Re: Gravità: l’analogia “Spaziotempo curvo // Piano elastico deformato dalla massa”

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Date: Mon, 16 Dec 2019 12:15:04 +0100

Impossibile seguire tutta la discussione. Quindi debbo limitarmui a
sintetizzare il mio punto di vista su alcuni dei punti toccati.

1. Non credo che si possa asserire in generale che una grandezza fisica
è definita dallo strumento di misura.
In alcuni casi è vero, in altri una grandezza acquista senso in un
complesso schema teorico, in altri è profondamente radicata
nell'esperienza comune, da cui viene "distillata" una teoria e un
concetto.

2. Nel caso del tempo direi che siamo nel terzo caso.
Mi pare abbiate sottovalutato (non proprio trascurato) l'enorme peso
che hanno su tutti gli esseri viventi sulla Terra (piante incluse,
figurarsi gli animali) l'avvicendarsi giorno/notte e il ciclo delle
stagioni.
La specie Homo sapiens si è quindi evoluta con questo bagaglio già
profondamente insito nella sua costituzione, abiti, riflessi, ecc.
Una concezione ciclica del tempo era inevitabile e si ritrova in tutte
le testimonianze che abbiamo da quando esiste la scrittura.
Già in tempi molto antichi (Babilonesi) si sarebbe tradotta in schemi
assai sofisticati: pensate ad es. al saros come multiplo comune
dell'anno solare e del mese lunare, usato per prevedere le eclissi.
Al tempo stesso doveva combinarsi con questa struttura teorica la
nozione, anch'essa comune, di un'evoluzione lineare, prima di tutto
degli individui - nascita, sviluppo, morte.

3. Per la misura del tempo gli strumenti avevano quindi importanza
solo per i sottomultipli del giorno, e fino a tempi recenti non ci si
poté liberare della variabilità di durata del ciclo giorno/notte.
Quando mi misi al lavoro sul "Sidereus Nuncius" una difficioltà che
dovemmo superare fu convertire in tempi costanti le indicazioni di
Galileo, che misurava le ore della notte a partire dal tramonto (la
cosidetta "ora italiana").

4. L'osservazione che quando si salta da un ordine di grandezza
all'altro le procedure di misura e quindi la definizione operativa di
una grandezza diventano problematiche, e non si può fare senza una
comune base teorica, è almeno di Bridgman ("La logica della fisica
moderna").
E' vero che questo accade per tutte le grandezze, ma sicuramente il
salto è particolarmente grande per spazio e tempo.
La scala delle distanze astronomiche è un esempio evidente e
impressionante.
Uno dei meriti del PSSC era di mettere in primo piano questo aspetto.
Esperimenti sulla misura di piccole grandezze spaziali (frazioni di
mm) e di grandezze molto maggiori (centinaia di metri) fatte con
diversi strumenti.
Nell'edizione inglese c'erano almeno tre films sul tempo:
- Time and clocks
- Short time intervals
- Long time intervals.
Mi pare che solo il primo e il terzo furono tradotti.
Ben poco di ciò è sopravvissuto nella didattica secondaria della
fisica, almeno in Italia.
          

-- 
Elio Fabri
Received on Mon Dec 16 2019 - 12:15:04 CET

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