Re: Una metadomanda

From: Bhisma <Af.bhisma_at_gmail.com>
Date: Mon, 22 Nov 2010 22:42:54 +0100

On Sat, 20 Nov 2010 23:34:36 +0100, Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
wrote in message <4ce84cfe$0$32010$4fafbaef_at_reader1.news.tin.it>:

>> Mi sembra tu dimentichi che la scienza italiana dell'Ottocento e primo
>> Novecento, specie considerando il ritardo medio di sviluppo rispetto
>> al resto dell'Europa, � tutt'altro che insignificante.
>
>
>Dipende come misuri la significativit�. Temo che il tuo metro sia
>diverso dal mio. Certo, si faceva fisica e in alcuni casi buona. Ma se
>si confronta quello che si faceva in Italia, non col Portogallo e la
>Spagna, ma con Gran Bretagna, Francia e Germania direi che ne veniamo
>fuori malconci.

S�, ma resta a vedere alcune cose se questo ritardo rispetto alle
nazioni europee � solo colpa del disprezzo per la cultura
tecnico-scientifica da parte di una classe dirigente inetta, incolta,
parassitaria eccetera, o se ci siano altri fattori in gioco.

Considerando per esempio che il conte Alessandro Volta e il marchese
Guglielmo Marconi provenivano dalla classe dirigente nobiliare, mi
pare difficile ritenere che la cultura di tipo scientifico fosse
assente e disprezzata da essa ad un punto tale da essere la sola causa
dell'arretratezza scientifica (ma anche culturale in genere) della
societ� italiana e della scuola in particolare.

Vorrei ricordare, per contestualizzare il problema, che per avere una
scuola pubblica (relativamente) omogenea a livello nazionale e
l'obbligo di frequenza del primo triennio delle elementari, bisogna
aspettare la seconda met� dell'Ottocento e la riforma Coppino.

Con tutto ci� malgrado gli enormi limiti di questa scuola (consiglio
se capita la lettura dei ricordi di Renato Fucini da ispettore
scolastico, spassosi nel tono, drammatici nei contenuti) furono fatti
enormi progressi. Nel primo Novecento l'analfabetismo � gi�
notevolmente diminuito, per esempio, e questo, unitamente alla
comparsa delle prime forme di disoccupazione intellettuale, crea
notevole preoccupazione tra i conservatori.

E' a questo punto - un momento estremamente critico per lo sviluppo
successivo dell'istituzione scolastica - che si innesta il grande
dibattito politico sulla scuola, entro il quale Gentile e Salvemini
sono le personalit� di riferimento. Neoidealista e "classicista"
dogmatico Gentile, sostenitore di principi antidogmatici e
antinozionistici Salvemini, che mette l'accento sull'educazione alla
ricerca critica e razionale.

Poi arriva il fascismo, ed � la riforma Gentile, a mio avviso, non a
caso definita da Mussolini "la pi� fascista delle riforme", a calare
una cappa "classicista" (nel senso distorto del termine) sulla scuola
pubblica italiana, compromettendone lo sviluppo, e a creare quei
problemi che ancora oggi si stenta a superare.




Saluti da Bhisma

--
... e il pensier libero, � la mia f�!
Received on Mon Nov 22 2010 - 22:42:54 CET

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