Gli universi paralleli sono un dato di fatto

From: Paolo Cavallo <paolo.cavallo_at_iperbole.bologna.it>
Date: Mon, 02 Jun 2003 06:05:35 GMT

Salve a tutti.

Sto leggendo l'articolo di Max Tegmark, "Parallel Universes"
nel numero di maggio di Scientific American, e sono molto
perplesso. Be', perplesso non e' la parola giusta. Questa
non solo non e' lo Sci.Am. che conoscevo io (ho appena
rinnovato l'abbonamento...), questa non e' nemmeno quella
che chiamavo fisica. OK, e' divulgazione, ma Sci.Am. non e'
Focus e Tegmark non e' Piero Angela.
Mi chiedo se qualcuno di voi ha sottomano lo stesso articolo
e se prova sentimenti simili ai miei.
Nell'articolo in questione, Tegmark presenta un modello di
realta' a universi paralleli attingendo dalla teoria della
inflazione e dall'interpretazione a molti mondi della MQ. La
tesi fondamentale e' che l'esistenza di tali universi va
considerata un'affermazione sensata dal punto di vista della
fisica, perche' testabile.
In cosa consiste la testabilita'?

Leggiamo a pp.32-34:
"Lo schema del multiverso di livello 1 [PC: cioe' simile
agli universi multipli previsti/permessi da alcune teorie
inflazionarie] e' usato abitualmente per valutare teorie in
cosmologia moderna, anche se di rado la producedura viene
esplicitamente indicata come tale. [...] Quando i cosmologi
dicono che hanno escluso il modello sferico con un 99,9% di
affidabilita', cio' che vogliono dire davvero e' che, se il
modello fosse vero, meno di 1 su 1000 dei volumi di Hubble
esibirebbero il tipo di segnali che osserviamo.
  La lezione e' che la teoria del multiverso puo' essere
sottoposta a test e falsificata anche se noi non possiamo
vedere gli altri universi. La chiave e' nel predire cosa sia
l'insieme degli universi possibili e specificare una
distribuzione di probabilita', o quella che i matematici
chiamano una 'misura', sull'insieme. Il nostro universo
dovrebbe apparire come uno dei piu' probabili. In caso
contrario (se, secondo la teoria del multiverso, viviamo in
un universo improbabile) allora la teoria e' nei guai."
Io confesso di non capire in cosa consiste il test. OK, si
applica la statistica, e le tecniche abituali degli
insiemi statistici, all'universo. Questo basta a dire che
esiste l'intero insieme statistico?

Piu' avanti (p.36) Tegmark discute il principio antropico,
che probabilmente conoscete gia'. A proposito dei valori
delle costanti fondamentali, fa notare la solita faccenda
dell'accordo fine fra il loro valore e le condizioni per
l'esistenza di vita intelligente. Presenta allora l'analogia
che segue:
"Supponiamo di scendere in un hotel, di ricevere la camera
1967 e di notare che questo e' il nostro anno di nascita.
Che coincidenza, dite. Dopo un momento di riflessione, in
ogni caso, concludete che la cosa non e' cosi' sorprendente,
in fin dei conti. L'hotel ha centinaia di camere, e a voi
non sarebbero neppure venuti in mente questi pensieri se
foste stati assegnati a una camera il cui numero per voi non
significava nulla. La lezione e' che anche se non sapete
nulla sugli hotel, per spiegare la coincidenza potete
inferire l'esistenza di altre camere."
A parte la vaghezza dell'analogia, questa non e' una
situazione opposta a quella del brano precedente? Perche'
ora arriviamo alla conclusione che esistano infiniti
universi per spiegare una coincidenza improbabile, mentre
sopra si giustificava la stessa previsione in base al fatto
che il nostro risulta uno degli universi piu' probabili?
Di nuovo: qualcuno sa illuminarmi?

Ciliegina sulla torta: l'interpretazione a multi universi
della MQ. Tegmark la presenta come l'unica via di uscita
dai problemi dell'interpretazione standard, a suo dire
abbandonata negli anni "da molti fisici", passati sotto le
bandiere della teoria dei molti mondi. Piu' che un articolo
scientifico, sembra un lavoro di propaganda.

Capisco che il mio sia piu' uno sfogo che un messaggio che
presenta "problemi ben posti". Spero comunque che qualcuno
di voi abbia accesso all'articolo e voglia discuterne.

Salve a tutti,

Paolo Cavallo
Received on Mon Jun 02 2003 - 08:05:35 CEST

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