On Feb 26, 4:05�pm, Cipo <utxc..._at_gmail.com> wrote:
> Il 25/02/2011 15:20, Luciano Buggio ha scritto:
>
>
>
> > Io ho chiesto a pi riprese:
> > ---------
> > I bosoni (per es. il bosone di Higgs, mediatore della massa, ed i
> > bosoni
> > vettori intermedi W e Z, mediatori della forza debole), sono o no
> > particelle virtuali?
> > E se lo sono, se sono artifizi matematici, che senso ha cercare di
> > rivelarle?
> > ----------
>
> > E non ho ottenuto risposta
>
> > Qualcuno mi risponde qui, per favore?
>
> > Luciano Buggio
>
> per se non sbaglio le particelle virtuali sono altre, tipo i fononi, o
> le coppie del vuoto quantistico... le mediatrici non fanno parte delle
> particelle virtuali...
I fotoni esistono, i fotoni virtuali no. Pero' una tecnica matematica
utilizza la descrizione dell'interazione tra, diciamo, due elettroni,
mediante lo scambio di "fotoni virtuali". Il fatto che ci sia questa
tecnica matematica non implica che ci debbano essere anche le
particelle virtuali, tanto e' vero che le stesse cose si possono
descrivere anche *senza* particelle virtuali.
In generale, ogni campo di forze possiede, una volta quantizzato, dei
quanti di eccitazione che sono oggetti reali: il campo
elettromagnetico quantizzato possiede eccitazioni che si chiamano
"fotoni", il campo della forza forte possiede eccitazioni che si
chiamano "gluoni", quello della forza debole ha come quanti di
eccitazione i "bosoni W e Z". Queste sono tutte particelle *reali*.
Le interazioni tra particelle si possono descrivere mediante i campi,
ad esempi l'interazione tra elettroni si descrive mediante il campo
elettromagnetico, quella tra quark mediante il campo della forza
forte, quella tra (per es.) un elettrone ed un neutrino mediante il
campo dell'interazione debole.
Una descrizione *alternativa* e *non necessaria* dell'interazione le
particelle di cui sopra, fa uso di oggetti che vengono chiamati
"particelle virtuali", che pero' in realta' non esistono (vedi esempio
sopra dei fotoni virtuali).
Ti faccio una metafora: se tu poni una carica elettrica, per esempio
un protone, vicino ad una lastra di metallo scarica, questa si
polarizza per induzione elettrostatica ed esercita una forza elettrica
sull'elettrone: gli elettroni di conduzione nel metallo si avvicinano
alla regione della lastra che e' piu' vicina al protone, creando li'
un accumulo di carica negativa che attira il protone.
Dirai: e tutto questo che c'entra? Perche' la forza elettrostatica tra
lastra di metallo e protone si puo' descrivere anche **come se**,
*invece della lastra metallica*, ci fosse una particella carica
negativa dalla parte opposta. Non so se hai studiato elettrostatica,
questo metodo di risoluzione del problema si chiama "metodo delle
cariche immagine" ed e' molto utile.
Capisci pero' che tali cariche immagine in realta' *non esistono*, te
le sei inventate tu solo come artificio matematico, ok?
Lo stesso e' con le particelle virtuali.
Ciao.
--
cometa_luminosa
Received on Sun Feb 27 2011 - 11:16:32 CET