Alex ha scritto:
> Cio� se varia il campo ci sar�, nel famoso ultimo metro di filo, un
> accumularsi ed un "rarefarsi" alterneto di cariche?
Infatti. Ormai te l'abbiamo detto in parecchi :)
> w cos'�?
Scusa, pensavo fosse ovvio. E' la frequenza (angolare) detta anche
"pulsazione".
> Ma aspetta, io mi riferivo ad un effetto jopule legato al movimento
> delle cariche nella fase a circuito aperto e non chiuso.
Anch'io.
> Ecco, io capisco la capacit� riferita al singolo conduttore "filo di
> fase", cio� al rapporto Q/V. Fornisco delle cariche al mio metro di
> filo e vedo di quanto varia il potenziale. Ma foprse in fondo ora
> capisco anche quello che dici tu parlando di fase e neutro come due
> armature, in quanto anche i corpi isolati carichi possono essere visti
> come condensatori con l'altra armatura all'infinito. Mi sbaglio oppure
> realmente parlavi di un campo elettrico tra fase e neutro? Cio�:
> l'armatura a infinito non risente del campo elettrico del corpo
> carico, mentre il neutro "a contatto "con la fase s�!
Sono io che non capisco che idea hai di un condensatore.
Neutro e fase _sono_ un condensatore!
La definizione ideale di condensatore sarebbe una coppia di conduttori
cosi' disposti che le linee di forza elettrica vanno tutte da uno
all'altro.
Due fili paralleli vanno benissimo.
> Ultime due cose: penso al campo elettrico (che nello spazio me lo
> immagino, ma la cui rappresentazione mentale mi sfugge in un filo) che
> a distanze sempre maggiori diviene sempre meno intenso (per la legge
> di Coulomb) ed immagino che se cos� fosse forse nei fili di casa
> arriverebbe un campo impercettibile (e questo prescindendo dalla
> resistenza del filo...parlo solo di attenuazione con la distanza dalla
> sorgente).
Ma perche'?
Pensa per cominciare al caso di potenziale costante (corrente continua).
Ogni filo e' equipotenziale, quindi la d.d.p. sulla presa di casa e'
uguale a quella alla sorgente.
Nel caso di corrente alternata questo non e' piu' esattamente vero,
anche a circuito aperto, per le ragioni che ho tenato di spiegare
nell'altro post (resistenza e induttanza dei fili) che pero' contano
pochissimo a queste frequenze.
> Per� nel filo ci sono elettroni mobili, quindi nel primo metro alcuni
> elettroni vengono spinti verso il secondio metro, Ora questo secondo
> metro per me riceve non solo il campo del polo del generatore (a cui �
> attaccato il primo metro), ma subisce anche il campo prodotto dagli
> elettroni che si sono accumulati verso di lui. E cos� via....Per me
> questo � - intuitivamente - il modo in cui si riesce ad avere un campo
> apprezzabile dietro la mia presa. Insomma � come se lo spostamento di
> cariche non fosse solo effetto del campo, ma anche "motivo di
> rigenerazione" almeno parziale dello stesso. Non so se sono riuscito a
> comunicarti quanto intuisco (una sorta di domino), ma se mi sono
> spiegato, magari prova a riespormi il concetto in maniera rigorosa.
Credo di capire, e potrei anche dire che e' giusto.
Salvo che non si capisce bene perche' ci sia comunque una velocita' di
propagazione finita (anche se altissima).
Si potrebbe pensare all'inerzia degli elettroni, ma invece non e'
questo che conta, almeno non alle frequenze di cui ci occupiamo.
Conta invece che mettere in moto gli elettroni significa avere una
corrente, quindi un campo magnetico; e questo richiede energia.
Percio' la corrente non si puo' stabilire istantaneamente.
D'altra parte la corrente ci vuole per portare le cariche necessarie a
produrre la d.d.p. un po' piu' avanti; ne viene cosi' un gioco di
reciproco scambio tra campo magnetico ed elettrico, ossia la
propagazione di un'onda nello spazio tra i due fili, che avviene a
velocita' c.
Non sarebbe difficle mettere il tutto in equazioni, ma non so se
riusciresti a capirle (eq. alle derivate parziali)...
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Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
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Received on Tue May 18 2004 - 20:41:37 CEST
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