AI: "forte": (Che altro dopo Godel ecc.)

From: Maurizio Bonfanti <maurizio.bonfanti_at_tin.it>
Date: 1999/10/12

Non so pi� bene se su questo NG, ma qualcuno mi ha chiesto chiarimenti
sull'acronimo AI, seguito da "forte", che ho usato rispondendo sul libro di
Hofstadter. Se interessa ancora, riporto anche qui la risposta.

"AI" sta per Artificial Intelligence. AI "forte" si riferisce a una
concezione della mente come macchina di Turing, come computer biologico
rigidamente vincolato dal proprio sistema operativo (gli "strani anelli", i
matti che non possono sapere di essere matti perch� si giudicano tramite le
propria pazzia ecc.). Questa concezione della mente come sistema chiuso, a
sua volta, � diretta erede del comportamentismo, della filosofia dell'
oggettivamente conoscibile, descrivibile formalmente e quindi dominabile
(manipolabile). Perci� ho parlato di ideologia. Non � questo il NG adatto
per entrare nei dettagli, perch� sarebbe necessario toccare troppe
discipline lontane dalla matematica. Ho solo risposto a una domanda sulle
necessit� di conoscenze matematiche per capire il libro di Hofstadter, e ho
osservato che la questione � del tutto diversa, avvertendo che l'uso del
teorema di G�del, nel libro, era solo strumentale, e anche arbitraria in
quanto applicata non solo a Bach e a Escher, ma alla scienza della mente
(che l'AI forte fa di fatto coincidere con l'informatica sotto il nome di
cibernetica, nome per� ormai in via di estinzione), alla psichiatria e alla
psicologia. Lasciami aggiungere solo un'osservazione non troppo fuori tema
rispetto al NG: Hofstadter non si sofferma a sottolineare (anzi lo omette
del tutto) che se Escher disegna figure chiuse in anelli ricorsivi e
insolubili, cio� in sistemi chiusi come lo � ogni algoritmo e ogni sistema
formale, colui che li disegna ne sta del tutto al di fuori, � su un altro
piano e non ne � affatto intrappolato. Un progettista di labirinti non muore
di freddo nei propri labirinti come il protagonista di Shining. Il piano di
chi enuncia teoremi non � il piano del sistema di segni e della sintassi
entro cui il teorema prende forma; chi inventa il gioco degli scacchi non ne
� il re o l'alfiere. La mente, in altre parole, non � un sistema chiuso, non
� l'insieme di codici di un linguaggio di programmazione (eventualmente il
DNA), e ha sempre un "metalivello" su cui spostarsi. Hofstadter travisa, ai
propri fini, anche il pensiero di Lewis Carroll, la cui Alice in Wonderland
(cui si ispirano esplicitamente i dialoghi fra Achille e la Tartaruga) vuole
dimostrare che un linguaggio codificato, applicato alla realt�, la trasforma
in nonsense, e non che rappresenta l'intelligenza stessa. Dico che questo
tema non � lontano dai confini del NG perch� il problema della confusione
fra codifica, forma e concetto �, a mio parere, un problema di base della
matematica di oggi e di sempre, del suo insegnamento e anche della sua
applicazione alla fisica e alla tecnologia. So che questa affermazione
render� il mio mailbox e il mio indirizzo di E-mail ancor pi� un rogo dell'
eretico di quanto gi� non sia, ma ne resto profondamente convinto. E resto
convinto che la maturazione, su tutti i piani, personale e non, consista
invece proprio nell'acquisire la capacit� di sciogliere gli "strani anelli"
(ideologie, pregiudizi, codici mitizzati) che le culture e le comunit�
(inclusa quella scientifica), nel loro sforzo di autoprotezione e
autoaffermazione, costruiscono sistematicamente, oggi come ieri, non tanto
attraverso il processo di codifica, necessario per molti versi, ma
attraverso la successiva mitizzazione dei codici, che capovolge l'ordine
logico fra i tre livelli di concetto, forma e codice. Questa mitizzazione ha
anche un altro nome: superstizione; la quale non � mai "ingenua" ma � uno
strumento politico.
Chiedo scusa per aver usato un acronimo non noto a tutti.
Salve
Maurizio
Received on Tue Oct 12 1999 - 00:00:00 CEST

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