu' a chi vorra' chiarirmi le idee :)
Gaetano
Received on Fri Nov 10 2006 - 18:52:22 CET

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