> Ciao.
> Intervengo solo su questo punto, che mi sembra fondamentale: lo faccio
> perch�, come ho avuto modo di verificare in altri dibattiti analoghi, nel
> considerare l'emissione "debole", da atomo eccitato ("un fotone"), non si
> tien sempre conto di caratteristiche "fisiche", "spaziali" di ci� che
> viene emesso, propriet� che sono state misurate.
> E' stata individuata una "lunghezza di coerenza" (l'ordine � del metro) di
> questo "oggetto".
Scusa il ritardo con cui ti rispondo, ma ero intento a ripercorrere le
connessioni
interne della teoria. Detto in questi termini trovo che sia un poco vago.
Cio� quale
sia questo oggetto, come si misura la coerenza, come � definita? Se hai una
lettura
che faccia riferimento ai laboratori dove la misura � stata effettuata, o
semplicemente
mi indicassi la tua fonte, in modo da avere un'idea del tuo panorama
mentale, potrei
esprimerti un'impressione al riguardo. Io ho sentito parlare di decoerenza
in un ambito
ben preciso in cui si fa riferimento all'ineliminabilit� intrinseca, in
laboratorio, di
effetti ambientali. In tale contesto l'ambiente ha l'effetto di rendere il
fotone semiclassico,
forse il risultato a cui fai riferimento esprime il fatto che nelle migliori
condizioni di isolamento
il fotone rimane descritto da una funzione d'onda per lunghezze di circa un
metro.
So anche di esperimenti legati all'effetto Casimir, in cui una componente di
"rumore"
del vuoto � ineliminabile. Non so se facendo i conti risulti che questo
implica una decoerenza
in un arco spaziale dell'ordine di un metro.
> E' una cosa sulla quale si sorvola.
> Se ha senso parlare di una "lunghezza" spaziale, ne avr� anche parlare di
> "ingombro laterale"?
Ecco, dipende appunto da cosa intendono le persone che hanno fatto gli
esperimenti,
o le previsioni teoriche.
> Insomma qual'� la "realt�" da dare a questo oggetto, se � vero che ha
> delle dimensioni?
> Hai fatto bene a contestare a Vittorio il fatto che non si parli pi� di
> "pacchetto". Non so se questo sia il nome pi� giusto, per questa cosa, ma
> certamente il fatto di tendere (e qui Vittorio ha visto giusto) ad
> abbandonare questa terminologia "troppo realistica" deve fare i conti con
> l'esistenza di esperimenti che attribuiscono un *reale ingombro spaziale*
> al fotone.
> Che cosa ne pensi?
Penso che in linea di principio, nello schema ancora attuale della teoria
quantistica sia,
un problema sul quale appunto mi interrogo.
> Luciano Buggio.
>
>
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Received on Wed Sep 04 2002 - 13:08:06 CEST