Re: sul diapason

From: <felix_at_vene.dave.it>
Date: 20 Jan 2006 09:27:12 -0800

Ti ringrazio per avermi risposto,

La discussione verteva sul fatto che lungo varie epoche il diapason di
riferimento fosse diverso,
e riferito a frequenze precise: in germania al tempo di bach veniva
usato a 415 Hz, nel periodo
classico Mozart, Beethoven 430 e attualmente 440. Questo � quanto
riporta la storiografia
musicale.

>Quanto agli strumenti tecnici per accordare, penso che fino a tempi
>recentissimi sia stato usato l'orecchio dell'accordatore :)
>Non hai mai visto un accordatore di pianoforte all'opera?


Nel precedente intervento mi era sfuggito un punto interrogativo, non
era un'affermazione.
-
Nel cinquecento per esempio
esistevano gli strumenti tecnici per accordare gli strumenti musicali
su determinati diapason?
-
Intendevo dire rispetto ad un suono di cui si conoscesse la frequenza.

>Il riconoscimento delle vibrazioni come origine del suono e'
>probabilmente molto antico.
>La relazione tra le diverse note e le lunghezze delle corde che le
>generano e' notoriamente una scoperta della scuola pitagorica (oltre
>500 a.C.). La scala pitagorica era basata su intervalli di quinta
>(3:2) e di ottava (2:1).

L'esperienza di Pitagora al monocordo:
Dividendo la corda alla met� della sua lunghezza si ottiene l'ottava
superiore con rapporto di
lunghezza 1/2, dividendo la corda per i 2/3 (2 parti di 1/3) della sua
lunghezza otteniamo la
quinta. Quindi l'ottava e la quinta hanno rapporti di lunghezza con
un suono fondamentale
rispettivamente di 1/2 e 2/3.

Queste frazioni indicano i rapporti di lunghezza; dato che il rapporto
di frequenza v/s (numero
di vibrazioni al secondo) � inversamente proporzionale al rapporto di
lunghezza, esso sar� dato dai rapporti 2/1 per l'ottava e 3/2 per la
quinta. In altre parole una corda divisa per la sua
met� 1/2 e per i suoi 2/3 dar� note la cui frequenza sar�
rispettivamente di 2/1 e 3/2 della
frequenza fondamentale della nota data dall'intera lunghezza della
corda.(spero di non aver detto
cavolate)

Se � vero che la scala pitagorica era basata sul rapporto 3/2, che
esprime anche una frequenza,
esso � riferito ad un valore assoluto di 1, DO=1, SOL(quinta)=3/2, non
individua la frequenza di
un dato suono, in ogni modo pu� darsi che Pitagora ne avesse capito la
relazione in termini di vibrazioni.

>Misure di frequenza non credo siano state possibili fino a meta'
>dell'800, anche se campioni di frequenza (diapason) esistevano da
>prima.

Se esistevano campioni di frequenza e non sono andati perduti oggi se
ne potrebbe identificare la
frequenza.

copio e incollo dal forum di classica,
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>Interessante. Mi domandavo, nel settecento come facevano a misurare le
>frequenze? Che strumenti avevano? Oggi credo che esistano i
>frequenzimetri, ma prima della scoperta dell'elettricit� che metodi
>usavano?



>Helmoltz descrive una sirena con la quale si possono generare frequenze
campione. Il meccanismo � concettualmente semplice, e, soprattutto,
interamente meccanico: un disco di cartone dove ci sono fori lungo la
corona, passa davanti ad un cannello da dove esce aria compressa. La
periodica interruzione del flusso d'aria genera un suono. La frequenza
del suono generato � uguale al numero dei fori al secondo che passano
davanti al cannello. Sapendo quanti fori ha il disco, e quanti giri al
secondo compie (c'� un contatore meccanico dei giri effettuati), si ha

esattamente la frequenza del suono generato.

Una volta che ho un generatore di frequenze preciso, si pu� comparare
ad
orecchio con molta precisione la frequenza generata con quella da
misurare (nei casi che ho citato, di solito si tratta di diapason che
erano in uso oppure di canne d'organo).
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Tutto questo scaturisce dalla ricerca di eseguire le musiche del
passato con rispetto filologico
e quindi anche con i dipason d'epoca.

scusa la lunghezza e grazie comunque dell'attenzione,
ciao
Received on Fri Jan 20 2006 - 18:27:12 CET

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