Il 15 Mag 2005, 20:53, Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it> ha scritto:
> kikko ha scritto:
> > ...
> > Una cosa per� mi preme anche dire: � noto che alla teoria della
> > relativit� non � arrivato solo Einstein. Nello stesso periodo (pi� o
> > meno, � chiaro che non esiste un'ora e un giorno in cui si "crea"
> > un'idea) un altro grande era arrivato alle stesse conclusioni:
> > Poincar�. Tant'� che � stato proposto per il Nobel a suo tempo, ma
> > come si sa per questo premio non si era del tutto decisi su chi darlo.
> > Infatti ad Einstein non fu poi dato per la teoria della relativit�.
> Non conosco tanto bene Poincare', quindi prendi quello che dico con
> qualche cautela.
> Ma da cio' che ho letto direttamente o indirettamente, non mi pare
> che si possa parlare di un Poincare' "arrivato" alla relativita'.
> Che abbia scritto le trasf. di Lorentz nn basta: e' essenziale
> l'interpretazione che ne dava. E a me pare che fosse rimasto a quella
> lorentziana.
Non voglio ripronciarmi su quello che ritengo Poincare' avesse
compreso della teoria della relativita' ne' sul quadro in cui la sua
prudenza trovava conforto e le sue ipotesi trovavano un limite
che Einstein non conosceva. Riassumo pero' brevemente la mia
posizione: Poincare' aveva compreso che un ampio quadro di
fenomeni trovava una descrizione piu' semplice muovendo da
nuove premesse. E che queste nuove premesse guidavano a
congetturare nuovi fenomeni estranei al dominio della meccanica
classica. Tuttavia non riteneva che questo inficiasse la meccanica
classica e riteneva invece che tutte le descrizioni di fenomeni classici
avrebbero
conservato la loro coerenza. Poincare' non aveva pero' minimamente
colto le premesse che avrebbero condotto Einstein alla formulazione
della relativita' generale. Quello che Einstein stava elaborando
parallelamente ad Hilbert era fuori del suo riferimento teorico.
Le concezioni geometriche di Riemann non avevano riscosso in
Francia il successo che avevano riscosso le ricerche di Klein. Lo
stesso Sophus Lie aveva trovato nella scuola francese l'indifferenza
per tutto cio' che rischiava di indeboliva la presunta cartesianita' del
mondo, resistenza estesa, nella scuola geometrica francese, verso
un mondo mobile e fluente, quanto incerto, ed ondoso, come quello che
amavano gli analisti berlinesi da Fuchs a Frobenius, a Pfaff, e che in vero
non aveva lasciato indifferente lo stesso Cartesio e nemmeno i fisici e gli
ingegneri dell'Ecole, da Lagrange a Fourier, il mondo dei meccanici celesti
e dei matematici post rivoluzione era pero' di altra pasta. Cauchy fu un
baluardo contro ogni "orangismo" e contro ogni forma di "curiosita'"
che odorasse di "protestantesimo". Abel trovo' spazio negli
albi del politecnico francese, che aveva stimato ed adorato, solo
da morto. Poincare', quindi, non era solo in questa resistenza, ma aveva
una tradizione alle spalle, ed era consapevole di questo, nel 1910:
"Le teorie scientifiche sono come gli imperi: il loro domani e' incerto.
Se ve n'era una che sembrava al riparo dalle ingiurie del tempo, questa
era, senza dubbio, la meccanica newtoniana: pareva incontestata, era
un monumento imperituro; ma ecco che a sua volta, questo monumento
non dico sia crollato -questo sarebbe prematuro- ma ha comunque subito
una forte scossa. E' sottoposto agli attacchi di grandi demolitori: ne avete
uno
in mezzo a voi, il professor Max Abraham; un altro e' il fisico olandese
Lorentz".
Quindi profeticamente:
" Se tuttavia, fra qualche anno, la sua rivale dovesse trionfare, mi
permetto di
segnalare alla vostra attenzione una trappola pedagogica nella quale non
mancheranno di cadere molti insegnanti, perlomeno in Francia. Nello spiegare
la meccanica elementare ai propri studenti, per questi docenti non vi sara'
nulla
di piu' urgente che insegnare che quella meccanica ha fatto il suo tempo,
che
e' stata ormai sostituita da una nuova meccanica nella quale le nozioni di
massa
e di tempo hanno un significato del tutto diverso: guarderanno dall'alto in
basso
questa meccanica sorpassata che i programmi li obbligano a insegnare e
faranno
percepire ai loro allievi tutto il disprezzo che nutrono nei suoi confronti.
Sono
convinto, tuttavia che questa meccanica classica cosi' disdegnata sara' in
futuro
tanto necessaria quanto lo e' oggi e che chi non la conoscera' a fondo non
potra' comprendere nemmeno la nuova meccanica".
Non e' forse il caso di molti insegnanti odierni e molti loro allievi?
Posso forse tirarmi fuori da questa considerazione?
Spero.
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http://arianna.libero.it/usenet/
Received on Mon May 16 2005 - 17:04:04 CEST