Multi Post : dimensionare una resistenza elettrica riscaldante ad immersione in DC a tensione variabile

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Sun, 30 Jul 2017 15:52:41 +0200

Premesso che crossposto poche volte se posso (ma ho messo il
F-up), il punto è che vorrei capire bene il problema anche
in teoria, e al contempo verificare se si possa arrivare ad
una soluzione pratica facilmente percorribile.

Premessa : tempo fa, su Energie-Alternative mi pare ma non
ricordo, si parlava con l'ing. Deboni sul fatto di dirottare
il surplus di produzione elettrica voltaica direttamente in
acqua calda, senza particolari pompe di calore,
semplicemente con una banale resistenza come quelle dei
boiler elettrici (il Diavolo se li porti).

Ora stavo pensando a varie cose al riguardo.
1) una soluzione di questo genere DEDICATA solo a scaldare
acqua, in teoria (ma non la so mica bene, codesta teoria
:)), può tranquillamente fare a meno di un inverter, e
lavorare in DC (continua) e a bassa tensione
2) Sempre in teoria la DC funge bene per i dispositivi
termici (lampadine a incandescenza e resistenze riscaldanti)

So che in vendita i dispositivi che ho visto sono così fatti
A) danno per scontato, di default, che si lavori a 220 volt
(e che sia alternata : quest'ultima considerazione credo
importi solo ai fini della tensione media, nel senso che 220
V in continua non sono equivalenti come effetto termico a
220 in alternata).
B) li vendono a potenza di targa, ossia fissato V di
esercizio assunta come costante (la rete è un generatore di
potenza infinita per l'utenza), ti dicono : nominalmente
questo robo eroga 2000 W (o 1000 W o vattelapesca). Indi
avrà una resistenza interna tale che, a quella tensione,
viene percorsa da una "i" tale che 2000 W = R * i^2

Ora passiamo ai miei dubbi

* i moduli dei pannelli solari erogano una tensione
VARIABILE col variare dell'illuminazione ? A naso direi di
si ... ma urge conferma

* esiste qualche elettronica annessa, cablata, tale che non
consenta di sforare oltre una certa tensione massima, per un
dato modulo ?

* in condizioni di basso illuminamento, producono cmq sempre
una sia pur minima tensione, o pure qui, c'è qualche
elettronica cablata "a soglia", che al di sotto di un dato
valore proprio taglia tutto, e "spegne" il modulo ?

* è possibile CORTOCIRCUITARE un pannello FV ? Nel senso,
facendolo, si producono danni particolari ? E cosa capita,
invece, se semplicemente si lasciano a circuito aperto,
impossibilitati ad erogare, mentre sono molto illuminati ?
(Qui penserei che si cortocircuitino internamente, e che
semplicemente si scaldino dissipando le coppie). Ma non
capisco che differenza potrebbe esserci (dal loro punto di
vista), né SE CI SIA, cortocircuitandoli esternamente su un
filo o la nostra resistenza.

* Qualcuno ha idea come si possa dimensionare (e se si
trova) una resistenza adatta a lavorare in DC, a tensione
FORSE variabile, in modo che cmq riesca a succhiare ogni
briciola di energia prodotta e a immetterla nel serbatoio
acqua ?

* In particolare : se si prende la potenza nominale di
targa, es. 135 W, che credo valga quando il pannello è
illuminato alla massima intensità "media", e si hanno ad es.
6 moduli ==> 810 W,
comprando una resistenza in alternata da es. 1000 o 1500 W,
esiste qualche rischio di bruciarla ? Oppure può non
funzionare proprio perché la tensione è inopportunamente
bassa, anche se a livello potenza "matcha" perfettamente ...

* si trovano in vendita resistenze da bassa tensione DC, e
fungono solo a tensione costante oppure anche variabile
(variando la potenza erogata ?)

Ecco ho tanti dubbi di varia natura, qualsiasi
considerazione è gradita

ciao
Soviet_Mario



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1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
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Received on Sun Jul 30 2017 - 15:52:41 CEST

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