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From: Tetis <gianmarco100_at_inwind.it>
Date: Thu, 16 Dec 2004 11:43:03 GMT

                    Il 16 Dic 2004, 01:57, "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_comeg.it> ha scritto:
> "Tetis" <gianmarco100_at_inwind.it> wrote in message

Devo necessariamente rispondere antologicamente alle tue
lettere. Troppo lunghe per essere considerate nella loro
interezza.

Da una parte inizi proponendo di discutere il punto iniziale poi per� ti
lanci in
una discussione differente.

> Bruno wrote:

> per non tenere troppi punti aperti proverei
> intanto a chiudere quello da cui tutto aveva avuto origine. Se ci si
riesce
> (se proprio non a chiuderlo almeno a comporlo in una maniera accettabile)
>
> Il punto da cui tutto ha avuto origine e' il seguente:
>
> C parte dal punto A del riferimento AIB. Alla partenza l'orologio di C
segna
> 0 cosi' come l'orologio di A. Nel riferimento AIB gli orologi si sono
> sincronizzati tramite relazione standard, cioe' assumendo la velocita'
della
> luce di andata uguale a quella di ritorno (e uguale anche, ovviamente,
alla
> velocita' di andata e ritorno la quale e' un ente misurabile).

[...]

> Passo a spiegare i rattoppi che a me sembrano necessari.
> Uno che volesse capire il fenomeno,

[...]

> potrebbe chiedere spiegazioni sulla procedua di sincronizzazione
> dell'orologio B.


> La risposta sarebbe:
> B sta segnando l'istante tB perche' un fascio di luce, che era partito da
A
> esattamente nell'istante in cui da li' era partito anche C, ha raggiunto B
> in un certo istante, in quell'istante B ha settato il suo l'orologio
> all'istante L/c (dove L e c, entrambi enti misurabili, sono
rispettivamente
> la distanza AB e la velocita' della luce di andata e ritorno);


No la sincronizzazione era stato stabilito che avvenisse in un altro
modo: un lampo di luce parte dal punto medio di AB che � il punto
I ed il tempo parte sia per A che per B quando A e B ricevono la
luce da I. Le distanze fra A, I e B possono essere misurate per
mezzo di metri. E quindi dobbiamo ammettere come base la
non convenzionalit� della geometria euclidea, ma sul concetto
di trasporto, di trasporto parallelo, e di uguale distanza come
sai si potrebbe avviare un altro immenso dibattito. Ad ogni modo
pure ammessa la geometria euclidea rimane la scelta convenzionale
che la velocit� della luce, che usiamo per sincronizzare gli orologi
sia uguale in tutte le direzioni. Potremmo dire che questo � un
assioma aggiuntivo. E su questo assioma costruire la geometria
di Minkowsky. Ha la stessa forza implicita del dire che un metro
campione a Berlino, a Mosca, a Washington ed alla capanna
Scott della stazione italiana in Antardite del PNRA siano sempre
lunghi uguali. Assumiamo questo come definizione di lunghezza.
Noi sappiamo che questa definizione di lunghezza potrebbe
confliggere con la definizione basata sulla misura di precisione
del tempo di andata e ritorno di un flash ottico, senza alcuna
violazione del principio di equivalenza forte. E questo perch�
la terra � un riferimento accelerato. Mentre scegliamo non solo
il principio di equivalenza forte ma anche il principio di isotropia
della velocit� della luce. E' una scelta convenzionale e voglio
credere in questa convenzionalit� senza cercarne ulteriori dimostrazioni,
perch� questa scelta di chiusura? Perch� noi ad oggi non sappiamo
abbastanza fisica da poter discutere serenamente e completamente
se veramente questa convenzione pu� essere consistente con
tutti i fenomeni. Figurarsi uno studente che sta iniziando a studiare
adesso l'argomento. Puoi inventare tanti altri modi per verificare questa
convenzione. Usare masse dotate di impulso, sperare che la misura
dell'impulso sia in qualche modo slegata dalla velocit� della luce,
ma noi non sappiamo quale sia l'origine dell'inerzia e quindi non
possiamo stabilire se questo � vero oppure � vero il contrario.
Per fare dei ragionamenti al riguardo occorre stabilire un quadro
teorico ipotetico. E questo quadro ipotetico deve partire dal richiedere
alcune simmetrie.
 
> "Ho provato ad inventarmi una situazione che credo abbia le stesse
> implicazioni del paradosso dei gemelli nel quale non mi pare si
introducano
> asimmetrie, e nel quale si utilizza solo ed esclusivamente il moto
> rettilineo uniforme."
> Se si parte da queste premesse, a mio modo di vedere, ci si prepara ad
> aprire il fianco a una schiera di crank e sono necessarie spalle ben
solide
> per reggere all'urto di quelli piu' agguerriti. Cioe', se uno sta cercando
> di capire, e' bene, secondo me, farlo subito partire da premesse diverse.

E queste premesse io credo che non esistano. Perch� come ho
detto � ripeto la questione della convenzionalit� si chiude entro
un certo quadro ipotetico a favore in un altro quadro ipotetico
contro, e rimane aperta in altri quadri ipotetici, tutti basati sugli
stessi fatti spiccioli. Non solamente, occorre una
solidit� matematica di altro spessore per affrontare questi intriganti
discorsi che proponi. Occorre essere aperti ad una riformulazione
n� riemanniana n� pseudo-riemanniana della geometria in modo
da costruire le deduzioni in maniera coerente senza vizi logici che
nascondono le conclusioni nelle premesse costruttive del mondo
logico matematico. E' qualcosa di difficilissimo.

> Ciao.
> --
> Bruno Cocciaro
> --- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
> --- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
> --- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (G. Apollinaire)
>
          

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Received on Thu Dec 16 2004 - 12:43:03 CET

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