Re: riscaldamento: caldo secco e caldo umido
Soviet_Mario ha scritto:
> Mino Saccone ha scritto:
[snip dom. OP]
> ciao.
> Hai dato un'ottima risposta tecnica e oggettiva,
Condivido in pieno.
> e probabilmente
> aggiunger� solo considerazioni piuttosto soggettive.
> Da parte mia, intanto ho qualche dubbio sulla stessa premessa
> (la domanda) per come � posta, nel senso che il caldo secco � da
> quantificare.
> Ma cmq, prendendolo per buono, una certa differenza (o forse
> gran parte), imho � anche percettiva, in particolare se ci si
> riferisce alle vecchie stufe, in ghisa o pietra, e non tanto a
> quelle a ventilazione forzata e internamente in refrattario.
> Ebbene, a parit� di KWh immessi, la temperatura superficiale di
> una stufa � parecchio maggiore di quella del termosifone, e in
> effetti la stufa (in ghisa o pietra) scalda molto in maniera
> diretta, radiante, il corpo, e non solo indirettamente per via
> convettiva.
Il discorso mi torna perfettamente, anzi, complimenti per
l'acuta osservazione (!); volevo solo aggiungere che nella
situazione che descrivi sopra prevale (e di molto)
una situazione di non equilibrio. Ovviamente, pian piano
la distanza tra non eq. ed equilibrio (se cosi' si puo' dire)
tendera' a ridursi, ma molto poco in questi casi dato che
T_stufa >> T_ambiente, anzi, quando ci si arrivasse,
basterebbe mettere in stufa una quantita' di legna solo
'di mantenimento' per compensare le perdite verso l'esterno;
ma suppongo che alla situazione di eq. termico non ci si
possa arrivare per ovvi motivi (sempre in riferim. al caso che
descrivi, anche sotto).
> Ora l'effetto "cutaneo" � molto diverso, la nostra percezione
> del calore infrarosso � proprio di calore secco. A me (ho una
OK, cmq un 'raggio IR' dovrebbe avere un intervallo di
penetrazione (corporea) un po' maggiore di un 'visibile';
ovviamente cio' dipende dalla frequenza, ma ricordo di
aver visto 'lampade IR' destinate a sostituire la chioccia
nella cova delle uova in allevamenti industriali (relata refero).
Se nel caso che descrivi parli di ''cutaneo'' e' perche' la
differenza di T e' cosi' notevole; abbassandola di molto
(mantenendo pero' il flusso energetico costante, ammesso
che si possa, per es. aumentando la superficie radiante),
diciamo fino a portare tale diff. a ca. 10-20 gradi (a naso),
immagino che ci si debba sentire riscaldati anche 'dentro',
almeno in parte. Cio', per un altro verso, mi fa tornare in
mente una storia sugli uomini dentro i sommergibili, la
quale non so se sia vera o meno, ma di sicuro da qualche
parte la lessi. Si diceva (se ben ricordo) che la temperatura
minima per non avvertire il disagio del freddo era in tali casi
molto maggiore di quella cui siamo avvezzi nelle nostre case;
cio' veniva spiegato col fatto che una buona parte di 'energia
termica' dei (corpi) se ne andava, per irraggiamento, verso
le pareti permanentemente fredde per conduzione con l'esterno.
> stufa in ferro senza alcun coibente, e diventa anche rossa), ad
> es. capita di non poterci stare vicino anche se magari in stanza
> ci sono ancora 12-15 gradi, e se mi tolgo il pile sento pi�
> caldo che se resto ben coperto e isolato. La sensazione � di
> caldo secchissimo, bruciante, anche se magari ancora l'umidit�
> relativa � alta. La pelle irradiata direttamente asciuga, pure i
> panni stesi davanti asciugano.
Si', trovo il tutto molto plausibile.
Comunque, specialmente se poco vestiti, e a parita'
di altre condizioni (in particolare stessa T), entrando
in un generico ambiente si ha maggior sensazione
(soprattutto inizialmente) di caldo (o di freddo) tanto
piu' quanto piu' e' alto il tasso di l'umidita': le molecole
di acqua che evaporano e condensano accelerano il
processo di equalizzazione di T.
> ciao
> Soviet
Ciao
Patrizio
Received on Fri Nov 10 2006 - 19:17:54 CET
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