Philip Pirrip ha scritto:
> In italiano, la distanza percorsa dalla luce nel tempo pari all'età
> dell'universo
> ...
> Tuttavia, è importante notare che il concetto di "universo visibile"
> non è esattamente lo stesso di "universo osservabile",
Mi pare che le tue definizioni non concordino, non dico con quello
che so io, ma con quello che si legge su wiki al link che avevo dato,
né con quello che dice Zappalà nel link che ha dato Alberto (v.
appresso).
Credo che dovresti informarti meglio (e capire meglio quello che
leggi).
Alberto Rasà ha scritto:
>> 2) Qual era la distanza quando ha emesso il segnale?
> Questo non lo so, ma esistono diagrammi come quelli in questo link
> da cui sembrerebbe si possa fare rapidamente una determinazione
> (sarà giusto?)
Su questo ti rispondo più avanti
>> Nella voce "Observable universe" di wikipedia trovi la risposta.
> Solo che non l'ho capita :-)
Scrivendo una cosa del genere rischi di sentirti commentare come fece
Dirac secondo un famoso aneddoto.
Non so se lo conosci, e potrebbe anche darsi che lo abbia già
raccontato.
Pazienza, chi conosce la storiella salterà ciò che segue.
*************
Inizio Dirac
Si racconta che a un seminario Dirac, finita la sua esposizione, fece
al pubblico la consueta domanda: "are there any questions?"
Uno alzò una mano e disse: "Professor Dirac, I din't understand when
you said...
Dirac ignorò l'intervento e si preparò ad andarsene.
Il moderatore intervenne e gli chiese perché non rispondeva alla
domanda.
E Dirac: "That is not a question."
Fine Dirac
*************
Questo vale anche per te: se ti limiti a dire che non hai capito
qualcosa, io ti posso rispondere, pur senza osare di paragonarmi a
Dirac, :-) che questa è un'affermazione, non una domanda.
Devi sforzarti di chiarire *che cosa* non hai capito.
Quanto al link che ci hai dato, hai trovato il modo per avvelenerami
la feste :-)
Scherzo ma non del tutto.
E' che mi hai dato un'ulteriore conferma della tesi che mi avrai
sentito sostenere fino alla noia.
Si dà il caso che io conosca Zappalà, non di persona ma quasi, poiché
per un certo tempo ha collaborato con Paolo Paolicchi, che invece
conosco bene per averlo avuto studente e poi collega, come prof. di
astrofisica a Pisa.
Il loro campo di ricerca non era cosmologia, ma planetologia.
Dunque non è scontato che Z. sia particolarmente qualificato a parlare
dell'argomento che ci interessa, e infatti ha scritto un articolo che
mi ha fatto mettere le mani nei capelli.
Il diagramma di cui parli non mi è nuovo, l'avevo già visto credo in
una pagina di Whittle che non riesco a ritrovare.
La spiegazione che ne dà Z. mi riesce incomprensibile, quindi non so
dire se nel diagramma ci sia qualcosa di giusto o no. Per capire se la
sua spiegazione è accettabile dovrei pensarci, ma a naso non mi
convince.
Altri discorsi di Z. non mi vanno giù. Per es. quando sembra
attribuire all'anno-luce un significato che secondo me non ha.
Lui ne parla come se dare una distanza in anni-luce in ambito
cosmologico fosse sempre sbagliato, in qanto implicherebbe l'errore
che ha fatto Philip Pirrip nel suo post, ossia dimenticare
l'espansione e calcolare la distanza moltiplicando per c il tempo
cosmico che ci separa dall'evento di emissione.
Secondo me invece l'anno-luce è un'unità di lunghezza come un'altra,
definita come il prodotto di c (che è una velocità) per 1 anno (che è
un intervallo di tempo). Ne risulta una lunghezza, circa 9.46x10^15 m.
Qualunque cosa può essere misurata in anni-luce, come in pollici, km,
unità astronomiche: questo non ha niente a che vedere col significato
fisico che ha la misura così data.
E questo secondo me è un grave errore di Fisica tout court, non di
cosmologia o altro.
Poi va detto che nessun astrofisico usa l'anno luce: a seconda dei
casi si usa pittosto l'UA, il parsec (pc), in cosmologia più spesso il
Mpc o il Gpc. L'anno-luce si trova solo nella divulgazione, ma questo
in sé non è un errore.
Riassumendo: il mio problema col link a Z. è che non ci ho capito
quasi niente, e dove credo di aver capito lo trovo sbagliato o come
minimo non mi piace.
Ma questo, puoi dirmi, è un mio problema.
La cosa tragica è stata leggere i commenti, tutti ultraelogiativi:
bellissimo, chiarissimo, finalmente ho capito, perché non scrivi un
libro, ecc, ecc.
Mentre io sono convinto che tutti questi elogiatori in realtà non
abbiano capito niente.
Z. in una replica spiega che ha evitato formule e ha cercato di
sostituirle con parole, e tu sai già come la penso su questo: boccio
l'idea fin dalla radice.
Basta con Z. e veniamo a un commento più diretto.
Torno per un momento su universo "visibile" o "osservabile".
La scelta non è certo felice: si fa a fatica a capire perché in
ciascuno dei due casi si debba usare un termine invece dell'altro.
Ma stando a wikipedia la differenza sarebbe questa: l'universo
visibile consiste delle parti da cui è arrivata la luce emessa dopo la
"ricombinazione", mentre sarebbe "osservabile" se si considera la luce
emessa dopo la fine dell'inflazione.
Così dovrei spiegare che cosa s'intende per ricombinazione e per
inflazione, ma il discorso potrebbe diventare lungo e me lo risparmio.
Comunque la differenza è piccola: 14.0 Gpc nel primo caso, 14.3 Gpc nel
secondo.
Ora dovrei spiegare la fig. 2 di Z., ma non sono ancora in grado di
farlo.
Non l'ho capita, non ho capito da dove vengono tutti quei numeri, non
mi convince il discorso che segue immediatamente la figura,,,
Insomma sono uno zuccone :-)
Ed è solo per questo che debbo sospendere il giudizio, anche se...
Non so se questo post avrà un seguito. Vedremo.
--
Elio Fabri
Received on Sun Dec 25 2022 - 10:15:01 CET