Re: De divulgatione

From: Omega <Omega_at_NOyahoo.it>
Date: Sun, 26 Aug 2012 21:01:19 +0200

"marcofuics":
> Giorgio Pastore:
>
>> Scrivi cose sensate ma condite da un populismo di fondo che sembra
>> ignorare tutta una seria di problematiche che dovrebbero essere ben
>> presenti a chi si pone il problema della divulgazione della scienza.
>
>
> Concordo su tutto, hai scritto in maniera elegante quello che non riusciva a venir fuori dai miei tasti
>
> Un dubbio tuttavia mi rimane: man mano che andremo avanti (tecnologia e progresso) il conoscere richiedera' sempre maggiori
> impegni, tempo, sforzi.
> Oggi buon ingegnere lo si e' a 28 anni come istruzione e 40 come formazione, do' dei numeri spannometrici.
>
> Domani?

Lo vedi che con questo stai sostanzialmente dicendo il contrario di quanto hai condiviso con l'affermazione di Pastore?

Senza una strutturazione seria - professionale - della documentazione, e andando avanti con un'idea banale di divulgazione,
ovviamente sar� sempre peggio. Ma non � solo la documentazione il punto dolente. Vedi sotto.


> Domani si dovra' per forza restringere il campo di azione per permettere che si sia buon ingegnere a 28 e 40... cio' che aumenta
> come mole di conoscenze legate alla tecnologia fa si' che diminuiscano le conoscenze interdisciplinari. Un aumento delle
> discipline di ricerca e studio.

Il che sarebbe la cosa pi� sbagliata di questo mondo, a meno di non creare apposite lauree d'interfaccia, ma sarebbe follia perch�
questo accade spontaneamente quando si entra nell'attivit�: dipende dall'inclinazione di ciascuno (ho avuto esempi calmorosi al
riguardo) e dalla capacit� dei manager di capirla, orientarla e gratificarla (e prima di tuttodi selezionarla).

> Chiamiamola <<specialitivizzazione>>... come si parleranno tra loro un fisico e un giornalista? La scienza andra' avanti
> inesorabilmente mentre il resto ne risentira'? Rimarra' tale e quale? Ritorneremo al tempo dei maghi e dei religiosi custodi della
> verita'?

Sar� cos� se non si intende spostarsi di un millimetro dalla realt� attuale, specie ma non solo nostrana (� una malattia europea, se
si esclude la Germania).
La soluzione sta necessariamente nella formazione, nella sua logica e nella sua capacit� di sintesi, smettendola anche di confondere
sintesi con astrazione.
Dunque � una questione di metodo, e un metodo ha tre pilastri:
1. la competenza di prima mano di chi insegna (esperienza sul campo)
2. la documentazione (di cui ho parlato abbondantemente in questo thread)
3. l'organizzazione (il discorso pi� ampio e complesso di tutti gli altri ma che entra necessariamente negli altri e li condiziona,
in particolare in quello sulla documentazione, ma non solo)

Tre cose che nell'attuale non-metodo della formazione esistono in maniera sporadica, non strutturata, aleatoria.
Mi chiedo come si pu� parlare di scienza e ignorare la scienza della formazione, che � la condicio per non perdersi in ci� che
diceva Feynman circa la scuola di massa: che si formano solo quelli che non hanno di fatto bisogno di insegnanti, cio� gli
autodidatti. E io non sono certo che si possa prospettare un futuro non da quarto mondo senza un serio esame di coscienza sul
non-metodo attuale (problema non solo nostrano, ripeto, a quanto ho constatato di persona).

Omega
PS: 25 anni sono bastati a tutti i giovani ingegneri che conosco per una laurea in ingegneria a Milano. E 40 anni per diventare
ingegneri sul serio non bastano se non si ha la stoffa, e ne bastano decisamente meno se si ha la stoffa, te lo assicuro. In
particolare stoffa ma anche preparazione per l'autoformazione continua (che si impara durante la formazione di base, se non � alla
cdc ma risponde a un metodo che rispetta i pilastri di cui sopra).
Received on Sun Aug 26 2012 - 21:01:19 CEST

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