Re: R: evoluzione darwiniana ed entropia

From: Valter Moretti <moretti_at_science.unitn.it>
Date: 2000/01/05

Giuseppe wrote:
>
> Solo pochi hanno capito quali fossero i termini della questione,quindi
> ho pensato di avere il dovere di spiegarmi meglio.
> Schematizzando si pu� dire che il mio intervento era composto da
> tre parti:
(TAGLIONE)

Ciao, ora credo di avere capito quello che volevi dire.
Io pero' ho un problema "ab ovo": non ho comunque ben chiaro come Davies
giustifichi le sue affermazioni. Anche a me non e' chiaro come avvenga
il processo di mutazione, pero' non mi pare cosi' necessario che la
casualita' della mutazione debba *distruggere la vita*.

La mutazione avviene a livello di DNA e deve essere tale che non
impedisca il processo della duplicazione del DNA mutato, ulteriormente
una mutazione e' molto improbabile per la struttura "doppia" del DNA:
anche se avviene qualcosa su uno dei due "binari" della doppia elica,
c'e' un meccanismo biochimico di confronto con l'altro binario che
rimette le cose a posto. Quindi la mutazione deve avvenire
contemporaneamente sui due lati del binario, cio' fornisce una
fortissima stabilita' al DNA del singolo individuo e rende poco
probabili le mutazioni, perche' vengono immediatamente "curate" a meno
che non avvengano contemporaneamente sui due binari ed in modo
compatibile. Anche se cio' avvenisse, come dicevo sopra, non e' affatto
detto che il DNA mutato e stabile riesca a riprodursi.

Io e nessuno credo sappia con certezza come siano avvenute le
mutazioni durante l'evoluzione della nostra specie, ma ci sono modi
accertati che possono dare luogo a mutazioni, per esempio la distruzione
o la creazione di nuovi legami chimici causata dall'interazione con
radiazioni. Oppure la mutazione puo' avvenire (per vari motivi) solo al
momento della creazione di un nuovo DNA da parte di due DNA genitori...

Comunque, come dicevo, avvenuta la mutazione ci sono due possibilita':

1) o la mutazione del DNA e' tale da poter dare luogo alla replicazione
delle cellule del singolo individuo *e* di un nuovo individuo tramite un
secondo DNA di un secondo individuo

oppure

2) no.

Nel secondo caso la mutazione non prolifica e muore e questo e' il caso
di gran lunga molto piu' probabile.

Nel primo caso invece si ha la possibilita' di prolificare *se* si ha
compatibilita' con l'ambiente esterno.

Ma e' chiaro che senza grosse modificazioni dell'ambiente esterno tutte
le mutazioni che possono prolificare sopravvivono ed in particolare, se
le mutazioni avvevngono molto raramente come plausibile da quanto visto
sopra, ci sara'essenzialmente un unico tipo di DNA dominante con
"leggere mutazioni" attorno ad esso (ogni individuo puo' essere
considerato in questo senso come una "leggera" mutazione di un altro
individuo).

Tieni conto che poi ci possono essere mutazioni che danno luogo a
"malfunzionamento" del singolo individuo, ma solo dopo una certa eta',
e se questa eta' e' superiore all'eta' media della procreazione
non c'e' selezione e la specie mutata prolifichera' comunque.

Io sono un caso di questo genenre: soffro di un particolare tipo di
astigmatismo irregolare detto "cheratocono" che e' molto difficilmente
guaribile (dovrei fare un trapianto di cornea per guarirlo) ed uso lenti
a contatto extra-rigide (fastidiosissime) per curarlo che devono agire
"meccanicamente" comprimendo la cornea. Prima dell'avvento delle lenti a
contatto c'erano ben poche speranze di cura con le immaginamili
conseguenze.

Questo mio difetto e' genetico, l'ho ereditato da mio padre e ne soffre
anche mio fratello. Mi sono sempre chiesto come sia possibile che la
selezione naturale non abbia "fatto giustizia" della nostra stirpe!
Poi ho capito: il difetto, almeno nel nostro caso, si manifesta dopo i
20 anni, a me e' cominciato attorno ai 26 a mio fratello un po' prima, a
mio padre non lo so, ma forse ai tempi dei suoi 20 anni non conoscevano
nemmeno l'esistenza del cheratocono... E' chiaro che il difetto si
manifesta quando uno ha gia'avuto opportunita' di riprodursi ed e' per
tale motivo che la "specie mutata" continua a sopravvivere.


Quindi le cose mi sembrano piu' complesse di quanto dice Davies (per
quello che riferisci tu: io non l'ho letto ma mi fido. In che libro
e' a proposito?)

Ciao, Valter Moretti
Received on Wed Jan 05 2000 - 00:00:00 CET

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