Mino Saccone ha scritto:
>
> Una prima considerazione:
> Un sistema meccanico che ha un'organo a cui posso applicare una potenza e
> un'altro da cui posso estrarne almeno una parte, non "sa" se il primo detto
> e' "primario" e il secondo detto e' "secondario" non ha quindi "nozione" di
> "moto diretto" e di "moto retrogrado".
>
> Prendiamo una scatola nera da cui escono due alberi. Ne dipingiamo a caso
> uno di rosso, l'altro di verde. Applichiamo una certa potenza all'albero
> rosso e misuriamo quella che esce dall'albero verde. supponiamo che sia
> p.es. meta' di quella fornita.
>
> Se ora rovesciamo le cose applicando potenza all'albero verde, dall'albero
> rosso puo' uscire: piu' di meta', meno di meta' o puo' addirittura succedere
> che io non riesca neppure a muovere l'albero verde.
>
> Se p.es il meccanismo interno fosse una vite senza fine (assai arrugginita)
> con la vite sull'albero rosso e la corona su quello verde, e' probabile che
> siamo nel terzo caso (tutto bloccato) se tentiamo di muovere dal lato verde.
> Ho detto "probabile" perche' il rendimento "retrogrado" dipende dall'angolo
> della vite e della corona.
> Se, al contrario, la vite fosse molto ben lubrificata, ma posta sull'albero
> verde e la corona su quello rosso, e ancora, muovendo il rosso avessimo 0,5
> di rendimento, e' chiaro che, scambiando gli assi, il rendimento si
> avvicinerebbe invece sensibilmente all'unita'.
>
> Spero che tutto questo discorso non sia stato troppo nebuloso. Voleva solo
> fornire un esempio per esprimere quanto segue:
>
> Moto diretto o moto retrogrado sono "comodita' umane" che nulla hanno a che
> vedere col meccanismo in esame. Chiamiamo diretto cio' che riguarda il
> "principale utilizzo" (il motore che spinge l'automobile), chiamiamo
> "retrogrado" il modo di funzionare minoritario o addirittura eccezionale (il
> motore usato come freno in decelerazione o in discesa), ma il meccanismo in
> se' (cambio+differenziale) e' indifferente a questa classificazione.
Dal punto di vista ingegneristico la differenza c'e' eccome, ti faccio
due semplici esempi:
- una carrucola ruotante attorno ad un'asse fisso, sulla quale e'
avvolta una fune per il sollevamento di un carico .
- un piano inclinato sul quale e' appoggiato un grave da spostare.
In entrambi i casi si ha una forza resistente ed una forza motrice che
serve a spostare la forza resistente.Supponiamo, partendo da una
condizione di funzionamento a regime, di diminuire l'intensita' della
forza motrice.Puo' accadere, a seguito della riduzione, che la macchina
si arresti e si metta di nuovo in movimento in senso opposto a quello
normale, sotto l'azione della forza resistente che e' divenuta
motrice;oppure puo' accadere che il sistema, arrestatosi per la
diminuzione della forza motrice, rimanga in quiete, comunque si riduca
il valore della forza motrice, fino anche al suo completo annullarsi.E'
probabile che la carrucola (meccanismo con rendimento molto elevato) si
comporti come nel primo modo, mentre il piano inclinato potrebbe
comportarsi come nel secondo modo.In ingegneria (specialmente nella
meccanca applicata alle macchine), quando si verifica una situazione del
primo tipo, si dice che il sistema ammette "moto retrogrado".O in altre
parole, come ho specificato nell'altro mio post, si definisce "moto
retrogrado" il moto inverso che si innesca spontaneamente in una
macchina, quando la forza -motrice nel moto diretto- diminuisce di
intensita', senza cambiare direzione ne' verso.
>
> Ne consegue che la regola che tu hai citato non ha senso nella quasi
> totalita' dei casi.
E' invece un principio di progettazione molto usato nelle macchine,
specialmente per garantirne un ottimo grado di sicurezza.Per darti
un'idea:ad esempio, nella progettazione di sistemi di sollevamento (di
qualsiasi tipo:paranchi, ascensori etc...) oltre a dover essere presenti
tutti i sistemi di sicurezza possibili (freni a quant'altro), in genere
la macchina e' sempre progettata in modo che se per qualsiasi motivo
dovesse mancare la forza motrice (durante il sollevamento appunto) non
possa in nessun caso instaurarsi il moto retrogrado e quindi la caduta
accidentale di cio' che si sta sollevando (anche nel caso che i sistemi
frenanti siano danneggiati o difettosi).Purtroppo alcune volte cio' non
avviene.
>
> E' facile peraltro dimostrare che una coppia di ingranaggi riducente
> (maggior coppia, minor velocita') peggiora il suo rendimento se usata
> all'opposto. E, di solito, i meccanismi "a ridurre" (vite senza fine in
> testa) hanno un rendimento migliore dei loro opposti. Da qui la regoletta
> che contiene questo strano 0.5 del tutto arbitrario.
La dimostrazione analitica l'ho data nell'altro mio post.Lo 0,5 si
ottiene considerando x prossimo ad 1, ovvero L'p quasi uguale ad Lp,
cosa che non e' affatto arbitraria, ma che e' stata appurata dai piu'
precisi ed attenti studi di tribologia e che ormai viene data per
assodata, fatto salvo casi particolari da valutare di volta in volta.
ciao
Received on Sat May 20 2006 - 15:00:44 CEST
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