On Tuesday, 11 April 2023 at 18:10:06 UTC+2, Elio Fabri wrote:
> Christian Corda ha scritto:
> > Non mi ricordavo di quella frase nel lavoro citato e mi sembra
> > strano che io non abbia chiesto di modificarla.
> Sta di fatto che c'è.
Il fatto che ci sia non implica che sia giusta.
> > In effetti, anche uno dei Referee del mio lavoro Int. Jour. Mod. Phys.
> > D 28 (10), 1950131 (2019) chiese di inserire una frase simile. Io gli
> > risposi picche e l'Editor mi diede ragione.
> Complimenti all'editor :-)
Glieli ho trasmessi. L'Editor in questione era Dharam Vir Ahluwalia, Editor in Chief della Gravity Research Foundation da tanti anni, vincitore di 4 premi della stessa Gravity Research Foundation nonché di varie Menzioni Onorevoli. Uno dei massimi relativisti mondiali insomma. Ecco cosa gli ho scritto: "Dear Dharam, Dr. Elio Fabri from Italy sends you ironic compliments for your work as Editor in the field of gravitation." La sua risposta: "Dear Christian, Dr Elio Fabri from Italy must be an important person in the field of gravitation to say important things about my work as Editor in this regard. But I don't have the good of knowing who he is..." :-)
> Questo chiude definitivamente la questione, perché ovviamente due >
> > spazi-tempi che hanno diversi tempi propri e diversa geometria
> > spaziale NON possono coincidere.
> Non è chiuso un bel niente, Io resto della mia opinione e sotto
> porterò un altro argomento.
Buona fortuna! :-)
> > Relativamente ai testi affidabili di RG, la mia conoscenza e
> > comprensione della RG, e della gravitazione in generale non si basa
> > nel prendere come se fosse un dogma tutto quello che c'è nei libri di
> > testo.
> Perfettamente d'accordo, ma...
Wow, è la prima volta da quando frequento questo NG che EF è d'accordo con me! Beh, mi fa piacere e lo dico senza ironia :-)
> Se io trovo in un libro qualcosa che mi pare sbagliato, cerco di
> capire dove e perché l'autore ha sbagliato.
> Che è molto diverso da dire "io la vedo diversamente dunque lui ha
> torto".
In realtà non ho mai la certezza assoluta di avere ragione o torto :-)
> > In più, voglio anche la consistenza sperimentale. In questo caso
> > una consistenza sperimentale precisissima viene dal rotore di
> > Mossbauer
> Qui invece non sono d'accordo.
Posizione rispettabilissima :-)
> Una teoria è una struttura logica, in cui da certe premesse si
> ricavano certe conclusioni.
> Se la deduzione logica è errata, si può correggere.
> Se qualche conclusione è in disaccordo con fatti sperimentali, si
> aprono tre strade:
> a) Può darsi che l'esperimento sia sbagliato. Succede...
> b) Può darsi che ne sia errata l'interpretazione.
> c) Può darsi che non ricorra né a) né b). Allora c'è poco da fare:
> bisogna cambiare la teoria.
> Non solo rifiutare quella conclusione.
Si, ma qui c'è una conclusione che parte da una certa premessa (il Principio di Equivalenza di Einstein che mi autorizza a trattare il riferimento rotante come un campo gravitazionale secondo quanto suggerito dallo stesso Einstein) e che mi porta ad una conclusione in accordo con i dati sperimentali e con autorevoli personaggi (il citato Ahluwalia, ad esempio, e, implicitamente, lo stesso Landau).
> Ad es. in un lavoro di Yarman et al (2015) è sostenuta la posizione
> b), e senza tanti complimenti c'è scritto:
> "Thus, the conclusion of [26], stating that the result k = 2/3
> represents a new confirmation of GTR, is totally erroneous."
> [26] Ch. Corda, Ann. Phys. 355, 360 (2015).
> Non mi sono soffermato a studiare la questione, quindi non so se
> condividerei la posizione di Yarman et al.
> Ad ogni modo anche quello è un parere.
No, in questo caso Yarman et al. avevano ragione da una parte e torto dall'altra. Avevano ragione perché la formula che usavo era sbagliata, ma avevano torto perché mi ha portato ugualmente al risultato corretto (coincidenza?) Il mio errore in proposito l'ho corretto in Corda (2019) e Corda (2022,) ritrovando lo stesso risultato di Corda (2015) ma usando la la formula giusta. I successivi rebuttal di Yarman et al.sono stati respinti dai giornali a cui li avevano sottomessi (IJMPD e FOP).
> > Benissimo, passiamo ad un linguaggio più rigoroso:
> > ...
> > Così, mentre gli osservatori statici di Lorentz ammettono un'unica
> > ipersuperficie spaziale finita che è ovunque ortogonale alle linee
> > di universo dello spazio-tempo di Lorentz per t=t_0, dove con t sto
> > indicando la coordinata temporale di Lorentz che è uguale alla
> > coordinata temporale di Langevin, gli osservatori di Langevin NON
> > ammettono tale ipersuperficie spaziale finita. Dunque, le
> > ipersuperfici spaziali t=t_0 sono ortogonali agli osservatori
> > statici di Lorentz, e non a quelli rotanti di Langevin.
> Secondo me la questione è diversa ed è diverso quello che Landau
> cerca.
Credo che ognuno di noi si sia fatto un'idea (rispettabile) di quello che Landau cercava. Per capire però se è quella giusta dovremmo fare una seduta spiritica e chiederlo allo stesso Landau :-) In alternativa, ognuno si tiene la propria opinione. Mi vengono in mente quei fisici delle stringhe che sostengono che ad Einstein sarebbe piaciuta la loro teoria. Anche in questo caso sarebbe necessaria una seduta spiritica per interpellare Einstein :-)
> ****************************
> Il principale risultato di questa sezione è che la possibilità di una
> sincronizzazione globale dipende solo dalla scelta del campo u ossia
> dalla /legge di moto/ degli orologi. In particolare, non dipende dal
> tensore metrico definito sullo spazio-tempo: infatti basta prendere un
> sistema di coordinate x^alpha tale che le ipersuperfici x^0=cost
> siano di tipo spazio, e porre sigma=dx^0, per soddisfare tutti i
> requisiti per la sincronizzazione. Si noti però che u non sarà in
> generale parallelo a e_0: questo accade solo se i g_{0i} sono nulli.
> ***************************
Deus amentat quos perdere vult...
> > L'esperimento di Mossbauer rotante è un esperimento semplificato di
> > quello proposto nell'altra conversazione. A è fisso nel centro e B
> > ruota. A è sorgente e B è ricevitore. In questo caso il risultato
> > sperimentale, nel riferimento fisso del laboratorio da: (l. d'onda
> > ricevuta)/(l. d'onda emessa)= {1+k[w*(R_B)/c]^2} con k= 2/3, vedere
> > A. L. Kholmetskii, T. Yarman, O.V. Missevitch and B. I. Rogozev,
> > Phys. Scr. 79, 065007 (2009) e il più recente T. Yarman, A. L.
> > Kholmetskii, M. Arik, B. Akkus, Y. Oktem, L. A. Susam, O. V.
> > Missevitch, Can. J. Phys. 94, 780 (2016), in perfetta consistenza
> > con la mia analisi e con quella di Iovane e Benedetto.
> Molto interessante questo modo di citare le fonti.
> Il lettore ne ricava l'impressione che gli sperimentatori concordino
> con la spiegazione di Corda.
> La realtà è invece che la loro opinione l'hanno detta nell'articolo
> del 2015 che ho citato sopra e che Corda dimentica di citare.
> In quello del 2016 Corda non è neppure citato, mentre si soffermano su
> altre spiegazioni, che reputano insoddisfacenti.
Manca un pezzo della storia che ho scritto in precedenza è che ripeto qui: Yarman et al. avevano ragione da una parte e torto dall'altra. Avevano ragione perché la formula che usavo era sbagliata, ma avevano torto perché mi ha portato ugualmente al risultato corretto (coincidenza?) Il mio errore in proposito l'ho corretto in Corda (2019) e Corda (2022,) ritrovando lo stesso risultato di Corda (2015) ma usando la la formula giusta. I successivi rebuttal di Yarman et al. sono stati respinti dai giornali a cui li avevano sottomessi (IJMPD e FOP).
> La spiegazione mi sembra chiara e non sto neppure a scriverla.
La spiegazione è ognuno cura il proprio orticello. La storia va raccontata tutta. EF vuol dimostrare che il problema si può risolvere in RR, una parte del gruppo di Yarman et al., ossia T. Yarman, O. Yarman, A. L. Kholmetskii e M. Arik, che non si può risolvere in RR ma neppure in RG perché a sentire loro la RG sarebbe sbagliata e va sostituita con la loro teoria che chiamano YARK theory of gravity. Un'altra parte del gruppo di Yarman et al. invece se ne sta fuori da considerazioni teoriche e si limita ad enfatizzare che il risultato del loro esperimento è in contrasto con quello previsto dalla RR ( B. Akkus, Y. Oktem, L. A. Susam, O. V. Missevitch, B. I. Rogozev). Corda invece che vuol dimostrare che il problema non può risolvere in RR e si può risolvere in RG. Dal punto di vista della comunità scientifica Corda è in testa alla diatriba visto che i rebuttal di Yarman et al. sono stati respinti. Se EF volesse dire la sua è il benvenuto, ma dovrebbe farlo tramite pubblicazioni referate (magari n
on sottomettendo il lavoro/lavori ad un giornale dove è Editor Ahluwalia, che dopo la mia email, potrebbe essere un pochino irritato con EF). Buona fortuna. :-)
> Ancora: tanto per non saper né leggere né scrivere, ho affidato a
> maxima il calcolo del tensore di Riemann nella metrica di Langevin.
> Ci vuol pochissimo:
>
> load(ctensor):
> csetup();
>
> A questo punto maxima chiede un po' di cose, tra cui di dare il
> tensore metrico. Si risponde, e poi
>
> riemann(dis);
>
> Risposta dopo una frazione di secondo:
>
> "this spacetime is flat".
>
> Provare per credere.
> --
> Elio Fabri
Non so cosa sia maxima perché mi ritengo della vecchia scuola e preferisco fare i calcoli con carta e penna. In questo caso per mostrare che il tensore di Riemann non è nullo basta mettersi nella situazione di campo debole in cui è ω^2r^2<<c. Allora, usando l'equazione del tensore di marea che lega alcune componenti del tensore di Riemann al potenziale Newtoniano V, ossia:
R(i controvariante, 0j0 covarianti)=-(∂(∂V)/(∂x(i controvariante)∂x(j controvariante),
se l'indice 2 lo facciamo corrispondere alla coordinata r come nella notazione standard, poiché in questo caso il potenziale Newtoniano è V=-(1/2)ω^2r^2, il calcolo di una derivata seconda elementare in r ci da immediatamente:
R(2 controvariante, 020 covarianti)=ω^2, che è ovviamente diverso da zero.
Probabilmente maxima andrà resettata. E con questo chiudo perché dal mio punto di vista ritengo non ci sia altro da dire.
Cari saluti, Christian Corda
Received on Wed Apr 12 2023 - 12:45:21 CEST
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