ricky wrote:
>> Forse perche' una prova diretta e' sempre meglio che una indiretta?
>
> Qualcuno mi spiega la differenza concettuale che intercorre tra prova
> diretta e prova indiretta?
Domanda all'apparenza innocente ma in realt� tremendamente complessa,
perch� sottintende una quantit� di problemi epistemologici mica da
ridere... e che non si possono certo liquidare con un articoletto in un
newsgroup. Ad ogni modo provo ad abbozzare, se non altro, un tentativo
di risposta.
Anzitutto, IMHO la questione � mal posta: primo perch� una distinzione
netta tra prove dirette e indirette non esiste, secondo perch� la
nozione stessa di "prova" � estremamente problematica. Una delle
conclusioni pi� importanti che ha raggiunto l'epistemologia
post-positivistica � proprio il fatto che l'interpretazione di un
esperimento ha senso solo ed esclusivamente all'interno di un
determinato quadro concettuale (e lo stesso esperimento pu� avere
interpretazioni diverse in teorie diverse).
� chiaro che per dire qualcosa di sensato sul problema � necessario
rispondere anzitutto a un'altra domanda spinosa: cos'� una teoria
fisica? Qui volendo si aprirebbe un altro discorso infinito, ma per
farla breve assumiamo la seguente "ipotesi di lavoro": una teoria fisica
� un certo sistema formale (con dei termini primitivi, degli assiomi e
dei teoremi) ed esiste un modo per "tradurre" tutti i teoremi del
sistema in proposizioni che riguardano l'universo fisico. In
particolare, *alcune* di queste proposizioni ci permettono di predire il
risultato di quelle normalmente chiamiamo "operazioni di misura"; se
queste proposizioni predittive risultano effettivamente vere, diciamo
che esse costituiscono una conferma della teoria.
Con questo abbiamo almeno una vaga idea di cosa sia una "prova"; cosa
possiamo dire riguardo alla questione diretta/indiretta?
Supponiamo che A sia una proposizione predittiva della teoria in esame.
Pu� essere che A sia una semplice conseguenza logica di pochi teoremi,
anzi diciamo di uno solo, che chiamiamo B; allora se A risultasse vera,
sembra lecito affermare che essa rappresenta una prova "diretta" della
proposizione B. (Naturalmente il punto � che B pu� non essere una
proposizione predittiva, e quindi non essere direttamente verificabile.)
Viceversa se per ottenere A occorrono un gran numero di premesse
B_1,...,B_n e numerosi passaggi logici intermedi, un'eventuale conferma
di A sarebbe una prova molto meno diretta - cio� pi� "indiretta" :-) -
di ciascuno dei teoremi B_1,...,B_n. Cos�, come ho accennato all'inizio
del messaggio, IMHO non ha senso parlare di prove "dirette" o
"indirette" in assoluto: c'� tutta una serie di gradini intermedi che
dipendono dalla struttura logica della teoria in esame.
Nell'esempio del thread, la teoria � la relativit� generale e la
proposizione che vogliamo verificare � l'esistenza delle onde
gravitazionali (affermazione chiaramente non "predittiva", visto che non
parla di nessun esperimento in particolare). Questa proposizione ha
molte conseguenze; una, piuttosto immediata, � la descrizione del
funzionamento delle "antenne gravitazionali"; un'altra � la legge che
regola come viene dissipata l'energia in un sistema di pulsar binarie,
la cui deduzione, immagino, fa intervenire altre ipotesi ed � molto pi�
complicata - purtroppo non conosco cos� bene la RG da poterlo affermare
con sicurezza :-(
Quindi la verifica della seconda legge costituisce una prova "pi�
indiretta" dell'esistenza delle onde gravitazionali rispetto a quella
che si avrebbe con gli esperimenti sulle antenne gravitazionali.
Il fatto, poi, che prove pi� dirette siano preferibili a quelle meno
dirette �, di nuovo, un discorso epistemologico legato al come si
evolvono nel tempo le teorie fisiche, sul quale per� non voglio entrare
perch� potrei gi� aver scritto abbastanza castronerie...
Received on Sat Jul 24 2004 - 22:51:33 CEST
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