Re: Francoise Balibar - Dall'etere ai quanti

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Fri, 10 Feb 2023 18:58:33 +0100

Il 07/02/23 19:01, Dario Sorrentino ha scritto:
> Riprendo questa discussione perchè in biblioteca mi è capitato sottomano
> il libro di Francoise Balibar.
> Ho letto i giudizi non entusiasti di Pastore e Fabri, tuttavia se volete c'è altro materiale su cui discutere.
> Subito dopo la parte che ha trascritto af44 , il testo continua in questo modo :

...

Mi sono preso un po' di tempo per ponderare meglio il mio giudizio,
incluso investire 13 euro per leggere il libro della Balibar.

Devo dire che il mio giudizio è fortemente peggiorato. Tuttavia non
penso di aver veramente buttato i 13 Euro. Avere sotto mano un esempio
come questo di come NON si fa divulgazione vale la cifra.

Vorrei però aggiungere qualche motivazione al giudizio e qualche
commento collaterale.

In un primo momento ho pensato che l'autrice potesse essere in quello
stato che io chiamo "di aver dimenticato i "fondamentali". E' una strana
condizione cognitiva per cui persone che hanno avuto una formazione
specifica rigorosa, ad un certo punto della loro vita professionale si
comportano come se l'avessero dimenticata, infilando strafalcioni che
costerebbero l'esame ad uno studente. L'ho vista diverse volte in
docenti di fisica e non solo in ambito divulgativo (lì il campione resta
Zichichi). Tuttavia certe affermazioni nel libro sono alquanto estreme.

  A parte la fantasiosa caratterizzazione di derivate totali e parziali
in base al numero di punti rilevanti [per Elio: sulla nomenclatura,
anche i matematici, sebbene con minor frequenza dei fisici, usano il
termine derivata totale], ci sono altre perle. P.es. che le ODE siano
adatte a descrivere una realtà discontinua-discreta. O che le equazioni
alle derivate parziali siano adatte a descrivere le linee di forza di
Faraday. Frase che avrebbe senso se fosse formulata come "le eq. a
derivate parziali sono adatte a descrivere i campi rappresentati da
Faraday mediante le linee di forza". Ma senza la precisazione la frase è
sbagliata alla grande (le eq. differenziali per le linee di forza sono
ODE, non PDE).

Ho difficoltà a pensare che L'autrice non conosca abbastanza la
descrizione fisico-matematica. Penso piuttosto che, come mi è successo
di sentire anche da parte di altri storici della scienza, cerchi di
"forzare" la traduzione del formalismo nel linguaggio ordinario per
passare dei concetti che a lei sembrano centrali sull' argomento.
Con questo non intendo giustificare queste "licenze poetiche". Le trovo
anzi particolarmente gravi perché possono indurre delle vere
incomprensioni di aspetti fondamentali della descrizione matematica e
della stessa fisica.

Però, al di là delle licenze poetiche dell'autrice, un aspetto che mi ha
colpito sono certe affermazioni che, sembrerebbero risalire direttamente
ad Einstein. In particolare, frasi apparentemente attribuite ad E. (ma
non viene dato un riferimento bibliografico preciso) come

"Per poter dare al suo sistema una formulazione matematica, Newton
dovette inventare il concetto di quoziente differenziale e presentare le
leggi del moto sotto forma di equazioni differenziali totali il che è
forse il progresso intellettuale più considerevole che fu dato di
realizzare a un uomo. Le equazioni lle derivate perziali non erano
necessarie per questo, e Newton non vi ha fatto sistematicamente ricorso."

sembrano voler veicolare un particolare punto di vista di E. sulla
questione più che fornire una spiegazione.

Giorgio
Received on Fri Feb 10 2023 - 18:58:33 CET

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